La parola
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L’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (anno C)

Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. 

Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. 

Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. 

Dopo aver preannunciato persecuzioni e deviazioni dottrinali, Paolo esorta il discepolo Timoteo a restare costantemente “saldo” negli insegnamenti della Sacra Scrittura, che ha “appreso sin dall'infanzia”, dalla mamma Eunice, dalla nonna Loide (1,5) e poi dall'Apostolo. Questi successivamente l’ha designato suo successore, a guida della comunità di Efeso. Venir meno a quelle convinzioni è tradire vincoli sacri. Ma soprattutto è tradire la Sacra Scrittura, la Parola di Dio, tramite la quale si giunge alla fede in Gesù Cristo.

La Bibbia è fondamento sicuro ed imprescindibile della fede: perché essa “è ispirata da Dio”. L'affermazione è di capitale importanza, sia per quanto afferma sia perché suppone la convinzione della cristianità sia perché indica l'intervento carismatico e misterioso di Dio sull'autore umano, il quale tuttavia conserva la sua libertà e le sue personali caratteristiche.

L'espressione di Paolo – “tutta la Scrittura” – si riferisce all'Antico Testamento e a quanto del Nuovo Testamento è già stato scritto.

Timoteo deve “insegnare, convincere, formare alla giustizia” basandosi sulla Parola di Dio e su quanto gli è stato tramandato sin dall'infanzia (la Tradizione): qualsiasi altro criterio è fasullo. Ogni insegnamento dell'Apostolo deve trovare riscontro nella Rivelazione: è il criterio teologico cristiano.

Chi, nella Chiesa, ha responsabilità neppure non può sottrarsi al dovere di “correggere”: non è piacevole, non genera simpatia o popolarità, ma è un dovere, un servizio che il pastore deve compiere, per il bene autentico della comunità e dell'individuo che erra.

Quindi il tono di Paolo si fa solenne ed accorato, usando espressioni da “testamento spirituale”: “scongiura” Timoteo ad esser tenace nel suo ministero pastorale. Dio e Gesù Cristo sono chiamati a testimoniare l'autenticità dell'ammonimento di Paolo. Al momento della parusia – “la manifestazione”in occasione del giudizio universale – nel “regno” entreranno soltanto i salvati: Timoteo ha la responsabilità di far sì che il numero di quelli sia più grande possibile.

Una responsabilità che non può cedere ad opportunismi, convenienze, interessi: il pastore deve “annunziare la parola” di Dio, “in ogni occasione opportuna e non opportuna”, sia a quanti sono disposti ad accoglierla sia a quanti sono decisi a rifiutarla; non può arrendersi facilmente, ma deve “insistere” ; non può cedere a timidezza, ma deve “ammonire”, all’occorrenza anche “rimproverare”.

La disposizione d'animo del pastore deve essere improntata tuttavia a benevolenza: “con ogni magnanimità”, quindi con carità, pazienza, fiducia, umiltà. Ma pure con chiarezza di “dottrina”, a qualsiasi costo.

Le responsabilità del pastore debbono esser note anche alla comunità, la quale deve sapere che cosa attendersi e che cosa richiedere.

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