La parola
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5A domenica di Pasqua - anno A, Giovanni 14,1-12

Il Vangelo: Io sono la via, la verità e la vita

Nel tempo pasquale ascoltiamo alcuni passaggi dei grandi 'discorsi d'addio' che l'evangelista Giovanni ha raccolto e redatto nella cornice della cena testamentaria di Gesù con i suoi discepoli (Gv 13-17): sono capitoli d'inesauribile ricchezza, nei quali si avverte la forza di una parola, meditata, riletta, quasi ruminata per lungo tempo, nella memoria dell'evangelista e della sua comunità.

Il Vangelo: Io sono la via, la verità e la vita

Nel tempo pasquale ascoltiamo alcuni passaggi dei grandi 'discorsi d'addio' che l'evangelista Giovanni ha raccolto e redatto nella cornice della cena testamentaria di Gesù con i suoi discepoli (Gv 13-17): sono capitoli d'inesauribile ricchezza, nei quali si avverte la forza di una parola, meditata, riletta, quasi ruminata per lungo tempo, nella memoria dell'evangelista e della sua comunità. Chi parla non è più solo il Gesù maestro venerato prima della Pasqua, ma è il Signore, tutto proiettato a quella nuova condizione di vita che inizierà con la sua risurrezione e ascensione al cielo, è il Cristo vivente e operante nella sua Chiesa, che continua ad agire, oltrepassando ogni limite di tempo e di spazio, entrando in rapporto con i credenti di ogni tempo, con noi che ora ascoltiamo la sua parola e viviamo della sua presenza. Il passo offerto alla nostra meditazione è circoscritto dal tema della fede, condizione radicale e fondamentale dell'esistenza di ogni discepolo del Signore: 'Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. … Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse'. La fede è relazione di fiducia, d'affidamento, di credito totale, che si stabilisce non più solo nei confronti di Dio, ma nei confronti di Gesù, riconosciuto come volto visibile del Padre, come colui che vive e dimora nel Padre, e che manifesta questa sua identità filiale attraverso le opere, i gesti, i miracoli, i segni che Dio realizza attraverso di lui. Al desiderio perenne dell'uomo, di diventare familiare del Mistero, di potere vedere il volto dell'Essere, che sta alla radice di ogni creatura, Dio stesso risponde, in modo inimmaginabile, diventando un uomo tra noi, un uomo che svela e incarna il Padre; la domanda di Filippo, 'Mostraci il Padre e ci basta', segnala la sua incomprensione dell'autentica identità del suo maestro, e l'interrogativo di rimando del Signore diventa un appello per i discepoli di ogni tempo, a percorrere fino in fondo il cammino dello sguardo, che nel segno vivo dell'umanità di Cristo e dei suoi santi, giunge a confessare il Padre: 'Chi ha visto me, ha visto il Padre'. La fede è tutta in questo riconoscimento, che diviene affezione e sequela ad una Presenza viva, quella del Signore risorto, che continua a toccare e raggiungere la nostra vita, dentro una forma umana, nella visibilità semplice e grande della Chiesa, dei segni sacramentali, dei testimoni più affascinanti di Cristo: come nell'uomo Gesù, siamo chiamati a scorgere il volto visibile del Padre, così nei suoi amici, che compiono per la fede opere cariche di bellezza, di verità, e di bontà, siamo chiamati a riconoscere il Figlio presente e operante, qui ed ora. Comprendiamo allora le parole nelle quali Giovanni raccoglie la suprema testimonianza di Cristo circa la sua identità, una vera e propria auto-presentazione: 'Io sono la via, la verità e la vita'. Termine centrale e decisivo è la verità, intesa, nel linguaggio dell'evangelista, come la vivente rivelazione di Dio: Cristo, nella sua umanità, è la verità, perché è la rivelazione, fatta carne, dell'invisibile Dio, e in quanto verità, è la via, che ci conduce al Padre, ed è la vita, la stessa vita eterna, che è in Dio, svelata e comunicata a chi crede in lui. Dunque la verità non è il termine di un pensiero, di un'indagine della ragione, ma il dono di una Presenza, che ci fa entrare in rapporto con lui, e l'unica strada per conoscere questa verità è accettare una relazione, diventare partecipi di una vita, non avere paura di coinvolgersi in una strada, che, passo dopo passo, si fa sempre più chiara e luminosa. Questa è l'avventura della fede cristiana, un'esistenza totalmente determinata e plasmata dall'incontro con la persona viva di Cristo.

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