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Da Fatima si alza incessante la preghiera per la pace

Il Rettore del Santuario: «Fatima ci ricorda che la pace è dono di Dio e che bisogna chiederlo»

Da Fatima si alza incessante la preghiera per la pace

Nei giorni scorsi Padre Carlos Manuel Pedrosa Cabecinhas, Rettore del Santuario Nostra Signora di Fatima, è stato a Torino per una conferenza in occasione dei cento anni dell'opera pellegrinaggi di Torino, ospite del Santuario della Consolata, il suo invito accorato è continuare a pregare per la pace. 

Padre viviamo un tempo in cui soffiano venti di guerra sempre più vicini a noi, qual è il messaggio che arriva da Fatima?

Il messaggio di Fatima ha al cuore  la pace. L’angelo si presenta come l’Angelo della pace nelle apparizioni del 1916 ma è soprattutto la Madonna l’anno seguente a sottolineare la necessità della preghiera per la pace.  La guerra è diventata attualità in Europa non possiamo più lasciare questo tema da parte e Fatima ci ricorda che la pace è dono di Dio e che bisogna chiederlo. Fatima, cito Benedetto XVI, ‘è la più profetica delle apparizioni odierne’ significa che c'è una dimensione profetica che ha a che fare con la pace ma anche di quello che dipende da noi come la consacrazione al cuore immacolato di Maria. Dobbiamo pregare Dio per la conversione della Russia, non è un messaggio contro un popolo, lo stimma non è contro i russi ma contro un regime che ignora Dio e che va contro gli altri, di questo parla il messaggio di Fatima. 

Lei ha sottolineato il valore della preghiera.  Al Santuario come insegnate a pregare?

Il Santuario cerca di essere una scuola di preghiera, da una parte il rosario e dall’altra con un invito al silenzio, senza non è possibile sentire Dio, neppure parlare con Lui. Una delle esperienze più forti che i pellegrini vivono a Fatima è proprio quella del silenzio, che si cerca alla cappella del Santissimo sacramento per pregare in solitudine, ma anche il silenzio nella moltitudine.  Pensiamo alle visite dei Papi, all’inizio c'è sempre un momento incredibile di silenzio e lo viviamo nei grandi pellegrinaggi alla sera, poi cerchiamo sempre di ricordare le parole della Madonna sulla preghiera quindi nella nostra pastorale della preghiera c'è il rimarcare quello che Maria  ha detto sulla preghiera su quanto è necessario pregare ogni giorno il Rosario. 

Lei ha citato i grandi pellegrinaggi ma in Italia i credenti non sempre frequentano tutte le domeniche la messa, il Santuario ha subito un calo di pellegrini? I giovani continuano a venire a Fatima?

I giovani continuano a venire a Fatima, anzi quello che adesso vediamo, e mi riferisco in particolare al pellegrinaggio di quest’anno a maggio, c’è una crescita della presenza dei giovani a Fatima.  È vero che dopo la pandemia ci sono tanti cristiani che hanno lasciato le parrocchie, le loro comunità, molte persone hanno tagliato quel ritmo abituale di andare in chiesa ma nei santuari soprattutto a Fatima non è accaduto.  Molta gente che magari si è   allontanata dalla propria comunità vede i santuari come luoghi per alimentare la vita di fede e di preghiera.  È una sfida enorme anche per noi perché significa che il nostro lavoro pastorale deve essere quello di accogliere questi pellegrini, aiutarli a vivere una forte esperienza spirituale e far nascere in loro il desiderio di tornare alla comunità.

Quali pensieri affidano a Fatima i giovani?

 Le preghiere sono soprattutto quelle che ognuno ha nel proprio cuore, tanti scrivono e lasciano messaggi alla Madonna, ma noi rispettiamo queste preghiere private, ciò che ci affidano è una   preghiera per la pace, la preoccupazione per il futuro sentono la difficoltà di immaginare il futuro del mondo oggi ferito della guerra.

Lei è a Torino per celebrare un anniversario importante, i 100 anni dell'opera pellegrinaggi di Torino, quanto è importante il ruolo che svolge l'opera pellegrinaggio per il santuario di Fatima?

 Prima di tutto io devo confessare che sono stato sorpreso quando ho sentito che hanno compiuto cento anni, questa vita lunga indica anche una fedeltà alla sua missione e quindi auguro che possano continuare per molti altri anni questa missione.  Per noi è importantissimo questo rapporto con gli organizzatori dei pellegrinaggi, in particolare l’Opera   conosce a fondo il Santuario e la nostra missione, sa come sia importante preparare il pellegrinaggio per aiutare i pellegrini a vivere una buona esperienza a Fatima, affinché sia forte e che possa essere in qualche modo un momento di cambiamento nella propria vita. Con l’Opera pellegrinaggi è sempre più facile e più piacevole che con tanti altri operatori che non conoscono bene il messaggio di Fatima.

Ci può dare un suggerimento di come ciascuno di noi può nella propria quotidianità lavorare per la pace?

Ognuno di noi può lavorare per la pace prima di tutto con la preghiera chiedendo al Signore questo dono. Invito a guardare ai veggenti di Fatima. Sono stati in molti momenti perseguitati perché le persone non capivano quello che dicevano, ma loro non hanno mai avuto un atteggiamento di violenza con coloro che li maltrattavano, avevano un cuore capace di comprendere e di perdonare, pregavano per loro.   Possiamo imparare che dipende da ognuno di noi essere costruttori di pace dove si vive, con le persone con cui si ha un rapporto e questo lo possiamo imparare dai veggenti di Fatima.

Chiara Genisio

Foto Siciliani-Gennari/SIR

Fonte: Il Cittadino
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