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I giovani pagano il prezzo più alto del distanziamento

La sospensione di molte attività sportive e ludiche rischia di intorpidire intere generazioni di bambini e ragazzi

Il ricordo, ancora vivissimo, è quello dei centri estivi 2020.
Per esempio, ad Altum Park di San Desiderio gli Educamp CONI hanno coinvolto, dal 15 giugno fino a metà settembre, centinaia di partecipanti che erano seguiti da una ventina di educatori, ragazze e ragazzi certificati; a rotazione essi si sono presi cura di loro, sempre divisi in piccoli gruppi, in tutta sicurezza.
Non c’è stato nessun problema sanitario, nessun contagio da Covid-19. La decisione del governo di fermare quasi tutto lo sport dilettantistico e di base sembra presa da chi non conosce le dinamiche di un mondo che non deve essere considerato un accessorio marginale della società italiana.
Le conseguenze di questo nuovo forzato stop saranno negative soprattutto per i giovani.
Psicologi, medici, pedagogisti, sono concordi nel sostenere che senza l’interazione con gli amici, senza le attività sportive, senza la scuola in presenza, una generazione rischia di scontare un gap di socialità che non sarà più recuperato nella vita.

Papa Francesco, in altri contesto storico, durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2017 aveva esortato i ragazzi ad alzarsi dal divano: parole che comunque sono sempre valide e di stretta attualità.
“Il nostro tempo non ha bisogno di giovani-divano, starsene cioè comodi, tranquilli e sicuri. Anche voi, come Maria quando ricevette l’annuncio di diventare madre del Salvatore, dovete accettare grandi sfide senza lasciarvi paralizzare dalla paura. La divano-felicità è la paralisi silenziosa che può rovinare di più la gioventù. Ci troviamo, senza rendercene conto, addormentati, intontiti. Spesso si crede - disse ancora il Papa - che per essere contenti basti un divano, magari di quelli moderni con possibilità di massaggio, contro ogni tipo di dolore”. Purtroppo, pur considerando sempre la salute un bene primario da preservare, le misure degli ultimi DPCM vanno proprio nella direzione di dimenticarsi dei ragazzi.

Il pericolo, che avvertono madri preoccupate ed angosciate, è quello di rivedere i figli impigriti fra letti e divani senza fare nulla.
Il rischio è che i ragazzi tornino invisibili: per loro lo spazio sociale non può mai essere solo la casa.
E’ un’ipotesi assurda che stride fortemente con la loro età fatta di emozioni, incontri, relazioni, esperienze. Il lockdown giovanile aumenterà ancora di più le differenze sociali. Chi è più strutturato ed inserito in famiglie con meno problemi avrà, alla fine dell’emergenza Covid, meno problemi.

Gli adolescenti fragili usciranno da questa brutta esperienza ancora più fragili.
Lo sport di base, quello che da 76 anni propone il CSI, abbinandolo sempre all’aspetto educativo, è di fondamentale importanza per i giovani.
Significa concretamente rispetto di sé e degli altri, delle regole, integrazione, coinvolgimento anche di soggetti difficili che condividono un progetto comune.
Tutto questo non si può fermare a lungo.

Fonte: Il Cittadino
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