La parola
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Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo

Santissima Trinità (domenica 27 maggio)

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». 

Dopo la ribellione originale dell’uomo, Dio non s’è arroccato nella sua trascendenza, ma s’è chinato a guidarlo nuovamente a Se. Ha ricominciato da Israele, mostrando la sua affascinante paternità, offerta a tutto il genere umano. Un Padre, che non si accontenta di offrirsi all’uomo, ma gli dà forza interiore per accoglierlo e riconoscerlo: dona il suo Spirito e lo fa figlio adottivo, mediante il Figlio. Così l’uomo, ogni uomo, è chiamato a diventare partecipe della vita divina, della vita Trinitaria, diventando discepolo di Cristo, tramite il ministero che egli ha affidato agli Apostoli. 

Gli Apostoli – al momento ridotti ad Undici, a causa della defezione e del suicidio di Giuda, ma riconosciuti ed indicati sempre come un unico corpo, un collegio – dopo la risurrezione di Gesù si sono tornati in Galilea, lontani dall’ostilità di Gerusalemme, per ordine di Gesù, il quale ha dato loro appuntamento su un monte, imprecisato dall’evangelista, ma probabilmente identificabile con il Tabor o, più a nord, con il colle, sul quale Gesù ha intrattenuto le folle con il discorso delle “Beatitudini” (Mt 5, 1 ss). Molte circostanze particolarmente rilevanti vissute da Gesù con gli Apostoli hanno avuto come sito un’altura.

Ciò non può essere sempre casuale, senza significato. “Quando lo vedono gli si prostrano dinanzi” giacché lo riconoscono ormai come “Signore”, cioè Dio.

 Ma subito l’evangelista sembra correggersi e precisa: “alcuni però dubitano”. 

Dopo essersi “avvicinato loro”, rimarcando così un rapporto diretto, immediato, d’intesa familiare, Gesù rivolge brevi parole.

 Nonostante la solennità delle affermazioni e l’importanza dei mandati, il discorso – globalmente considerato – è un’affermazione della sua universale signoria. Per quattro volte esprime totalità: “ogni potere in cielo e in terra”, “tutte le nazioni”, “tutto ciò che ho comandato”, “sono con voi tutti i giorni”.

Da notare pure che nella cultura semitica già il quattro è numero cosmico, simboleggia e richiama l’universo.

E comunque specificamente ed esplicitamente Gesù rivendica a sé il potere (“exousia” in greco) universale, “in cielo e in terra”.   “Il cielo e la terra stanno ad indicare l’universo intero e tutto l’insieme evoca irresistibilmente il misterioso Figlio dell’Uomo al quale Daniele attribuiva poteri supremi e un regno indistruttibile (Dn 7,13-14; cfr. Mt 26,64), ma il volto prima indecifrabile della figura profetica è ormai pienamente svelato nella gloria: è il volto del Figlio di Dio; e la Signoria non è dominio e sfruttamento, come aveva proposto Satana sul monte della tentazione (Mt 4,8), ma salvezza, cioè servizio (Mc 10,45). 

Come il Dio dell’A.T. Gesù è il Signore del cielo e della terra, che non solo dichiara il suo potere, ma lo trasmette ai "suoi fratelli" (Mt 28,7) conferendo loro una missione che riguarda tutte le genti di tutti i tempi” (S. Garofalo).

Un potere pieno e pienamente trasmesso (“dunque”). Una missione partecipata imperativamente, non come esortazione o consiglio: “andate”, “ammaestrate”.

Gli Apostoli non potranno sottrarsi al mandato.

 Dovranno “andare”, non starsene ad aspettare. “Ammaestrate” è, in realtà, traduzione riduttiva del greco “matheteusate”, che significa più precisamente: “fate discepoli”, il che implica non semplicemente la trasmissione di un messaggio ma l’instaurazione di un rapporto personale con Gesù.

Un rapporto personale, che si fonda sul Battesimo: il participio “battezzando” è specificazione del modo di “far discepoli”, mettendo in relazione con la Divinità, la Trinità (“nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”). Un insegnamento da recepire non soltanto intellettualmente, ma da attuare, da “osservare”.

Destinatari della missione apostolica: tutti gli uomini, di tutti i tempi. 

Garanzia contro gli errori: la perenne e diuturna assistenza di Gesù: “ecco io sono con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. Poiché gli Undici non sono immortali, è ovvia la volontà di Cristo: la loro missione venga continuamente trasmessa a successori, “sino alla fine del mondo”.

Fonte: Il Cittadino
Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
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