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Cambiamenti in atto nelle Diocesi - L'esempio di Modena-Nonantola

La riorganizzazione delle parrocchie e la creazione delle unità pastorali

Cambiamenti in atto nelle Diocesi - L'esempio di Modena-Nonantola

Continuiamo il viaggio fra le Diocesi italiane che stanno vivendo in questi anni una fase di cambiamento e di trasformazione.
Su questo numero completiamo la descrizione dell’esperienza pastorale della diocesi di Modena.

Già dall’anno pastorale 2016-2017 Mons. Castellucci aveva iniziato a delineare alcuni cambiamenti sostanziali nell’organizzazione dell’attività diocesana, declinati in quattro lettere pastorali che hanno presentato il cammino.

La pastorale familiare
La lettera “È il Signore che costruisce la casa. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare” (settembre 2016) ha fatto da guida per il cammino diocesano, incentrato in quell’anno pastorale sulla famiglia. La pubblicazione dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia” ha suggerito i tre verbi che hanno fatto da colonna portante alla lettera del Vescovo di Modena: “accompagnare, discernere, integrare”
In particolare, in Diocesi si è lavorato su alcuni “cantieri” che hanno coinvolto tutti gli ambiti: il cantiere dell’educazione dei ragazzi e dei giovani alla vita affettiva, il cantiere dei percorsi dei fidanzati, il cantiere dell’accompagnamento spirituale degli sposi e delle famiglie (con un’attenzione particolare alle famiglie ferite, alle persone separate e divorziate, ai conviventi), il cantiere dei “Gruppi del Vangelo nelle case”, il cantiere delle coppie-guida di altre coppie, il cantiere del restauro (per accompagnare le famiglie colpite da lutti gravi o improvvisi e che si riavvicinano alla fede per trovare consolazione), il cantiere del consultorio (per le famiglie provate negli affetti). Alla base del lavoro dei cantieri è stata posta in primo luogo la formazione, per aprire “nuove piste di evangelizzazione come Chiesa in uscita”.
Un’attenzione particolare è stata infatti rivolta alle famiglie ferite e smarrite, attraverso itinerari di accompagnamento e discernimento, per favorire la partecipazione alla comunità ecclesiale di quelle persone che si erano allontanate o si sentivano escluse per la loro condizione.

Le parrocchie
La lettera pastorale “Parrocchia. Chiesa pellegrina tra le case” (Anno pastorale 2017/2018) presenta il cammino diocesano in naturale continuazione con l’anno sulla famiglia: “La Chiesa vive in mezzo alle case (…) in contatto con le famiglie e con la vita del popolo”.
Mons. Castellucci invita a recuperare in primo luogo “la dimensione pellegrinante della parrocchia”, favorendone “la riforma e il rinnovamento” per renderla “più dinamica e missionaria”.

Alcuni “medicinali” aiutano a favorire questo percorso: contro la maldicenza acuta, contro la lamentosi cronica, contro l’emiparesi parrocchiale (il “si è sempre fatto così” può valere anche oggi o è invece più utile “cambiare qualcosa alla luce del Vangelo e del magistero della Chiesa”?), contro il perfettismo paranoico, contro la calcolosi comunitaria (“numero di persone presenti, attività svolte, somme di denaro guadagnato”), contro l’attivismo ansiogeno, contro la miopia pastorale (sì al cambiamento a patto che non riguardi me).

Lo “stile comunitario” può a sua volta favorire e incentivare il cambiamento, e fare spazio a un “nuovo inizio”, consentendo anche ai lontani di riscoprire e riavvicinarsi alla vita di fede. In particolare Mons. Castellucci fa riferimento ad alcune situazioni: le “conversioni improvvise”, il “ri-accostamento delle coppie in occasione del percorsi di preparazione al matrimonio”, il “ri-avvicinamento in occasione di Battesimo, Comunione e Cresima”, il “recupero di energie sopite in occasione del cambio del parroco”, le “nuove disponibilità in seguito a malattia o età avanzata”.
Questo cambio di stile, incentrato sulla relazione, sulla prossimità, sull’accoglienza, presuppone un grande lavoro di formazione dei catechisti, dei giovani, delle famiglie e dei ministri della Parola, ma anche di chi opera nella carità.
Il supporto fra il parroco, gli altri presbiteri e i collaboratori è alla base di questo cambiamento, in primo luogo per ridurre “il carico burocratico e gestionale dei parroci” a favore dell’evangelizzazione e dell’incontro con le persone”: “è il momento – scrive Mons. Castellucci – di strutturare una vera e propria prassi di corresponsabilità, che rispetta l’ecclesiologia del popolo di Dio come soggetto della missione e si basa sul sacerdozio battesimale”.
Il numero e l’età dei presbiteri suggerisce di rivedere alcuni servizi, facendo spazio “a servizi, carismi e ministeri che esprimono la corresponsabilità dei laici nella Chiesa”.

Il Vescovo di Modena fa dunque alcune proposte concrete:
- nelle parrocchie senza parroco individuare famiglie o piccoli gruppi che “tengano vivo il senso di appartenenza alla comunità più ampia e favoriscano la convergenza ad essa, facendo da ponte” con il centro dove abita il parroco;
- far convergere la vita pastorale intorno ad alcuni “centri”, valorizzando al contempo le parrocchie più piccole;
- verificare la possibilità di accorpare parrocchie e costruire unità pastorali;
- ospitare nelle canoniche più grandi delle comunità di presbiteri a servizio dinamico del territorio.
Le unità pastorali, scrive Mons. Castellucci, non rappresentano “il superamento della parrocchia, ma la spinta ad una collaborazione effettiva e strutturale”. Esse “aiutano le singole parrocchie ad uscire dalla autosufficienza e dalla autoreferenzialità, per aprirsi al territorio più ampio e utilizzare meglio le forze disponibili”.

Parrocchie ricche per la generosità
La seconda lettera pastorale dedicata dal Vescovo di Modena alle parrocchie, “Al di là dei loro mezzi” (2018/2019) delinea la “parrocchia 2.0”, improntata cioè al dialogo.
Un dialogo privilegiato con il mondo dello sport, con chi è attivo nell’accoglienza dei migranti, con il mondo del lavoro, e con chi è colpito da lutti, malattie e disgrazie gravi.
Su questo presupposto, Mons. Castellucci, dopo aver incontrato tutti i sacerdoti nei vicariati di appartenenza, ha delineato delle proposte di cambiamento e accorpamento di parrocchie guardando agli anni a venire e alla conformazione territoriale. Un cambiamento finalizzato allo snellimento burocratico, ad una maggiore convergenza dei fedeli verso i centri parrocchiali, alla riduzione dello sperpero di energie.

Fonte: Il Cittadino
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