La parola
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II Lettura di Domenica 17 maggio 2020

Vi Domenica di Pasqua (Anno A)

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
(1Pt 3,1518)
VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

Pietro, in previsione della persecuzione imminente, ha appena esortato i cristiani a non sgomentarsi, anzi a considerarsi “beati” se dovranno fare questa esperienza. È indispensabile rimanere uniti al Signore, “adorandolo” non semplicemente in maniera esteriore, rituale, ma intimamente “nei cuori”. Dalla spiritualità interiore deve scaturire, senza tentennamenti –“pronti sempre” – la limpida testimonianza, davanti a “chiunque” ne chieda “ragione”, della propria speranza, ossia dell’attesa certa di quanto la fede propone. Una testimonianza animata da “dolcezza e rispetto” anziché spocchiosa o arrogante. Una testimonianza non tanto di discorsi quanto piuttosto di comportamento, che sveli “una retta coscienza”: atteggiamenti non farisaicamente formali, ma coerenti alle convinzioni. Specialmente di fronte a calunnie. È soltanto la “buona condotta” leale che può “svergognare” i detrattori. Il credente non può che riferirsi a Dio, dalla cui provvidenza, in definitiva dipendono le circostanze della nostra vita, compresa la sofferenza inflitta ingiustamente da qualcuno: per il cristiano è sempre “meglio” sopportarla, agendo bene che reagire malamente. Cristo stesso ne ha dato fulgido esempio: è morto per redimere tutti dai peccati, anche chi lo ha condannato ingiustamente. È morto fisicamente, ma – risorto – è stato vivificato dallo Spirito, per attirare tutti a sé.

Fonte: Il Cittadino
II Lettura di Domenica 17 maggio 2020
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