La parola
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9A domenica del Tempo Ordinario - anno A, Mt 7,21 - 27

La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia

Riprendiamo, con questa domenica, la lettura continua del vangelo di Matteo, che ci accompagna in quest'anno liturgico, e ascoltiamo la parte conclusiva del primo grande discorso di Gesù, il discorso del monte, dove è proclamata la novità del Regno, ormai presente nella persona e nell'opera di Cristo.

La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia

Riprendiamo, con questa domenica, la lettura continua del vangelo di Matteo, che ci accompagna in quest'anno liturgico, e ascoltiamo la parte conclusiva del primo grande discorso di Gesù, il discorso del monte, dove è proclamata la novità del Regno, ormai presente nella persona e nell'opera di Cristo. Un primo tema che traspare in questa conclusione è il richiamo ad un'accoglienza operosa dell'annuncio di Gesù: per entrare nel regno dei cieli, per partecipare di questa inesauribile grazia che la signoria di Dio vuole realizzare nella nostra vita, occorre vivere un'obbedienza della fede, che conduce a fare, a compiere la volontà del Padre, quella volontà che appunto si manifesta nella vita e nella parola di Gesù. In fondo, ciò che è decisivo è sempre la posizione che l'uomo assume di fronte a Cristo, di fronte alla sua proposta, perché vivere compiendo la volontà del Padre significa vivere seguendo davvero il Signore: non a caso la grande domanda del 'Padre nostro', che sta al centro del discorso del monte, 'Sia fatta la tua volontà', ritorna sulle labbra di Gesù nell'ora drammatica della preghiera nell'orto del Getsemani: 'Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà' (Mt 26,42); e ancora, si entra nella vera famiglia di Gesù, si diviene per lui 'fratello, sorella e madre', facendo la volontà del Padre suo (cfr. Mt 12,49-50). Non basta avere ilo nome del Signore sulla bocca, né compiere gesti di profezia, di esorcismo e di guarigione nel suo nome, senza una comunione vissuta con lui, che trasforma l'esistenza e rende docili a ciò che il Padre chiede, alla sua radicale volontà di bene e di salvezza, che paradossalmente, passa attraverso la croce, attraverso l'affidarsi a Lui, nell'ora della prova, nell'ora in cui ci è chiesto di bere il calice della sofferenza, come Gesù e con Gesù. In questione è alla fine, la vita, la consistenza vera della nostra vita, che, secondo l'efficace immagine della parabola finale, può essere paragonata ad una casa da costruire, una casa che è chiamata a durare, a permanere, a resistere alle forze avverse della tempesta e del caos. Si può costruire la casa sulla sabbia, simbolo di ciò che non ha compattezza, tanti granelli solo momentaneamente accostati e messi insieme: una vita edificata sull'instabilità del sentimento, dell'immediata reazione, del proprio tornaconto, una vita magari raggiunta dall'annuncio di Cristo, dalla sua parola, ma che non la fa sua, non l'accoglie come nuovo giudizio, come sorgente di una nuova mentalità e di una nuova opera. Agire così è agire da stolti, è scegliere un'esistenza in balia del momento, delle circostanze, del caso, e quindi ritrovarsi fragili, indifesi, nel tempo in cui la vita stessa ci mette alle corde, e smaschera, senza pietà, il vuoto nascosto, sotto un'apparente sicurezza ed efficienza. Oppure si può costruire sulla roccia, su ciò che è stabile e non viene meno, sotto i colpi, talvolta duri e imprevisti, degli avvenimenti, e la vera saggezza sta qui, nel saper riconoscere dove sta consistenza e la forza della vita: non in noi stessi, non nella sabbia della nostra fragile umanità, ma in una Presenza buona e grande, che ci rivela il volto del Padre, e che ci dona parole di vita, parole da ascoltare e da accogliere, fino a farle diventare gesti e parole nostre. In fondo si tratta di entrare in una comunione così profonda e totale con Cristo, da assumere, lentamente, il suo pensiero, il suo sguardo, il suo modo di attraversare l'esistenza, nella certezza del Padre, nella sicurezza che, comunque vada, siamo nelle sue mani e, perciò, non siamo soli e indifesi di fronte alle tempeste della storia e della vita. Il primo infatti che costruisce la sua casa sulla roccia è Gesù, che fonda tutto il suo essere nel rapporto con il Padre, nell'abbandono fiducioso al suo disegno, e, quando il Signore vorrà costruire la sua Chiesa, la sua casa vivente, metterà a fondamento una roccia (cfr. Mt 16,16-19): la roccia di Simone, divenuto Pietro per la sua fede in Cristo, figlio del Dio vivente, fede che non nasce dalla carne e dal sangue dell'apostolo, ma dal Padre che gli ha rivelato il volto stesso di Gesù.

La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia
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