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TV2000: miniserie su Papa Francesco

TV2000: miniserie su Papa Francesco

“Il popolo cristiano è affamato di questo Papa, e noi abbiamo il dovere come media cattolici di dare cose autentiche, sue, non dibattiti”. Dino Boffo, direttore di Tv2000, spiega con queste parole la “miniserie” tv che, da domani fino a domenica prossima, alle 12.30 e alle 19.45, trasmetterà un pacchetto di conversazioni che Papa Bergoglio, quando era arcivescovo di Buenos Aires, ha fatto davanti alla telecamera sul tema di san Giuseppe. Un’esclusiva concessa all’emittente cattolica da Canale 21, la televisione diocesana della capitale argentina. È solo un “assaggio” del materiale che vedremo presto su Tv2000. Prossimamente verranno trasmesse “serate-evento” su una serie d’incontri su temi “cruciali nel mondo di oggi”, come dignità e libertà, in merito ai quali Bergoglio si confronta “con persone che stima”, rivela Boffo, che annuncia anche immagini di quest’ultimo durante le celebrazioni natalizie, pasquali o del santo patrono.

Come è nata l’“avventura” di Buenos Aires?
“Da quando Papa Bergoglio si è presentato, perché imposto dai signori cardinali, per noi che facciamo comunicazione, soprattutto televisiva, e che abbiamo un rapporto diretto con il pubblico - riceviamo circa mille telefonate al giorno, reali - è nato il problema di avere elementi per rispondere alle domande su chi è il Papa, dicendo quello che lui manifesta adesso, ma anche avvertendo la necessità di recuperare qualcosa della sua vita. C’è fame di Papa in giro, meglio non lasciarla inevasa. Papa Francesco non nasce oggi, nasce in Argentina 77 anni fa. È un argentino a tutti gli effetti. C’era il bisogno di verificare le notizie perché non fossero fiabe, per capire con chi abbiamo a che fare e perché il Signore abbia scelto un uomo così per questa stagione della Chiesa. Nei primi tempi, abbiamo ricevuto molte domande sul confronto tra i due Papi: così, io che sono sempre un po’ restio a viaggiare, ho deciso di andare a Buenos Aires di persona per parlare per una settimana con quelli che lo hanno conosciuto e frequentato”.

E cosa ha trovato?
“Una totale conferma dell’impressione che avevo ricevuto: non c’è nulla di elaborato in lui, l’uomo è autentico, è realmente così. Un uomo semplice, vero, che detesta la pompa, che ha abolito da sé tutte le insegne del potere. Bergoglio detesta tutti gli atteggiamenti ‘da corte’ e la sua rivoluzione sarà, a Roma, quella di essenzializzare la Curia, di rinnovarla secondo quelle esigenze venute fuori nel periodo di pre-Conclave. Papa Francesco è allergico a tutto ciò che può destare sospetto nelle persone e tenerle lontane: vuole che la Chiesa si presenti all’uomo di oggi in modo credibile. È il Papa annunciatore del Vangelo, vuole che la gente non si allontani, ma si avvicini. Miracolosamente, è arrivato subito al cuore delle persone: tanta gente che non crede guarda a lui con interesse, per vedere se ciò che sta dicendo è effettivamente così. E lui è proprio così, non intende cambiare: è molto autonomo, nelle sue decisioni e nel governo, ascolta molto gli altri ma poi decide”.

Ci racconta la sua tappa a Cordova?
“È una tappa solitamente trascurata. Bergoglio vi ha risieduto l’ultima volta per 22 mesi, all’inizio degli anni Novanta, quando smise di fare il provinciale del proprio Ordine all’atto della nomina a vescovo ausiliare di Buenos Aires. Era rettore del Collegio massimo, grande all’incirca come il Quirinale, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Ma quando è arrivato lì, ci pioveva dentro, e non c’erano soldi: il futuro Papa gettò il cuore oltre l’ostacolo e convinse i confratelli a rifare il tetto, fidandosi di san Giuseppe. L’impresa gli riuscì, e senza fare debiti... Ho chiesto di visitare la stanza che occupava a Cordova: era la camera con più crepe di tutte, e talmente evidenti che oggi hanno preferito farci un magazzino, perché ripararla era troppo difficile. Ancora oggi, le camere dei gesuiti non hanno bagno: lo stile è sostanza. Papa Francesco fa quello che dice, e prima lo fa e poi lo dice”.

Qual è il rapporto del Papa con la comunicazione?
“Lui non guarda la tv, non ha la tv in casa, ma è interessato alla televisione, perché sa quanto incida sui comportamenti. Canale 21 era dei francescani, che avevano deciso di dismetterlo: perché non andasse in mano ad altri, ha fatto un sacrificio enorme, si è affidato alla Provvidenza, mettendosi nelle mani di san Giuseppe, e ha vinto la scommessa. È arrivato dall’Argentina avendo la convinzione della grande utilità dei mezzi di comunicazione, ma era molto restio ad andare in tv: in quella laica non era mai andato, non voleva indebitarsi, e quando andava a Canale 21 spesso il video era da rifare, perché Bergoglio era troppo serio, non si sentiva a suo agio... Il giorno dell’elezione a Papa, sembrava un blocco di ghiaccio, poi ha cominciato a muoversi e a sciogliersi, e ora è perfettamente a suo agio quando con la jeep fa il giro di piazza San Pietro. Anche qui era un po’ restio ad avere sempre i fotografi e le telecamere del Ctv tra i piedi, ma già a Casal del Marmo ha cominciato a chiedere se ci fossero il fotografo e le telecamere: non per la sua persona, ma perché i media trasmettono al mondo la testimonianza del Papa. Credo che questo sia l’atteggiamento che dovremmo tenere anche noi, che tendiamo a collocare noi stessi al centro della comunicazione, e il resto è marginale: Papa Francesco invece fa un uso convinto del mezzo, ma per ciò che assicura la nuova evangelizzazione, non per la propria visibilità”.

Come ha cambiato il “ciclone Francesco” i vostri linguaggi televisivi?
“L’attenzione alle persone è il primo contenuto della nuova evangelizzazione: questo Papa vuol far sentire ogni singola persona ‘toccata’ dal Signore, e il prete è il veicolo di questo. Mentre con Benedetto XVI si potevano fare anche serate sui suoi contenuti, questo Papa bisogna mostrarlo: è lui l’icona viva, poi ci si può ragionare. Partire dalla sua testimonianza: dobbiamo far vedere lui, come si muove, come si rapporta alle persone. Papa Francesco che fa fermare la jeep davanti a un handicappato immobile sulla sua lettiga, e il modo in cui lo accarezza e lo bacia, senza nessuna fretta, è l’icona più efficace di questo Papa”.

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