La parola
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2a domenica d’Avvento, Lc 3,1-6

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Il tempo dell'attesa della venuta di Colui che amiamo e che ci ama, l'Avvento, si popola lentamente di persone. Non veniamo lasciati soli con il nostro sguardo proteso in avanti a scrutare la notte in attesa dei primi segni dell'alba, non siamo lasciati soli a scoprire le tracce di una venuta che riempie la nostra vita di luce e di gioia. Gesù promette solennemente di venire tra noi, annuncia il suo arrivo tramite alcune voci umane che si fanno veicolo del suo messaggio, attraverso presenze profetiche che ne anticipano a volte i gesti.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Il tempo dell'attesa della venuta di Colui che amiamo e che ci ama, l'Avvento, si popola lentamente di persone. Non veniamo lasciati soli con il nostro sguardo proteso in avanti a scrutare la notte in attesa dei primi segni dell'alba, non siamo lasciati soli a scoprire le tracce di una venuta che riempie la nostra vita di luce e di gioia. Gesù promette solennemente di venire tra noi, annuncia il suo arrivo tramite alcune voci umane che si fanno veicolo del suo messaggio, attraverso presenze profetiche che ne anticipano a volte i gesti. L'evento dell'Incarnazione è misteriosamente iniziato prima della nascita umana del Figlio di Dio a Bethlehem, perché 'Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo di suo Figlio'(Ebrei 1,1-2). C'è una preparazione remota di Dio nei confronti di coloro che saranno destinatari del suo Verbo, della sua Parola umanata di salvezza. E' una preparazione che ci parla della tenerezza di un Padre che non lascia niente di intentato per far sì che i suoi figli adottivi capiscano che sono trattati veramente come figli legittimi, con tutto l'onore, l'amore, la delicatezza e l'autorevolezza di cui Dio Padre è capace, cioè in modo infinitamente grande e perfetto. Innanzitutto san Luca ci presenta il contesto storico in cui la Parola definitiva, il Verbo incarnato, risuonerà con parole umane e vivrà veramente in mezzo a noi sulla terra. Ci presenta tutti coloro che il mondo ritiene grandi, coloro che vengono presi come punti di riferimento: l'imperatore, i re, i governatori, i sommi sacerdoti. Sono le persone che hanno la 'grazia di stato', cioè l'aiuto di Dio per compiere il loro dovere, che non è anzitutto pensare al proprio tornaconto, bensì occuparsi del popolo, del suo governo, della loro partecipazione al buon andamento della politica, dell'economia, del rapporto di ognuno con le cose sacre e con Dio. San Luca è un evangelista molto rispettoso di questa gerarchia che in fondo è una Istituzione permessa da Dio per il buon andamento e l'organizzazione concreta delle cose. Ma in modo discreto, dolce, umile come pure altrettanto deciso, ci dice che la Parola risuona altrove. Non nei palazzi di potere, non nella regione che si riteneva privilegiata rispetto alle altre, la Giudea, non nella città santa o nel suo tempio. Lì san Luca aveva già presentato un sacerdote dell'antica alleanza che era rimasto muto e non aveva potuto benedire la folla. Quando aveva riaperto la bocca, benedicendo Dio, il sacerdote Zaccaria davanti a sua moglie Elisabetta aveva annunciato la novità assoluta di un nome che significava rottura anche con la sua linea genealogica sacerdotale: 'Giovanni, Giovanni sarà il suo nome'. Ed è su Giovanni, figlio di Zaccaria, che si 'posa la Parola di Dio', in lui 'accade', come sottolinea l'originale greco. Una parola che opera, che trasforma, che parla ed agisce se solo trova una persona che si fa spazio e passività. Ma non a casa di suo padre, bensì nel deserto. La novità del suo nome, assente nella genealogia di suo padre Zaccaria, rappresenta la rottura anche con il tipo di mediazione scelto da Dio per arrivare al suo popolo. Giovanni rinuncia all'esercizio del sacerdozio per recarsi nel luogo dove i Padri del popolo hanno imparato a riconoscere, amare ed adorare Dio. Fa silenzio nel suo cuore e intorno a lui per creare l'ambiente ideale in cui la Parola di Dio può essere riconosciuta, amata, vissuta in ascolto-obbedienza totali. In modo radicale Giovanni si fa ricettore di una venuta prossima, sentinella profetica di un arrivo importante, che cambierà la sorte della terra intera. I potenti della terra si troveranno inermi ed impotenti di fronte alla novità assoluta della Parola che si fa carne, che viene come parola di perdono, riconciliazione, conversione. Si sentiranno attaccati nell'esercizio del potere che credono di avere sul popolo il quale, anziché appartenere a loro come credono, appartiene anzitutto a Dio, è Sua eredità scelta e benedetta. Giovanni si sente chiamato ad un invito pressante, urgente: predica la radicale necessità di un cambiamento totale di vita, un 'battesimo di conversione', ossia un'immersione totale nell'acqua del fiume Giordano che sia segno dell'inversione di rotta della propria vita concreta. Con-versione è per Giovanni rivolgere i propri sguardi verso Colui che sta per arrivare, far ardere i propri desideri verso la volontà divina che è allo stesso tempo indicazione di direzione e salvezza dal male che ci affligge. Chi si lascia immergere in queste acque, si lascia strappare il male radicato nel cuore, si apre al dono della 'remissione dei peccati', che significa la fine di una sottomissione schiavizzante verso ciò che non ci indirizza e stabilisce nella via della Vita. Giovanni prende a prestito le parole del grande profeta Isaia, e parla di una conversione di vita che significa quotidiano esercizio nel colmare le valli della depressione, che sprofonda la nostra vita nel non senso, nell'inutilità, nel senso di inadeguatezza o senso di colpa. Il peccato è rimesso quando ci sentiamo liberi dalle conseguenze delle nostre colpe egoistiche, quando ci sentiamo aperti alla umile dignità di figli di Dio. Ogni giorno il credente è invitato ad abbassare le colline dell'orgoglio che gonfiano il nostro ego al di sopra delle proprie possibilità, spianando la via a Colui che rende la steppa inospitale una 'via santa', percorribile come ritorno a casa, verso la terra santa dove insieme possiamo celebrare le glorie, la presenza e la signoria del Dio tre volte santo. La nostra misera vita, i nostri cuori spesso inospitali, che con un ventriloco dicono di amare Dio e pregano e con l'altro disprezzano il prossimo e non riconoscono Gesù in coloro che non ci piacciono ed evitiamo, sono il 'deserto' in cui Dio vuol venire ad abitare. Qui la voce di Giovanni grida: 'ogni carne vedrà la salvezza di Dio!' L'Avvento è attesa e discesa allo stesso tempo in questa terra inospitale, in queste regioni aride e desertiche dei nostri cuori chiusi alla salvezza, alla novità, alla comunicazione della Parola di amore di Dio. Giovanni grida affinchè anche le nostre vite accolgano l'invito alla conversione, accolgano il perdono per diventare capaci di perdono, e si trasformino totalmente come Giovanni il Battista in un grido di gioia, di speranza e di vita, per tutti (ogni carne ossia ogni essere vivente!): la salvezza viene a noi, è vicina, accogliamola!

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