La parola
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I domenica d’Avvento (anno C), Marco 18, 33b-37

La vostra liberazione è vicina

«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

C'è un mistero di una molteplice venuta del Signore, che ogni anno il tempo d'Avvento ci ripropone, e proprio l'evangelista Luca, che ci accompagna nel nuovo anno liturgico, ha percepito, in modo singolare, questa realtà, attraverso il suo vangelo e il racconto degli Atti che ne rappresenta l'ideale prosecuzione. Esiste, infatti, una triplice venuta del Signore e la pienezza di una vita credente sta nel vivere totalmente questo mistero, senza riduzioni o dimenticanze: vi è, infatti, una prima venuta, che è l'apparire di Gesù, Figlio di Dio, fatto uno di noi, che nella sua missione ha reso presente il Regno, fino al culmine della sua Pasqua di morte e di risurrezione.
È una venuta che si pone nel passato e che il racconto di Luca mostra, nella sua dimensione storica, a partire dagli inizi nel vangelo dell'infanzia, fino alla manifestazione del Risorto e alla sua ascensione al cielo: la nostra fede ha bisogno di ritornare sempre all'evento originario, per scoprire il volto del Signore e custodire nella memoria i tratti inconfondibili della sua persona e della sua opera. L'Avvento ci dispone a celebrare la prima venuta nella carne di Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo e ci chiede di rivivere in noi l'attesa d'Israele di questo "germoglio giusto" di cui parla Geremia. Ma, a partire dalle parole di Gesù, noi siamo proiettati nell'attesa di un'ultima venuta del Figlio dell'uomo, alla fine della storia e che trova il suo anticipo nell'istante della morte: c'è un'apertura al futuro, che appartiene al tessuto stesso dell'umana natura, e che si esprime in varie forme, nel desiderio che ci fa sempre protendere oltre ciò che abbiamo, nella capacità di sviluppare progetti che plasmano la vita, nella speranza di un bene e di una bellezza, che ci fa riprendere anche dopo delusioni e sconfitte. L'uomo non può vivere solo di passato, e proprio a partire dal suo presente, carico di luci e di ombre, tende a qualcosa di più, a volte inconsapevolmente vibra di un'attesa che nemmeno lui sa definire e comprendere: anche i credenti, che hanno la grazia di aver incontrato il Signore Gesù, vivono mossi da un'attesa, in quanto avvertono il desiderio di vedere il volto della Presenza amata, eppur nascosta, e si lasciano guidare dalla promessa di Cristo che ritorna nel passo lucano del discorso escatologico di Gesù: "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria". Al di là di un linguaggio particolare, l'essenziale è che la nostra storia, spesso segnata da sconvolgimenti e crisi, cammina verso un compimento e tutto si raccoglierà nell'ora della venuta del Signore: l'Avvento richiama il dinamismo dell'attesa e della speranza che è proprio dell'esistenza cristiana, e ci chiede di essere desti e vigilanti. Non permettiamo ai nostri cuori di appesantirsi in una vita tutta appiattita sull'immediato, in una specie d'anestesia dell'anima e di ottundimento dei sensi, dove dominano "dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita". Dietro queste parole, Luca evoca un'esistenza che non avendo coscienza del suo destino grande, e aperto all'eterno, cerca d'esorcizzare l'angoscia del niente con la sfrenatezza delle passioni e con una preoccupazione eccessiva di sé e delle cose. Tuttavia, per vivere l'attesa del Signore, occorre scoprire, già nel presente, che in realtà Cristo sta già venendo, è già alle porte, perché egli è il Vivente che si fa incontro a noi, attraverso i suoi testimoni, la sua parola, i suoi santi segni. Luca è profondamente convinto di questa venuta attuale, anche se ancora nel mistero, del Signore Gesù e in fondo nella sua seconda opera, gli Atti degli apostoli, vuole rendere testimonianza di questo avvenimento che segna la vita della Chiesa, da allora e per sempre. In effetti, noi possiamo vivere nell'attesa della sua venuta, perché già ora ne avvertiamo i passi, e più diventiamo familiari di Cristo, più desideriamo conoscere il suo volto, entrare nel suo mistero: "Vegliate in ogni momento pregando". L'espressione più vera di questo cuore che veglia, nell'attesa dell'Amato, è la preghiera, che si fa grido pieno di fiducia: l'Avvento è tempo donato per riscoprire la molteplice venuta del Signore e spalancarsi ad essa nella semplicità di un cuore che mendica e domanda, come i primi cristiani, "Vieni Signore Gesù!".

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