La parola
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5a Domenica di Pasqua (anno A), Gv 14,1-12

Io sono la via, la verità e la vita

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita...

Nel quarto vangelo l'ultima cena di Gesù ha la forma di una caratteristica cena d'addio, nella quale, nella cornice di un convivio, il Signore consegna il suo testamento, attraverso gesti e parole: tra i gesti, Giovanni non menziona l'istituzione dell'Eucaristia, in qualche modo anticipata e preannunciata nel discorso sul pane di vita (Gv 6), ma concentra la sua attenzione sulla lavanda dei piedi, mentre le parole si distendono in uno spazio prolungato che abbraccia più di quattro capitoli.
Sono i discorsi d'addio, frutto di una lunga ripresa e meditazione di Giovanni, nei quali Gesù parla come se fosse già, in qualche modo, il Signore glorificato, che dopo la Pasqua, continuerà ad accompagnare la comunità dei suoi e sarà presente, in modo diverso, e per certi aspetti, molto più profondo ed efficace di quando stava con i discepoli, come Maestro che potevano vedere, ascoltare e seguire. Questo è anche il motivo per il quale in queste domeniche di Pasqua, ci sono proposti dei passaggi di questi intensi discorsi testamentari, con l'intenzione di poter entrare nelle profondità del mistero di Cristo. Il brano scelto per questa domenica è l'inizio del capitolo 14°, nel quale è subito affermata la centralità della fede, come atteggiamento chiesto ai discepoli nel tempo che si sta per aprire con la Pasqua del Signore.
Si tratta di una fede non generica, ma determinata dalla persona di Gesù, perciò avere fede in Dio significa ora aver fede in Cristo, rivelazione viva e piena del Padre, ed è impossibile dissociare il Padre e Gesù: "Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me".
La fede cristiana non è un possesso statico, ma è un movimento della persona che coinvolge tutta l'esistenza e Giovanni, che non usa mai nel suo vangelo il vocabolo "fede" ("pistis"), ma sempre il verbo corrispondente (credere: "pisteuein"), mette in luce i caratteri fondamentali di un'autentica esperienza di fede, generata dall'incontro con Cristo.
La fede cristiana è "credere in Cristo", dove l'espressione verbale indica un'adesione del cuore alla persona di Gesù, dentro una viva relazione con Lui presente, adesione suscitata dall'attrattiva di bellezza e di verità che Cristo porta con sé. Vi è poi un "credere a Cristo", per indicare una fiducia data alla sua persona e il credito riconosciuto alla sua parola, e si tratta di una fiducia non cieca, ma ragionevole, plausibile, per le opere che il Padre compie attraverso Gesù e che ora il Signore continua a compiere attraverso coloro che credono in lui e si fidano totalmente di lui.
Ma, in questo movimento d'adesione e di fiducia motivata, la fede diventa anche un "credere che", una conoscenza ed una confessione di realtà che, senza Gesù, non avremmo mai potuto scoprire, né immaginare, perché nel volto umano di Cristo, si manifesta il volto del Padre: "Chi ha visto me, ha visto il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?". Il cuore dell'esistenza credente non è allora un'idea, e nemmeno una dottrina o una morale, ma è la persona di Gesù, in quanto attraverso di lui, si realizza la rivelazione del Padre: "Io sono la via, la verità e la vita".
In questa sintetica parola di rivelazione, oltre a risuonare "l'Io sono" che rimanda al nome del Dio vivente, svelato ad Israele, è racchiuso tutto il mistero di Cristo, secondo la comprensione che Giovanni ha potuto maturare nel suo cammino e nella sua riflessione. Il termine centrale è "la verità" che indica la rivelazione viva di Dio, resa presente nel suo Figlio fatto carne tra noi; in quanto vivente verità, Gesù è "la via" che ci permette di venire al Padre, d'entrare in una relazione filiale con il Padre, ed è anche "la vita", vita donata in abbondanza a noi uomini, creature assetate di vita, "vita eterna" che è la vita stessa di Dio, comunicata a chi crede nel Figlio, a chi accoglie la Parola divenuta carne in Gesù.
Conoscere e amare il Padre, scoprire la grandezza e la gioia d'essere suoi figli è il dinamismo che la fede in Gesù immette dentro la nostra esistenza: Cristo non ci ferma a sé, ma attraverso le sue opere e le sue parole, attraverso tutta la sua persona e la sua vita tra noi, ci conduce al Padre, al segreto intimo della vita di Dio, e credendo in lui, noi abbiamo la vita, partecipiamo, fin da ora, della vita eterna.n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita...

Io sono la via, la verità e la vita
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