La parola
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Domenica delle Palme - Anno A, Matteo 21,1-11; 26,14-27,66

Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: D "Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?". C E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnare Gesù.

Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: D "Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?". C E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: D "Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?". C Ed egli rispose: X "Andate in città da un tale e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"". C I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: X "In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà". C Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: C "Sono forse io, Signore?". C Ed egli rispose: X "Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!". io?".

Nel racconto della passione, l'evangelista Matteo attinge continuamente alla parola delle Scritture, per decifrare il senso degli eventi che sembrano decretare il fallimento di Gesù e la dispersione della comunità dei Dodici, ferita dal tradimento di Giuda, dal rinnegamento di Pietro e dalla fuga di tutti gli altri. C'è uno scarto che si manifesta tra la comprensione degli uomini e il mistero nascosto nel Messia Gesù, e ciò appare già nella scena, per sé gioiosa, dell'entrata in Gerusalemme: la folla acclama Gesù come figlio di Davide, riconosce in lui il Messia atteso, ma quale immagine si nasconde dietro queste parole? Matteo nota che "tutta la città fu presa da agitazione e diceva: Chi è costui?" e la risposta che è sulle labbra della gente rivela una percezione iniziale e inadeguata: "Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea". Così dopo l'ultima cena, Gesù annuncia ai Dodici: "Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo"; è uno scandalo che si farà evidente nella solitudine in cui sarà lasciato il maestro e nel turbamento che invade l'anima dei discepoli, è uno scandalo che accompagnerà la vita dei credenti, spesso sgomenti di fronte alle prove e alle sofferenze della storia, tentati, in vari modi, di realizzare un cristianesimo senza croce, più in sintonia con i desideri del mondo. L'ora della passione è l'ora di questo scandalo, ed è bene che la testimonianza evangelica abbia custodito per noi la memoria, certo scomoda ed imbarazzante per le prime generazioni, della fragilità grande dei discepoli e della loro resistenza di fronte al destino oscuro di Gesù. Mentre Cristo affronta nella fedeltà al Padre, con poche parole decisive e in un silenzio dignitoso, l'ostilità e il disprezzo, la crudeltà gratuita e la derisione, la comunità dei suoi si disperde, come pecore senza pastore, e sarà solo l'iniziativa sorprendente del Risorto a ricostituire la sua Chiesa. Anche questo dramma si ripercuote nel tempo fino ad oggi, e noi possiamo imparare a leggere, in una luce di speranza, le oscurità e le contraddizioni che segnano la nostra esistenza, solo ritornando continuamente alla memoria della Pasqua, attenti a riconoscere i segni di una Presenza indomabile nella storia e a lasciarci guidare dalla parola della Scrittura, per interpretare ciò che accade. In fondo l'inaffidabilità delle folle, che passano dall'Osanna al "Crucifige" si ripete, così come gli interrogativi verso Gesù e la realtà della Chiesa, con il susseguirsi di parziali e ridotte risposte: lungo la storia si sono moltiplicate e si moltiplicano le immagini e le interpretazioni della persona di Cristo, che spesso restano lontane dal cuore del mistero e riflettono misure e criteri del pensiero e della sua evoluzione. Ora è proprio nei giorni della Pasqua che agli occhi dei discepoli si svela il volto definitivo di Gesù, con il suo modo singolare d'essere Messia e di compiere il disegno del Padre, con la sua identità di Figlio di Dio e la sua signoria che passa attraverso il paradosso della croce. Ascoltare il vangelo della passione all'inizio della Settimana Santa è come essere condotti per mano a leggere il significato del dramma finale della vita di Cristo, nella luce della Scrittura, donata ad Israele e nella luce della risurrezione, che ha illuminato e trasformato il cuore dei primi discepoli: "Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea". Per Gesù, lo svolgimento inarrestabile degli eventi che lo conducono alla morte in croce non è una cieca fatalità, né è semplicemente il frutto dell'opposizione sorda delle autorità del Tempio e dell'ignavia di Pilato, ma tutto è abbracciato da un disegno di salvezza del Padre, tutto è già racchiuso nella parola di Dio, ed è in questo modo che l'Agnello può aprire il rotolo sigillato della storia, della sua storia e della storia degli uomini, suoi fratelli, così spesso sfigurata dalla sofferenza, dall'ingiustizia, dalla violenza irragionevole e disumana. Un pastore percosso ed ucciso, con le sue pecore disperse e sgomente: quante volte e sotto quante forme lo scacco della croce sembra chiudere la partita della vita, di una persona, di una comunità, di una Chiesa. Il vangelo della passione, che è scritto da chi ha negli occhi e nel cuore l'inattesa novità della Pasqua di Gesù vivo e risorto, ci riconsegna l'umile e drammatica certezza che l'apparente fallimento di Gesù, è dentro un mistero di vita e di risurrezione, e diviene l'inizio inesauribile di una presenza, che precederà i suoi amici in Galilea, là dove tutto è cominciato, là dove il maestro di Nazaret è andato a cercare e chiamare i suoi primi discepoli. Così lo scandalo può essere attraversato, senza annegare nell'insensatezza e nella disperazione, e non c'è notte del dolore che non possa aprirsi alla luce di Cristo crocifisso e risorto.

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