La parola
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Convertitevi e credete al Vangelo

III domenica del Tempo Ordinario

L'invito a convertirsi, a recedere dal male, onde evitare sanzioni e beneficiare della misericordia viene rivolto da Dio a chiunque: abitualmente tramite un profeta e magari anche contrariamente ai punti di vista del profeta stesso. Appena l’uomo si ravvede, fa penitenza e cambia condotta, si rende meritevole della benevolenza divina, la ritira ogni minaccia di punizione. La conversione è “cambio di mentalità”, di criterio, di giudizio. E’ totale quando arriva ad essere pienamente consapevole della transitorietà di ciò che è terreno, usandone quindi con interiore distacco. Quanto è meglio allora rispondere con prontezza e generosità all’invito divino, che per il cristiano si traduce nel seguire Gesù! Chi segue Gesù può anche partecipare della sua missione salvifica, divenendo a sua volta banditore del “regno di Dio” nell'ambiente in cui si trova a vivere.

Giovanni Battista viene fatto arrestare da Erode Antipa, al quale il profeta rimprovera, anche pubblicamente, di convivere con Erodiade, moglie del fratello Filippo. Si conclude così, drasticamente, la missione del Precursore, il quale peraltro ha già avuto modo di presentare Gesù. Per il Messia è giunto, pertanto, per il momento di agire. Dalla Giudea, in cui è stato a farsi battezzare da Giovanni, Gesù torna in Galilea, donde comincia la sua predicazione. In tal modo si rende, subito, sospetto al giudaismo più rigoroso, in quanto la Galilea è considerata regione di scarsa osservanza della legge mosaica, oltre ad essere influenzata da un certo movimento nazionalistico-messianico, che ha già creato problemi a Gerusalemme, con qualche sedicente messia. La scelta di Gesù non è senza significato: il suo messaggio è diverso dalla dottrina giudaica, il cristianesimo supera la legge veterotestamentaria. Marco riassume l’opera di Gesù, dicendo che “predica il Vangelo di Dio”: ossia in un’epoca, in cui si celebrano “i vangeli” (così sono chiamati i lieti annunzi, le feste, le liturgie) delle imprese di imperatori, Gesù annuncia la grande impresa di Dio, la salvezza, la liberazione dell’uomo dalle radici del male. Un’impresa profetizzata e preparata lungamente, per secoli. Ora “il tempo” della salvezza è compiuto”, è giunto. Gesù parla della salvezza adottando un’espressione tipica: “il regno di Dio” – la signoria divina, improntata a paternità amorosa, nel contempo giusta e misericordiosa – “è vicino”, sta accanto all’uomo, a portata di… intelligenza e cuore. Dio che instaura il suo regno, ma l’uomo deve volerlo accogliere. Di qui l’esortazione imperativa di Gesù: “Convertitevi”. Un verbo, “convertirsi”, che, in ebraico – “shub” – significa, tornare sui propri passi sbagliati, per riprendere la via giusta (come gli erranti nel deserto, all’epoca dell’Esodo, in cammino verso la Terra Promessa) e che, in greco – “metanoein” – significa cambiare modo di pensare, cambiare mentalità: occorre, dunque, che l’uomo peccatore cambi mentalità, ritorni sui suoi passi sbagliati, per intraprendere la strada giusta verso “il regno di Dio”. Conversione è quindi rinunciare ad altri “regni”, per volgersi totalmente alla signoria di Dio, per lasciarsi arricchire da lui. “Credete al Vangelo”, aggiunge Gesù. Espressione unica in tutto il Nuovo Testamento in cui è l’invito ad affidarsi all’opera grandiosa di Dio, ad accogliere senza condizioni o tentennamenti l’annuncio gioioso della presenza definitiva di Dio accanto all’uomo. Quasi a documentare l’efficacia della predicazione di Gesù, l’evangelista narra succintamente la vocazione dei primi quattro discepoli, l’esordio della comunità cristiana. A Simone ed Andrea Gesù propone imperativamente: “Seguitemi”. Il fatto è assolutamente inusitato: i profeti invitavano a seguire Dio; i rabbini, erano scelti dai loro discepoli. E’ Gesù, invece, che sceglie e chiede una sequela della sua persona, non semplicemente dei suoi insegnamenti: i discepoli debbono seguire lui, non solo una dottrina. Il cristianesimo è sequela di Gesù, non di una ideologia. I discepoli vengono chiamati nel loro ambiente esistenziale, non in una atmosfera particolarmente ieratica o mistica. Perché è nel loro ambiente che dovranno, a loro volta, farsi missionari: “vi farò diventare pescatori di uomini”. Il significato di servizio apostolico è trasparente. La stessa chiamata avviene nei confronti dei fratelli Giacomo e Giovanni, anch’essi pescatori. I quattro “seguono” prontamente Gesù, abbandonando, gli uni le reti, gli altri il padre, la barca e i garzoni. Una conversione totalizzante. In entrambi i casi l’evangelista annota che Gesù sta “camminando” e “vede” i discepoli: ancora un riferimento al passeggiare di Dio nella creazione e al suo vedere (Gn 1-2) che hanno valenza creativa; cioè in Gesù c'è la presenza di Dio, l quale, nel momento in cui “vede” i discepoli, li fa, li crea discepoli ed anche “pescatori di uomini”.

Fonte: Il Cittadino
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