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Eremiti in Liguria un’esperienza che si ripropone

Sabato 14 ottobre l'Arcivescovo accompagna padre Gabriele Ambu a Canepa 

Eremiti in Liguria un’esperienza che si ripropone

In Liguria, il primo monachesimo arrivò attraverso la forma di vita degli eremiti i quali, provenienti perlopiù da altre regioni italiane o europee, si dedicavano alla vita solitaria e di preghiera in zone isolate. Molte le leggende fiorite attorno a queste figure, che mai furono staccate dalle popolazioni, ma piuttosto attive nel beneficiarle specie con la carità e i miracoli.
Tante le località, da Ponente a Levante, dove questi anacoreti, per secoli, si sono ritirati e che sono diventate centri di culto e di devozione. La grotta di San Romolo (V secolo), sulle alture di Sanremo, dove si dice che il santo vescovo di Genova visse gli ultimi anni di eremitaggio; Sant’Ampelio a Bordighera (IV secolo); San Martino alla Gallinaria (IV secolo); l’eremo di Pre’ Luigi a Dolcedo (IM) risalente alla metà del 1800; la grotta dell’eremita a Genova San Desiderio (1300); l’eremo di Niasca (XIII secolo), immerso nei boschi tra Paraggi e Portofino; San Venerio al Tino (VII secolo); l’eremo di Sant’Antonio del Mesco (XI secolo); le grotte dell’eremita, sulla collina di Corniolo nelle Cinque Terre, dove visse in modo appartato nel secolo scorso don Andrea Fresco.
Questi sono solo alcuni esempi di un fenomeno che fin dai primi secoli cristiani ad oggi continua a ispirare uomini e donne a diventare custodi del silenzio e dell’essenzialità evangelica.
La Chiesa ha sempre avuto a cuore questa forma di vita, tanto da dedicarvi nel Codice di Diritto Canonico un canone, il 603, in cui l’eremita è riconosciuto come un fedele che, «in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella assidua preghiera e penitenza, dedica la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo».
Negli ultimi decenni l’eremitismo ha conosciuto una certa fioritura. Un segno dei tempi? Forse, come alla fine del III secolo, in un tempo di confusione e smarrimento, anche oggi alcuni cristiani si sentono chiamati a prendere le distanze dal mondo, non per fuggirlo ma, piuttosto, per vivere la realtà nella sua essenza e in piena relazione con essa.
Come Sant’Antonio Abate che, grazie al suo dialogo con Dio, sapeva accendere nel cuore degli uomini del suo tempo la nostalgia dell’Assoluto e di una vita spirituale.
Attualmente si stima che in Italia – benché sia quasi impossibile censirli tutti – ci siano circa un centinaio di eremiti, ognuno diverso dall’altro: infatti ce ne sono alcuni che abitano in baite o antichi alpeggi sperduti fra le montagne, altri che hanno scelto di trasformare in luogo di preghiera e di silenzio un appartamento di città, oppure una piccola casa di periferia o di paese, c’è ancora chi vive solo di carità, chi fa un mestiere regolare o part time, chi si sostiene facendo il contadino o l’artigiano, chi scrive icone, eccetera. Tutti vivono il contatto quotidiano ma discreto con la gente che a loro si rivolge per ritrovare il senso della vita o anche solo per prendere un po’ di respiro dal rumore delle città.
Negli ultimi anni, caratterizzati dal cammino sinodale della Chiesa, alcuni eremiti hanno preso ad incontrarsi regolarmente per condividere le loro esperienze. Ciò ha stimolato la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica a meglio definire e disciplinare questo movimento in crescita con la pubblicazione di un documento, «Ponam in deserto viam (Is, 43,19)». La forma di vita eremitica nella chiesa particolare. Orientamenti (2021).
Proprio questo documento aiuta oggi la nostra Arcidiocesi, riconoscendo questo “carisma della vita eremitica come grazia che non riguarda soltanto la specifica vocazione di un battezzato, ma contribuisce all'edificazione di tutta la Chiesa.” (Orientamenti2021 §28c), ad accogliere, a partire dall’8 settembre, un’esperienza di vita eremitica nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Canepa di Sori.

Il desiderio è quello di donare alla Diocesi un luogo dove poter ascoltare e ritrovare se stessi e Dio, nella Scrittura, nella liturgia, nel silenzio, nella natura, in un colloquio personale. Sabato 14 ottobre alle ore 11 a Canepa di Sori Mons. Marco Tasca partecipa al momento di preghiera per l’inizio dell’esperienza di eremitaggio di Padre Gabriele Ambu.

Fonte: Il Cittadino
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