La parola
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L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita

IV Domenica di Pasqua (anno C)

Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.

E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.

Non avranno più fame né avranno più sete,

non li colpirà il sole né arsura alcuna,

perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,

sarà il loro pastore

e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi». 

Dopo aver contemplato una prima parte di coloro che, credenti in Cristo, costituiscono la Chiesa celeste – “i centoquarantaquattromila” delle tribù israelitiche, simbolo della globalità del nuovo Israele – Giovanni ha la visione di tutta la folla oceanica, assolutamente innumerevole, dei redenti. L'universalità è fortemente marcata dalla mancanza di distinzione (“una moltitudine immensa”), dalla impossibilità di accennare un computo, (“che nessuno poteva contare”), dalla provenienza geografica e temporale espressa con più sinonimi, nella preoccupazione di non trascurare alcun aspetto che possa dar adito a particolarismi o a esclusioni: “di ogni nazione, razza, popolo e lingua”.

L'atmosfera è di gioia e di vittoria: si indossano, infatti, “vesti candide” – simbolo della purezza di chi vive alla presenza di Dio e quindi simbolo di gioia – e si recano “palme” – simbolo di vittoria e di gloria – come nelle celebrazioni solenni della festa dei Tabernacoli, come nei cortei trionfali dell’epoca dei Maccabei o, più propriamente ancora, come in occasione dell'ingresso esaltante di Cristo in Gerusalemme, la domenica precedente la morte e la risurrezione.

La condizione della “moltitudine immensa” è di assoluta beatitudine, di incontrastata ed intangibile felicità, per l'azione di Dio – il quale “terge ogni lacrima” – e dell'Agnello che, quale Pastore, conduce alla vita soprannaturale: la realizzazione delle profezie citate (Ez 34,23; Sal 23,2; Is 25,8) acquista perfezione. 

L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita
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