Genova e Liguria
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Giornata della Memoria - Ebrei salvati dalla Chiesa

A Genova l'opera straordinaria del Card. Pietro Boetto e del suo segretario don Francesco Repetto

Giornata della Memoria - Ebrei salvati dalla Chiesa

È il 16 novembre 1944 e nell'ufficio dell'allora prefetto di Genova Arturo Bigoni giunge una lettera, proveniente dalla Curia genovese. A scriverla è il cardinale Pietro Boetto, arcivescovo del capoluogo ligure dal 1938. Con parole caute ma autorevoli il porporato si rivolge al rappresentante dell'amministrazione provinciale della Repubblica di Salò per chiedergli la liberazione dell'amico Riccardo Pacifici, catturato dalle SS il 3 novembre in galleria Mazzini e poi trasferito nel carcere di Marassi. È l'ultimo, estremo tentativo di salvare il rabbino capo della Comunità ebraica di Genova dall'imminente deportazione. Sperando di far leva sullo zelo burocratico del prefetto, Boetto si appella agli articoli 3, 4 e 7 della legge del 24 giugno 1929, che, riconoscendo "speciali facoltà" ai Ministri di culto, impone loro il dovere di residenza e di non allontanarsi dalla propria sede.
Un impegno mai tradito dal rabbino Pacifici, che, nonostante conoscesse il grave pericolo che incombeva su di lui, aveva scelto di rimanere a Genova al fianco della sua comunità perseguitata, nascosta e dispersa.

Alla lettera Bigoni risponde in modo evasivo, promettendo che avrebbe sottoposto il caso "all'attenzione delle competenti autorità". Poco dopo Riccardo Pacifici era avviato verso Auschwitz, dove sarebbe morto nelle camere a gas il 12 dicembre 1943.

Ripercorrere la storia di quegli anni è fare memoria di un dramma terribile, ma anche ricordare l'impegno di quanti seppero vivere in questo tempo con umanità e speranza, scegliendo di non essere indifferenti e di venire in aiuto di chi era oppresso.
Tale fu l'opera del cardinale Boetto e del suo segretario don Francesco Repetto, che per il loro contributo al salvataggio degli ebrei durante la persecuzione razziale sono stati insigniti dell'onorificenza di "Giusti tra le Nazioni", assegnata dallo Yad Vashem, l’Ente Nazionale per la memoria della Shoah di Israele a Gerusalemme. Dopo l'8 settembre 1943 la Chiesa genovese assunse la direzione della Delasem (Delegazione per l'Assistenza degli Emigranti Ebrei), divenuta clandestina con l'inizio dell'occupazione tedesca, per offrire aiuto materiale e rifugio agli ebrei perseguitati.

A Genova e in altre città del Nord Italia la Curia costituì una rete capace di salvare molti dalla persecuzione e di prestare assistenza a 505 persone. "La protezione, sommessamente richiesta, era molto difficile e non poteva essere se non molto fragile. - avrebbe detto Don Francesco Repetto alcuni anni dopo, rivolgendosi ai membri della Comunità ebraica - Ma ci sembraste allora, ed eravate, una cosa sacra. Così volemmo ricevervi e in tal maniera volevamo trattarvi".
Ed è proprio la sacralità della vita umana che il Giorno della Memoria mette al centro ogni anno nella commemorazione delle vittime della Shoah. Una vita ancora oggi troppo spesso minacciata in tanti luoghi del mondo da vecchie e nuove guerre, violenze e persecuzioni.

Giacomo Mosca

Fonte: Il Cittadino
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