La parola
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27a domenica tempo ordinario - anno B, Mc 10,2-16

L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto

La questione posta da alcuni farisei a Gesù tocca un aspetto decisivo della vita umana, cioè la relazione uomo-donna nel matrimonio, un aspetto delicato e fragile, nel quale si riflette, più o meno intenzionalmente, la posizione globale che il soggetto umano vive di fronte all'esistenza. L'interrogativo dei farisei si muove in un'ottica legalistica e riguarda la liceità del ripudio, da parte del marito; in questa prospettiva l'interpretazione che essi propongono della Scrittura è fortemente riduttiva, in quanto la menzione circoscritta (cfr.

L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto

La questione posta da alcuni farisei a Gesù tocca un aspetto decisivo della vita umana, cioè la relazione uomo-donna nel matrimonio, un aspetto delicato e fragile, nel quale si riflette, più o meno intenzionalmente, la posizione globale che il soggetto umano vive di fronte all'esistenza. L'interrogativo dei farisei si muove in un'ottica legalistica e riguarda la liceità del ripudio, da parte del marito; in questa prospettiva l'interpretazione che essi propongono della Scrittura è fortemente riduttiva, in quanto la menzione circoscritta (cfr. Dt 24,1-5) del libello di ripudio, che il marito doveva consegnare alla moglie, viene letta come un diritto acquisito: 'Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla'. In realtà nel testo del Deuteronomio, Mosè si riferisce al ripudio come ad un dato di fatto e la stessa lettera da consegnare alla donna era uno strumento di tutela, che le consentiva di risposarsi; Gesù non accetta di consacrare come norma una tale pratica, ne svela il carattere provvisorio, di concessione: 'Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma'. C'è dunque un cuore meschino e duro, che ha smarrito il senso profondo della relazione uomo-donna, e soprattutto rischia di dimenticare il disegno originale di Dio, la sua volontà prima che chiama l'uomo e la donna a vivere un'unità indissolubile, giungendo a formare una sola carne. Mentre i farisei di ieri e di oggi si attardano sulla liceità e magari si accontentano di sistemare la vita in regole, più o meno esigenti, più o meno permissive, Cristo va in profondità, perché prende sul serio Dio, il suo originario progetto, inscritto nella creazione stessa di un soggetto umano duale, maschio e femmina: l'uomo e la donna, nel volto di Adamo ed Eva, sono fatti per il dono e per la comunione, non per la solitudine, donati come reciproco aiuto e sostegno nel cammino verso il comune Destino, nell'appartenenza amorosa e cosciente a Dio, eterna bellezza e totale compimento dei desideri del cuore. L'amore umano, in questa luce, è davvero una chiamata, è un'opera paziente e tenace, nella quale i due diventano sempre più una carne sola, imparano a concepirsi, a guardarsi, a trattarsi come segno vivo e sacro del Mistero che è sorgente inesauribile del loro essere e li chiama a collaborare al grande compito di generare una comunità più grande del loro abbraccio, espressa nel dono dei figli. L'unità che accade nel matrimonio non è semplice frutto della volontà e del gesto dei due, che liberamente si accolgono e si donano, ma è fondata nell'iniziativa stessa di Dio che unisce per sempre le loro esistenze, ed è fedele nel suo amore all'uomo. La parola ammonitrice di Gesù, 'l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto', va ascoltata innanzitutto come vangelo, coma annuncio buono e bello, che proclama l'opera di Dio nella trama delle razioni umane. Certo, proprio perché qui entra in gioco Dio, solo Lui, che scruta i cuori, può giudicare il mistero di tante unioni ferite e spezzate, solo lui conosce quanto è grande è la durezza e la povertà del cuore umano: a noi, discepoli del Signore, a noi, comunità cristiana, è chiesto di farci testimoni di questo annuncio buono, e nello stesso tempo esigente, rigoroso, della volontà di Dio e del suo disegno 'dall'inizio della creazione'. Quello che è implicato nel vangelo del matrimonio, è una concezione non banale e riduttiva dell'amore tra l'uomo e la donna, che non è solo passione, affinità, sintonia, affetto che spontaneamente fiorisce nel cuore, ma è la grande opera che ci fa simili a Dio, che ci rende costruttori con lui di storia, generatori di vita. L'amore che accade, come grazia dell'innamoramento, imprevista e sorprendente, come preferenza che coinvolge tutta la persona, è responsabilità, di fronte al Signore che chiama e che affida un compito, è strada per vivere la comune appartenenza all'Unico, capace di rispondere all'infinita sete di bene e di gioia: diventa così un amore scelto dai due, abbracciato consapevolmente, un amore che si fa storia, durevole e feconda, e che vive, nella pazienza dei giorni, limpidi o, talvolta, grigi e faticosi, come tenerezza, 'l'arte di amare l'uomo nella sua totalità' (K. Wojtyla), come amore intelligente e fedele, che incarna nel tempo, un riflesso dell'amore eterno di Dio.Corrado Sanguineti

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