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Catechesi nell'arte. San Giuseppe lavoratore

Falegname e sposo di Maria

Catechesi nell'arte. San Giuseppe lavoratore

Nei Vangeli Canonici non proferisce neanche una parola: Giuseppe è l’uomo a cui il Signore rivela i suoi disegni durante il sonno. Frasi brevi e laconiche gli sono attribuite dagli Apocrifi che lo descrivono come custode silenzioso della Sacra Famiglia. Per i primi quattro secoli del cristianesimo San Giuseppe non viene citato nell’iconografia. Per reperire la prima raffigurazione dello sposo di Maria dobbiamo attendere il Concilio di Efeso che nel V secolo sancì il dogma del parto verginale della Madonna e recarci nella Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore a Roma.
Il padre putativo di Gesù era giovane o anziano? Se a Santa Maria Maggiore è raffigurato come un giovane, più tardi, in epoca moderna, comparirà vecchio e stanco. Tra gli artisti che danno a Giuseppe il volto di un uomo di mezza età spicca Raffaello che nello “Sposalizio della Vergine” della Pinacoteca di Brera.
A significare la sua partecipazione inattiva alla generazione del figlio spesso egli è rappresentato addormentato, e, in ogni caso, la sua figura non distoglie mai l’attenzione dell’osservatore dal vero centro del quadro, costituito da Maria, Gesù Bambino e i pastori o i Magi. In altri termini, il fatto che San Giuseppe sia poco visibile enfatizza l’evento glorioso della venuta tra gli uomini del Figlio di Dio. Praticamente lo stesso approccio si ripete nelle immagini della fuga in Egitto. Insomma, San Giuseppe è sempre defilato rispetto a Maria e a Gesù e in questo senso il Tondo Doni di Michelangelo (nella foto), con Gesù sulle ginocchia del padre putativo e Maria che si volta per prendere il figlio, è una sconvolgente eccezione ed un’ulteriore prova di quanto Michelangelo fosse un artista poco allineato alla tradizione. L’arte medievale aveva mostrato raramente San Giuseppe singolarmente o parificato agli altri santi. L’atteggiamento comincia a cambiare a metà del XV secolo, quando si inizia a vederlo nelle vesti del padre di un Gesù Bambino che sta crescendo e talvolta viene istruito a svolgere il lavoro del falegname. La popolarità del Santo cresce e all’inizio del XVI secolo Sisto IV, il papa che aveva ordinato la creazione della Cappella Sistina, istituisce la festa di San Giuseppe il 19 marzo. Dall’inizio del XVI secolo le immagini della Sacra Famiglia, con San Giuseppe, la Madonna e il Bambino Gesù, entrano in favore.
In questo periodo cambia anche l’aspetto del Santo: precedentemente raffigurato, al fine di mantenere fede nella verginità perpetua di Maria, come un vecchio calvo e canuto e spesso appoggiato ad un bastone, Giuseppe diventa più giovanile e si sottintende che egli, pur giovane uomo, sia in grado di dominare le proprie passioni nel confronti della sposa. A questo periodo risale La Sacra Famiglia col cagnolino, realizzato di Bartolomé Esteban Murillo nel 1650 e conservato al Museo del Prado di Madrid. Al centro del quadro, Gesù, un bimbo molto umanizzato, a piedi scalzi e intento a giocare con un uccellino e con un cagnolino, è appoggiato al padre dietro al quale si intravedono gli strumenti della sua professione che lo osserva fiero e compiaciuto. La posizione di Giuseppe nel quadro è centrale rispetto a quella di Maria e nel suo complesso l’immagine è quella di una famiglia umile, ma armoniosa e felice di cui San Giuseppe è custode. Giuseppe, secondo le fonti, era figlio di Giacobbe e che svolgeva la professione di Tèktòn, termine greco che indica professioni generiche come lavori di falegnameria ma anche economiche e legate all’edilizia.

Il luogo di sepoltura non è stato ancora individuato con certezza, dalle cronache di pellegrini che visitarono la Palestina si trovano indicazioni sul suo sepolcro in diverse zone, a Nazaret e due verso Gerusalemme, nella valle del torrente Cedron. Ci sono santi e teologi però che credono nella sua ascensione al tempo della Resurrezione di Cristo, teoria confermata in un sermone anche da Papa Giovanni XXIII. Vi è una ricchissima tradizione iconografica sulla figura di San Giuseppe che attesta questa credenza. Dipinti che raffigurano la sua Assunzione in Cielo e la sua Liberazione dal limbo. Gian Battista Tiepolo nel soffitto della Chiesa degli Scalzi di Venezia lo raffigura persino in una Traslazione della Santa Chiesa, Lorenzo Lotto (1480-1557) ha realizzato una tela con il Compianto sul Cristo Morto, conservato a Bergamo nella sacrestia dell’Antica Basilica di Sant’Alessandro in Colonna. Poco o niente si conosce della morte di quest’uomo santo, eppure l’arte più volte ne ha rappresentato il transito sulla scorta del racconto apocrifo. É un momento importante perché avviene alla presenza di Maria e Gesù il quale, prima del trapasso, gli promette il Paradiso. Proprio grazie all’iconologia della morte di Giuseppe si è sviluppata la tradizione devozionale della cosiddetta buona morte. Giuseppe infatti è patrono degli agonizzanti perché è il primo a ricevere prima di spirare la benedizione del Figlio di Dio”.

A proclamarlo Patrono della Chiesa Universale è stato Pio IX, l’8 dicembre 1870. Lo stesso Pontefice volle celebrare Giuseppe negli affreschi della Sala dell’Immacolata in Vaticano affidati al pittore Francesco Podesti. Giovanni XXIII ha voluto dedicargli un altare nel transetto meridionale della Basilica di San Pietro decorato dal pittore Achille Funi e ha donato il suo anello papale al santuario polacco di Kalisz, dove si venera un dipinto “miracoloso” di san Giuseppe. Sempre in Polonia si conserva un altro anello papale offerto allo Sposo della Vergine Maria. E’ quello affidato da Giovanni Paolo II alla Chiesa di Wadowice dove trascorse l’infanzia e intitolata al padre putativo di Gesù.

Nella foto: Michelangelo Buonarroti, Tondo Doni o Sacra Famiglia, Uffizi.

Ilaria Brigati

Fonte: Il Cittadino
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