La parola
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II del Tempo Ordinario (Anno A), Gv 1, 29-34

Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo

Dio affida al suo “Servo” la missione di annunciare la salvezza, non soltanto per il Popolo dell’Antica Alleanza, che egli ha scelto come depositario della sua rivelazione, ma per tutta l’umanità.
La scelta divina non è casuale, ma progettata, preparata.
Il Popolo della Nuova Alleanza è chiamato a proseguire la stessa missione, mediante la santificazione in Gesù Cristo.

Dio affida al suo “Servo” la missione di annunciare la salvezza, non soltanto per il Popolo dell’Antica Alleanza, che egli ha scelto come depositario della sua rivelazione, ma per tutta l’umanità.
La scelta divina non è casuale, ma progettata, preparata.
Il Popolo della Nuova Alleanza è chiamato a proseguire la stessa missione, mediante la santificazione in Gesù Cristo.
Egli infatti è la realizzazione della promessa divina, l’autentico “Servo di Jahvé”, il Redentore, il Salvatore unico ed universale, perché non soltanto inviato da Dio, ma perché Figlio di Dio Padre, unito allo Spirito Santo.

Giovanni, il Battezzatore, ultimo profeta dell’Antico Testamento e primo del Nuovo Testamento, ha il compito di additare, finalmente, in Gesù, la realizzazione puntuale ed esaustiva delle promesse messianiche.
Mentre, sulla riva del Giordano, con un rito battesimale penitenziale, sta compiendo la missione di preparazione immediata, all’accoglimento del Redentore, ecco “Gesù venire verso di lui”.
Lo indica “Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”, con la sua dedizione, l’offerta sacrificale di se stesso, secondo le predizioni profetiche. Infatti nel libro di Isaia specialmente, ma anche in altri scritti veterotestamentari, il “Servo di Jahvè”, il Messia è preannunciato “come agnello condotto al macello, pecora muta di fronte ai suoi tosatori” (Is 53,7). Inoltre, quando l’evangelista scrive, è ormai la prima comunità cristiana vede in Gesù il vero “agnello pasquale”, immolato sulla croce proprio nell’ora in cui nel tempio di Gerusalemme, secondo le prescrizioni mosaiche, vengono sacrificati gli agnelli.
Il Battista richiama l’attenzione sulla sua missione di precursore di Gesù, sebbene Gesù sia esistito “prima” di lui (implicito il riferimento alla sua eternità divina).
E ribadisce sia la propria inferiorità rispetto a Gesù – “non lo conoscevo” – sia la propria missione, mediante il battesimo soltanto “con acqua”, cioè non soprannaturalmente efficace, allo scopo di “farlo conoscere”, come colui il quale, invece, donerà il Battesimo “in Spirito Santo” e poi darà mandato agli Apostoli di battezzare “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
La testimonianza di Giovanni Battista non ha valore semplicemente umano, ma è garantita dallo Spirito Santo, il quale si rende presente nel segno di “una colomba”, che cala su di lui, attuando un annuncio preciso: “L’uomo sul quale vedrai scendere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo”. Dunque il Precursore porta a compimento la sua missione, indicando in Gesù, non soltanto l’inviato da Dio, ma “il Figlio di Dio”.

Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo
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