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27 gennaio: Giornata della Memoria - La storia insegna

L'esempio dei Giusti fra le Nazioni

27 gennaio: Giornata della Memoria - La storia insegna

Il Giorno della Memoria, così designato dalle Nazioni Unite il 1° novembre 2005, è una ricorrenza internazionale che si celebra il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell'Olocausto.
Fu stabilito di celebrare il Giorno della Memoria in questa data perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
L'Italia aveva formalmente istituito la giornata commemorativa, nello stesso giorno, alcuni anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite: essa ricorda le vittime dell'Olocausto, delle leggi razziali e coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati Ebrei, nonché tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista.
Oltre sei milioni furono gli Ebrei vittime dell'olocausto, di cui oltre settemila gli italiani.
La comunità ebraica di Genova contò 261 deportati nei campi di sterminio; solo venti fecero ritorno a casa.

Il 3 novembre 1943 le truppe naziste fecero irruzione, con un inganno, nella sinagoga di via Bertora e arrestarono tutti i partecipanti al culto, altri furono presi il giorno dopo. Tutti, compreso tra le vittime il Rabbino Capo di Genova Riccardo Pacifici, furono rinchiusi nel carcere di Marassi, poi trasferiti a San Vittore a Milano o nel campo di Fossoli e infine ad Auschwitz.
È ormai tradizione consolidata che nel Giorno della Memoria si ricordino anche i “Giusti tra le Nazioni”, tutti i non Ebrei che, a rischio della propria vita, hanno salvato gli Ebrei dalla Shoah.
Il titolo onorifico viene conferito dal 1963 da una commissione guidata dalla Suprema Corte Israeliana con l’incarico di valutare con criteri meticolosi la documentazione e le testimonianze che possano avvalorare il coraggio e il rischio che i salvatori hanno affrontato.
Chi viene riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” viene insignito di una medaglia, riceve un certificato d'onore, diviene cittadino onorario dello Stato di Israele e gli viene dedicata la piantumazione di un albero nel Giardino dei Giusti, presso il museo Yad Vashem di Gerusalemme, che nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno.
Ad oggi, sono stati riconosciuti oltre 20.000 Giusti tra le nazioni, tra cui 392 italiani.

Ci sembra doveroso ricordare come tra gli insigniti di questo prestigioso riconoscimento ci siano anche quattro sacerdoti della Chiesa genovese.
Nel 2006 “Il Cittadino” ha pubblicato il libro del compianto Mario Macciò “Genova e ha Shoah - Salvati dalla Chiesa”. L'autore, nella sua opera, ha voluto riportare quanto la Chiesa genovese ha fatto per la salvezza degli Ebrei dalla persecuzione nazi-fascista. Mario Macciò ha svolto un lavoro estremamente documentato e capillare.
Tra le persone di cui riferisce v'è in grande rilievo la figura del Cardinale Pietro Boetto, annoverato tra i “Giusti tra le Nazioni” e riconosciuto anche come “Il Cardinale degli Ebrei”. A Genova l'Arcivescovo Boetto divenne il loro primo difensore: “Sono innocenti, sono in pericolo, bisogna aiutarli con qualunque mezzo”.

L'opera silenziosa, umile, ma decisa e d'ampio respiro di molti sacerdoti genovesi è descritta anche in un altro volume de “Il Cittadino”, edito nel 2018. Tra i tanti sacerdoti diocesani e religiosi che si adoperarono con grave rischio per la salvezza degli Ebrei vi è descritto quanto fecero Mons. Francesco Repetto, Mons. Carlo Salvi e Mons. Emanuele Levrero, insigniti dell'alto riconoscimento ebraico.
Il libro “Pietro Boetto: Giusto tra le Nazioni, il Cardinale degli Ebrei, della Liberazione, degli Operai, dei Poveri” descrive ampiamente la vicinanza del clero e dei laici (molti dei quali sono citati nei due volumi) verso i fratelli ebrei, dando loro sostegno economico, riparo e salvandone molti dalla deportazione.
Ciò che è stato compiuto nel campo della solidarietà in quegli anni dolorosissimi, tra uomini di Chiesa e coraggiosi dirigenti ebrei, continua a tradursi ancora oggi in vera amicizia e reciproca stima.
Quanto sarebbe necessario che il buon esempio dato allora dai “Giusti tra le Nazioni” fosse messo in pratica anche oggi e insegnasse a favorire la pace nell'immane e prolungata guerra che si sta svolgendo nella martoriata Ucraina.

*Direttore Il Cittadino

Fonte: Il Cittadino
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