La parola
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15A domenica del tempo ordinario, Mc 9,30-37

Il Figlio dell'uomo viene consegnato

Con la confessione di fede dell'apostolo Pietro, che ha riconosciuto in Gesù il Cristo, è iniziata una nuova tappa del ministero di Gesù, nella quale l'attenzione del maestro si rivolge, in modo singolare, al gruppo dei Dodici, e si sviluppa una sorta di catechesi sul cammino che Gesù stesso vuole percorrere, fedele al Padre, e che avrà il suo culmine nella Pasqua.

Il Figlio dell'uomo viene consegnato

Con la confessione di fede dell'apostolo Pietro, che ha riconosciuto in Gesù il Cristo, è iniziata una nuova tappa del ministero di Gesù, nella quale l'attenzione del maestro si rivolge, in modo singolare, al gruppo dei Dodici, e si sviluppa una sorta di catechesi sul cammino che Gesù stesso vuole percorrere, fedele al Padre, e che avrà il suo culmine nella Pasqua. Questo insegnamento, offerto da Cristo ai suoi, mentre percorrono la Galilea, rappresenta bene la condizione attuale di noi discepoli, che siamo in cammino, seguiamo il Signore vivente nella sua Chiesa, e siamo coinvolti e sfidati nel fare nostro il suo mistero di morte e di risurrezione. In fondo l'esistenza cristiana può essere come un paziente processo d'immedesimazione con Cristo, un itinerario, mai concluso finché siamo pellegrini nel tempo, nel quale impariamo la vera grandezza della vita, la sorgente della fecondità e della letizia autentica. Il contenuto dell'annuncio, che scandisce questa sezione del vangelo di Marco, è sempre lo stesso, formulato con accenti differenti: 'Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà'. Qui l'evangelista usa un verbo caratteristico dei racconti della passione, cioè il verbo 'consegnare', e racchiude l'intera vicenda di Gesù, in una paradossale consegna: il soggetto nascosto della forma passiva è evidentemente il Padre, che opera in profondità, dietro tutte le consegne violente che Gesù vivrà nelle ore dell'arresto, del processo, della flagellazione e coronazione di spine, della croce e della morte; ma allo stesso tempo, da tutta la testimonianza evangelica, è evidente che Cristo stesso si consegna, a Dio, nell'obbedienza amorosa al suo disegno, nella fedeltà piena alle esigenze del Regno, e agli uomini, i peccatori, da lui cercati e amati, perdonati e salvati. È questa duplice consegna, vissuta e accolta, fino in fondo, che trasforma la sofferenza crudele, assurda e gratuita della croce in dono libero di sé, in gesto supremo di vita e di amore, e spalanca il buio del sepolcro alla luce della risurrezione. Il Padre, risuscitando Gesù, accoglie una tale offerta e conferma la verità di una vita perduta e donata: così, nella Pasqua del Signore, si rivela in pienezza il vero potere di Dio, e, nello stesso tempo, la vera grandezza dell'uomo. Non il dominio che schiaccia l'altro, non l'affermazione assoluta di sé e delle proprie esigenze, ma l'assumere, nella vita, la stessa logica di Cristo e vivere un dono gratuito e commosso di sé, a Dio e ai fratelli uomini. I discepoli, e noi con loro, sono provocati ad entrare in questa prospettiva, e l'evangelista sottolinea fortemente la distanza del loro cuore, la fatica, sempre viva, ad accettare il capovolgimento della Pasqua. Non comprendono e rimangono chiusi, muti, timorosi, anzi tra loro discutono su chi debba essere considerato il più grande: il loro silenzio davanti alla domanda di Cristo indica quanto cammino devono ancora percorrere dietro il maestro, loro, come noi. Gesù, da parte sua, pazientemente li accompagna, li educa, non si scandalizza della loro pochezza, non indietreggia davanti alla goffaggine dei loro pensieri, ma continuamente ripropone dove sta la vera riuscita della vita. Perché appartiene al cuore dell'uomo il desiderio di essere protagonista, di primeggiare, di lasciare traccia consistente di sé, non è solo vanagloria o ricerca di orgogliosa superiorità, ma la novità impensata è la strada che Cristo mostra e apre a tutti coloro che vogliono seguirlo: 'Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti'. Diventiamo primi, diventiamo davvero grandi, collocandoci nel posto scelto da Gesù, l'ultimo, divenendo con Lui e dietro di Lui, servi di tutti. Basta guardare, con occhi semplici, la storia della Chiesa, per scoprire che i veri protagonisti sono i santi, gli uomini e le donne che hanno accettato la sfida di Cristo, che non hanno avuto paura di perdere la vita con Lui, di consegnarla totalmente al Padre e ai fratelli, nelle varie circostanze richieste. Questa è la via, che Gesù non si stanca di riproporre, mostrandoci fin da ora, nella sua Pasqua di risurrezione, che una vita donata e non tenuta per sé è una vita risorta, capace di vincere anche la morte.Corrado Sanguineti

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