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A mani nude - Don Pino Puglisi

A mani nude - Don Pino Puglisi

Sono passati 19 anni dalla violenta uccisione di don Pino Puglisi, il prete palermitano che strappava i bambini del quartiere palermitano di Brancaccio dalle grinfie della mafia. Don Pino è stato il primo sacerdote ucciso da Cosa Nostra. Proprio in questi giorni, Benedetto XVI ha autorizzato la congregazione per le Cause dei santi a promulgare il decreto relativo al martirio di padre Puglisi, riconoscendo come la sua uccisione sia avvenuta "in odium fidei", in odio alla fede, e aprendo quindi la strada all'imminente beatificazione. A padre Puglisi sono stati dedicate alcune biografie interessanti ("A testa alta", della giornalista messinese Bianca Stancanelli; "Don Puglisi, vita del prete palermitano ucciso dalla mafia" di Francesco Deliziosi), alcuni documentari e il bel film "Alla luce del sole" di Roberto Faenza. Da pochi mesi, Vincenzo Ceruso ha pubblicato per le edizioni Paoline il bel saggio "A mani nude" (San Paolo, pp. 110, 10 euro), che, nel suo intento, non vuole tanto raccontare nuovamente la storia di Puglisi, quanto lasciare parlare lui stesso, tramite i documenti e gli scritti. Ciò che ne emerge è una figura lontana dallo stereotipo del "prete sociale": quella di un uomo dalla fede profonda, radicata nelle scritture e nel Concilio, un umanista di grande cultura e un uomo di rara mitezza. Si scoprono episodi meno noti della vita del sacerdote, come l'esperienza del terremoto del Belice del 1968, quando nella Sicilia occidentale vi furono centinaia di morti, intere città vennero rase al suolo, migliaia furono gli sfollati. Nella prefazione al libro Andrea Riccardi spiega: "quelle macerie assumono una valenza quasi di cifra dell'esperienza cristiana del parroco di Brancaccio". Il giovane sacerdote si confronta per la prima volta con un dolore radicale, con situazioni intollerabili di sofferenza. E non si perde d'animo. Celebra la liturgia per strada, tra i baraccati. Cerca le parole per incoraggiare quell'umanità disperata. Ma anche, prima del ritorno a Brancaccio, l'incontro con Godrano, un paese in provincia di Palermo, che in quegli anni faticava ad uscire da un conflitto mafioso di una ferocia inaudita. Quasi in ogni famiglia vi era stato un morto ucciso a causa di una faida tra due clan che risaliva all'inizio del Novecento. I bambini venivano istruiti dai genitori perché, anche in chiesa, non si accostassero ai coetanei di una famiglia nemica. Le vedove trasmettevano ai figli, di generazione in generazione, un codice dell'odio e della vendetta. In questa situazione don Puglisi prova, all'inizio, un senso desolante d'impotenza e, proprio nel momento più difficile, trova accanto a sé gli amici del movimento "Presenza del Vangelo": venivano da Palermo per sostenerlo nell'animare gli incontri di preghiera, che il giovane parroco aveva iniziato a tenere casa per casa. Gradualmente le madri che avevano perduto i figli nella faida smisero di coltivare sentimenti di vendetta. Molti si aprirono al perdono. Don Pino era un sacerdote che dava fastidio perché il suo lavoro era principalmente quello di occuparsi dei bambini, di strapparli dalla strada e quindi dal ruolo di manovalanza per i traffici mafiosi, oppure quello di restituire il quartiere ai suoi abitanti. Per questo i capi del mandamento di Brancaccio, i Graviano, iniziarono a spargere la voce che il parroco ospitasse agenti della polizia nel centro sociale da lui creato. Era un modo per tentare di infangarne l'immagine. Cosa nostra doveva giustificare quest'omicidio agli occhi della sua gente. Le voci infamanti continuarono in realtà anche dopo la morte, ma la figura di Puglisi era talmente limpida che non poterono trovare terreno fertile. Il 15 settembre del 1993, il giorno del suo compleanno, padre Puglisi venne ucciso da un unico colpo di pistola sparato da un sicario a venti centimetri di distanza. Diciannove anni dopo di lui rimangono le parole e il desiderio di combattere la mafia "a mani nude" appunto. Con la fede, la parola, l'educazione dei piccoli. Questo piccolo libro è un utile contributo per provare a ricostruirne l'eredità.

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