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The Young Pope

The Young Pope

Paolo Sorrentino ha presentato a Venezia la sua versione e la sua visione su come potrebbe essere un nuovo Papa: Lenny Belardo – Pio XIII – americano, abbandonato da piccolo dai genitori hippy che non potevano portalo con sé a Venezia (!!), irriverente, contraddittorio, con manie da rock star (alla sua elezione non si presenta alla folla di fedeli gremita in Piazza S. Pietro per alimentare una sensazione di inavvicinabilità). Interpretato da un Jude Law con aria luciferina, il “giovane papa” è attorniato da Sorella Mary (Diane Keaton) che lo aveva cresciuto e che ora gli fa da segretaria (nel film indossa una maglietta con la scritta di una canzone della cantante Madonna), da una pletora di cardinali tra i quali spicca Silvio Orlando nella parte del segretario di stato, Voiello, tifoso del Napoli. Non è una parodia, ma la visione che ha Sorrentino della futura Chiesa dopo Papa Francesco. “The young Pope” è la serie che il regista napoletano ha realizzato per Sky in 10 puntate e che, alla Mostra del Cinema di Venezia, è stata presentata nei primi due episodi. Il regista (che pure aveva debuttato anni fa con un bellissimo film dal punto di vista morale “Le conseguenze dell’amore”) già con “La grande bellezza” non aveva entusiasmato, ora con questo “giovane papa”, sembra cadere in pregiudizi piuttosto triti: infatti, sebbene apparentemente ponga anche il tema della fede, della fede cercata come quella perduta, questa serie assomiglia di più al “Codice da Vinci” ma con la durata di una telenovela. Si sa che i comuni mortali hanno mille difetti, compresa la mania del potere e in questo, la storia ce lo insegna, la Chiesa, essendo fatta di esseri umani, non ne è certo esente, ma nella storia del cinema questo aspetto è stato riportato con ben altro spessore, basti pensare all’opera di Luigi Magni “In nome del Papa Re” con Nino Manfredi. Per ultimo si potrebbe citare anche “Habemus Papam” di Nanni Moretti che metteva in risalto la fragilità di un uomo che si sentiva inadeguato a coprire una missione di tale portata e carisma. Questo papa giovane di Sorrentino si muove tra immagini oniriche e battute che vogliono essere d’effetto ma che risultano soprattutto sciocche, come quando parlando a i fedeli annuncia: “Io non sarò più vicino a voi di quanto io non lo sia a Dio. Io sono il servitore di Dio, non il vostro. Siete voi che dovete ritrovare la strada, riscoprire il volto di Dio. E dopo, magari potrete scoprire il volto del papa”.
Se Sorrentino con questo film voleva, come lui stesso ha dichiarato, mostrare che dopo Papa Francesco è possibile che si ritorni al conservatorismo, possiamo dire che ha sbagliato davvero il tiro. Perché un conto è il conservatorismo un altro è la banalità più tendenziosa.
Al Lido “The young Pope” è stato accolto in modo assai tiepido dalla critica; c’è solo da sperare che gli altri otto episodi rivelino qualcosa di più interessante che non una lunga telenovela su intrighi di palazzo.

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