La parola
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VII Domenica di Pasqua, Mc 16, 15-20

Gesù è assunto in cielo e siede alla destra di Dio

Dal momento che in questo anno liturgico in corso leggiamo il Vangelo di Marco, il brano che parla della festa di questa domenica dell'Ascensione è tratto dal finale aggiunto di questo Vangelo, anche se i manoscritti più antichi ed autorevoli si fermano al versetto 8 del capitolo 16. Ai più attenti tra i lettori del Vangelo non sfuggirà il fatto che i versetti 9-20 sembrano aggiunti da qualcuno che non digeriva il finale brusco di Marco, che chiude con il silenzio e la fuga terrorizzata delle donne davanti al giovane in bianche vesti (Gesù stesso Risorto?).

Gesù è assunto in cielo e siede alla destra di Dio

Dal momento che in questo anno liturgico in corso leggiamo il Vangelo di Marco, il brano che parla della festa di questa domenica dell'Ascensione è tratto dal finale aggiunto di questo Vangelo, anche se i manoscritti più antichi ed autorevoli si fermano al versetto 8 del capitolo 16. Ai più attenti tra i lettori del Vangelo non sfuggirà il fatto che i versetti 9-20 sembrano aggiunti da qualcuno che non digeriva il finale brusco di Marco, che chiude con il silenzio e la fuga terrorizzata delle donne davanti al giovane in bianche vesti (Gesù stesso Risorto?). Probabilmente l'evangelista voleva dare proprio questo messaggio: davanti al mistero di Gesù, il lettore credente è rimandato al momento in cui tutto è iniziato ('inizio del Vangelo, Buona Novella, che è Gesù Cristo'), è rimandato al luogo in cui tutto è iniziato (la Galilea). E' come dire che pur nella difficoltà, nei dubbi, pur portando addosso il proprio carico di fughe, defezioni, rinnegamenti, incomprensioni, è nel vivere quotidiano che incontriamo il Vivente che ci precede e ci aspetta. Ad ogni angolo, ad ogni appuntamento serio con la vita, il Risorto ci precede in Galilea, e in questo mistero ogni discepolo deve immergersi personalmente. Se la Chiesa non avesse introdotto ufficialmente (canonicamente) questo finale del Vangelo di Marco, aggiungendolo a mo' di epilogo nelle nostre traduzioni bibliche, non sarebbe cambiato niente, perché sapremmo delle apparizioni del Risorto e delle sue parole dagli altri Vangeli, dai quali è tratto questo finale allungato (cf. Lc 24 Mt 28 e Gv 20). Inoltre vi risuonano le parole di Gesù dette al momento dell'invio dei suoi discepoli già durante la sua vita pubblica (Lc 10 e Mt 10), per cui la pagina che leggiamo è come una 'seconda investitura', un rinnovato invio in missione dei suoi discepoli, anche dopo lo scandalo della croce. Il Risorto non si mette a capo di una società di perfetti, di 'separati' dai peccatori (= farisei), bensì precede e guida un popolo di peccatori, di fuggiaschi, gente piena di paura e di terrore che però crede in Lui, a Lui si affida, comprendendo che il fallimento del peccato non è più forte della nuova vita che il Signore Risorto ci dona, e che un nuovo inizio è sempre possibile. Dopo aver per tre volte ricordato l'incredulità dei discepoli nei confronti di coloro che avevano annunciato loro la Risurrezione, Gesù Risorto stesso rimprovera la loro 'durezza di cuore' per non aver creduto prima. Ma per nulla spaventato da queste reticenze e ritardi tutti umani, aggiunge le parole che diventano così le ultime parole di Gesù, prima del suo ritorno al Padre. E sono parole appunto che riprendono quelle dette a metà del Vangelo, allorquando aveva già deciso di 'allenare' i suoi discepoli a ripetere quanto Egli stesso aveva detto e fatto. Andate, annunciate e fate! Con le parole e le opere, i discepoli di ogni tempo devono vivere la loro testimonianza al Vangelo, al Capostipite dei Viventi. 'Andate e predicate l'Evangelo ad ogni creatura', ci dice il Risorto. Capiamo lo sconcerto delle donne, il loro silenzio stupefatto: ma come, Signore, ti abbiamo appena dato prova di non saper parlare, di non avere il coraggio di parlare… ti abbiamo dimostrato che nel momento della prova scappiamo oppure rimaniamo chiusi nel nostro dolore... e Tu ci dici 'andate da tutti, portate la buona novella che la salvezza di ciascuno passa attraverso la fede nelle Mie parole, e dall'immersione nel mistero pasquale di morte e risurrezione (cioè il battesimo)'? Come può Gesù fidarsi di coloro ai quali affida le ultime sue parole in terra? Questo è il mistero che la Bibbia chiama della elezione divina, la sua libera scelta, ossia la decisione divina di scegliere prima un popolo specifico e poi di unire a questo popolo tutti coloro che si affidano (cioè credono) al suo Messia. Fidarsi di Gesù e di coloro che Egli manda nel mondo ad annunciare la sua parola di Vita, significa sperimentare la salvezza, ossia essere strappati da un mondo minaccioso ed oscuro, dalle energie di divisione e di violenza, perché chi vince il male dentro di sé, diventa diffusore di questa vittoria contro il male anche attorno a sé. Ecco spiegati i 'segni che accompagnano colui che crede': come possiamo spiegarlo altrimenti? Anche qui potremmo dire: Signore! Ti sei sbagliato! Come puoi dire che potremo prendere in mano i serpenti, bere il veleno, e guarire i malati semplicemente mettendo su di loro le nostre mani? Dobbiamo dire che siamo tutti senza fede, perché nelle nostre chiese non avvengono queste cose? O ci sfugge un insegnamento che il Risorto ci sta dando? Gesù ha compiuto il suo percorso terreno. Come il principe nel giorno dell'abdicazione del re-padre, come il Figlio dell'Uomo descritto nel libro del profeta Daniele, così Gesù ascende, sale sul trono e siede alla destra del Padre. Ma proprio quando questo avviene, ecco che sobriamente il testo ci dice che i discepoli immediatamente eseguirono quanto Gesù aveva loro predetto e comandato. 'Andarono e predicarono', e la loro parola era accompagnata, per grazia del Signore, da segni potenti. Era diventata cioè una parola efficace, non sterile. Non è forse vero che il credente che si affida completamente alle energie di vita di Gesù Risorto ha in sé Gesù stesso? O abbiamo già dimenticato il discorso di Gesù della vite e dei tralci? Se siete uniti a Me, 'Chiedete qualsiasi cosa e avverrà', ci aveva detto. Più la fede si rinforza, e più anche la nostra parola diventa 'pesante', credibile, efficace. La nostra presenza potrà portare conforto, luce, risanare a volte, e Dio stesso ci difenderà dal male, facendo in modo che anche quando qualcuno ci colpisce con 'frecce avvelenate' (calunnie) o ci fa bere il veleno del tradimento, della rabbia o del rancore, tale veleno non intaccherà la nostra esistenza, consegnata al Signore della vita e del perdono. 'E' salito portando con sé prigionieri…': L'Ascensione di Gesù è la speranza della nostra esistenza terrena, che pur non smettendo di essere sottoposta alle esalazioni velenose dell'egoismo e della violenza, non ne verrà inquinata, perché una parte di noi siede già con Cristo alla destra del Padre che - insieme al suo Figlio glorificato - guarda gli intrighi umani 'e se ne ride dai cieli' (salmo 2).

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