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In libreria - "Catene di libertà"

Padre Gigi Maccalli racconta i suoi 25 mesi di prigionia 

Ad un anno dalla sua liberazione, lo scorso venerdì 29 ottobre Padre Gigi Maccalli ha presentato a Genova, nella chiesa di Santa Maria di Castello, il suo libro “Catene di libertà”, la testimonianza dei suoi 25 mesi di rapimento da parte di un gruppo di jadisti.

Dopo aver preso parte alla veglia missionaria diocesana, la sera precedente, Padre Gigi ha raccontato la sua lunga prigionia rispondendo alle domande di don Francesco Di Comite, Coordinatore dell’Ufficio Missionario, che ha ripercorso, attraverso alcune pagine salienti del libro, i momenti più significativi e per certi versi drammatici dell’esperienza di Padre Gigi nel deserto.

Il volume, edito da Editrice Missionaria Italiana, è frutto degli appunti raccolti da Padre Gigi nel corso della prigionia, dal settembre 2018 per i successivi 25 mesi.
“La biro e il primo foglietto li ho ricevuti in dono dai mujahidin il 24 gennaio 2019. Su questa pagina di quaderno mi sono appuntato date e parole chiave che mi hanno aiutato a ricordare il periodo intercorso dal rapimento fino a quella data. Nel febbraio 2019 mi hanno dato mezzo quaderno, sul quale ho cominciato a scrivere il mio diario di prigionia. In un altro bloc notes ho raccolto le mie riflessioni su quanto meditavo”.
“Genova – ha detto Padre Gigi all’inizio del suo racconto – mi è stata molto vicina nel corso dei mesi del rapimento, con tanti momenti di preghiera, e per questo devo essere grato”.

Padre Gigi ha raccontato i fatti con molta commozione ma con lucidità: “Perchè proprio io? Me lo sono domandato tante volte. La risposta probabilmente sta nella collocazione geografica del piccolo villaggio di Bomoanga da dove sono stato prelevato”: la missione infatti è situata lontano da posti di polizia, in un grande territorio di savana, facile preda del terrorismo che è esploso da tempo in quelle zone.
La pazienza è stata la virtù più utile in quei 25 mesi; Padre Gigi ha dovuto imparare piano piano le modalità di negoziazione e trattativa dei jadisti, che fin da subito misero in chiaro con lui che i tempi della liberazione sarebbero stati lunghi, poichè avrebbero agito solamente tramite mediatori.

“Nel libro riesco a descrivere ciò che mi succede tramite le tante e magnifiche espressioni della natura cui mi è capitato di assistere: ricordo una eclissi di luna, con il bagliore che piano piano tornava a illuminarci, facendo riemergere la speranza che il cupo della situazione che stavo vivendo potesse finalmente dileguarsi”.
E così anche per la grande volta di stelle che ogni notte sovrastava il deserto, “un cupolone infinito”, capace di indurre alla preghiera nonostante la grande prostrazione e la difficoltà.
La speranza della liberazione resta, nonostante il trascorrere lento dei giorni, le catene, il caldo che di giorno non dà tregua, la notte fredda, “nessun cenno di buona notizia”.

Nascono da qui le domande sul divino, che sfociano, il 19 giugno 2019, in una lettera a Dio, in cui Padre Gigi affida la sua esperienza di sofferenza: “sono spogliato e prostrato, le mie riserve esaurite: conto solo su di te”.
La fede è stata centrale per poter affrontare un cammino così duro e faticoso, benchè i mesi trascorressero “a fare assolutamente niente, per il grande caldo”: la Parola, la recita del Rosario, il grande silenzio, sono stati motivo di sopravvivenza. La prova più dura è stata quella di resistere al pensiero della sofferenza e del dolore della famiglia che era a casa ad aspettarlo senza notizie e senza nessun contatto per lunghi mesi.

“Ho chiesto più volte di poter telefonare o comunicare che stavo bene, che non ero ferito e che non ero malato”: il non poter comunicare, in questo tempo infinito, è stata un’altra prova particolarmente gravosa.
Le catene e gli insulti ricevuti sono stati ulteriore causa di sofferenza e prostrazione, ma in Padre Gigi è rimasta sempre salda la convinzione di voler rimanere “fratelli tutti”, lontano dalla violenza e dal rancore.
Il suo libro è una grande lezione di fede, di pace e di accettazione della volontà di Dio sull’uomo.
“Che Dio ci dia di comprendere un giorno che siamo tutti fratelli”, ha detto Padre Gigi ad uno dei suoi rapitori il giorno della sua liberazione.
“C’è bisogno di disarmare la parola per disarmare le mani violente”: solo da qui le relazioni interpersonali saranno nel segno della pace.

Pier Luigi Maccalli, Catene di libertà. Per due anni rapito nel Sahel, 207 pagine, Ed. EMI

Fonte: Il Cittadino
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