La parola
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XVI Domenica Tempo Ordinario (Anno C), Lc 10, 38 – 42

Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.

Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.

Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

L'ospitalità è amore verso l’estraneo – il vocabolo greco, “filoxenìa”, traduce proprio “amore allo straniero” – e come tale è oggetto di precetto divino già nell’ Antico Testamento.
Accogliere “l'altro”, con le sue necessità, il suo temperamento, le sue doti e i suoi difetti, diventa virtù, la quale talora – come nel caso di Abramo – provoca un contropartita da parte di Dio, magari in forma straordinaria.
Per il cristiano la virtù dell'ospitalità deve essere praticata innanzi tutto verso Cristo: accettando la sofferenza, che assimila a Lui; accogliendo il compito di diffondere il suo messaggio; andare incontro a chiunque venga a far parte del corpo mistico di Cristo.
L'ospitalità cristiana non può essere soltanto esteriore, ma interiore: è nel cuore che si deve accogliere “l'altro”, il quale ha più bisogno del nostro ascolto, della nostra partecipazione sincera prima ancora che dell'aiuto materiale. Anzi l'ospitalità esterna è apprezzata veramente solo se procede dalla ospitalità offerta interiormente. Il richiamo di Gesù a Marta sta a questo livello.

Proveniente dal la Samaria, Gesù passa per Gerico, quindi risale il deserto della Giudea, alla volta di Gerusalemme. Pochi chilometri prima – a Betania – fa sosta, in casa di amici: Marta, Maria, Lazzaro.
E' Marta che gli va incontro: evidentemente è la più anziana e nubile, ché altrimenti toccherebbe al marito il dovere di accogliere l'ospite.
Mentre Marta si dà da fare per offrire a Gesù una ospitalità particolarmente curata, la sorella Maria, si intrattiene ad “ascoltare la parola” del Maestro, provocando il disappunto di Marta, la quale sollecita quindi suo aiuto.
Cristo, come in altre occasioni, non si cura tanto di rispondere direttamente a Marta, quanto di prendere spunto per richiamare l'attenzione sulla gerarchia delle realtà: al primo posto la salvezza, quindi, nella circostanza dell'ospitalità, l'accoglienza interiore, spirituale dell'ospite, attraverso l'ascolto sinceramente interessato; poi viene l'accoglienza esterna, che è tanto più gradita quanto più procedé dall'afflato interiore.
Ed é con familiare affettuosità, non con rimprovero, che Cristo si rivolge all’indaffarata – “Marta, Marta” – dichiarando che egli non ha bisogno delle “molte cose di cui si sta preoccupando”, pertanto ella non ha da “affannarsi”. Ascoltare la sua parola è tributargli ospitalità in modo più vero, perchè è mediante la sua parola che si consegue la “cosa di cui soltanto c'è bisogno”: la salvezza.

Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore
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