La parola
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Gioirà lo sposo per la sposa.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.

Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. 

Paolo, in risposta a specifici quesiti postigli dai cristiani della comunità di Corinto, precisa la natura, la portata e quindi il criterio di valutazione dei doni straordinari, che la potenza di Dio concede alla Chiesa.

Dio manifesta la sua potenza e la sua presenza operativa nella Chiesa in maniera diversa a seconda delle esigenze, delle circostanze e soprattutto del suo piano di santificazione.

Nella Chiesa dei primi tempi la potenza divina si rende più visibile tramite i “carismi”, concessi ad alcuni membri della comunità.

L'Apostolo ricorda innanzi tutto che “i carismi”, “i ministeri”, “le operazioni”, seppure diversi, traggono origine dall'unica potenza divina: ciò in contrasto con fenomeni di magia o di estasi mantica, riscontrabili nei popoli pagani, i quali riferiscono a diversi idoli i diversi fenomeni e se ne vantano come di avvallo della propria dignità personale.

Dio è presente in ciascun membro della sua Chiesa e, se occorre, di taluni si serve per manifestare la sua potenza, allo scopo di convincere l’uomo della sua azione salvifica tramite, appunto, la Chiesa.

I carismi allora – ammonisce Paolo – sono grazie, concesse dalla benevolenza divina, al di là degli eventuali titoli di merito personali, ad alcuni individui, non per il bene di chi ne è depositario, ma per il bene, per “l’utilità della comunità”.

Pertanto chi ne usufruisce non può vantarsene né pensare di avere posizione privilegiata in seno alla comunità, ma deve esercitare il carisma con umiltà, in spirito di servizio.

In precedenza Paolo ha già detto qual è il criterio per distinguere i veri dai falsi carismi: la professione di fede nella divinità di Cristo e quindi l'adesione a quanto Cristo ha inteso operare nella sua Chiesa. Di qui la gerarchia dei carismi che nella seconda parte del capitolo in oggetto Paolo presenta: per cui non ci può essere contrasto tra i vari carismi concessi dallo stesso unico Dio. Come non ci può essere invidia: il carisma, anziché titolo di vanto, è motivo di responsabilità verso la comunità. Il carisma è manifestazione della potenza divina e non delle doti personali: guai a svisare tale realtà.

Paolo quindi fa un primo elenco dei carismi (altre enumerazioni: 1 Cor 12, 28-31; Rom 12, 6-8; Ef 4, 11): la possibilità di approfondire la rivelazione dei misteri di Dio (“linguaggio della sapienza”), la facoltà di esporre le verità della fede in rapporto all'intelligenza umana (“linguaggio della scienza”), la fiducia nella potenza miracolosa di Dio (“la fede”), “il dono di far guarigioni” sia morali che spirituali, il potere di compiere “miracoli”, la responsabilità di ammonire, di portare il giudizio divino sulle situazioni (“la profezia”), il dono di determinare l'autenticità dei carismi  (“distinguere gli spiriti”), il potere di pronunciare preghiere ed invocazioni, in seno alla comunità, mediante espressioni, atteggiamenti straordinari e talora enfatici o misteriosi nel loro significato ( “la varietà delle lingue”  o glossolalia), l’illuminazione per spiegare alla comunità gli atteggiamento di chi ha il dono della glossolalia (“l'interpretazione delle lingue”).

Una molteplicità di doni che testimonia la ricchezza della potenza di Dio.

Fonte: Il Cittadino
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