La parola
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4a domenica d’Avvento, Lc 1,39-48a

A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

Non poteva mancare alla nostra meditazione di Avvento l'incontro con Maria di Nazaret. Tutto l'Avvento parla di lei, dei nove mesi di gestazione, di attesa silenziosa, di trasformazione interiore e non solo corporea per prepararsi ad accogliere dentro di sé e dare alla luce per il mondo il Figlio di Dio Gesù. San Luca, attento osservatore della Madre di Dio, eco fedele dei suoi sentimenti più intimi, rispetto all'evangelista Marco aggiunge i primi due capitoli del suo Vangelo, chiamati 'Vangeli dell'infanzia'.

A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

Non poteva mancare alla nostra meditazione di Avvento l'incontro con Maria di Nazaret. Tutto l'Avvento parla di lei, dei nove mesi di gestazione, di attesa silenziosa, di trasformazione interiore e non solo corporea per prepararsi ad accogliere dentro di sé e dare alla luce per il mondo il Figlio di Dio Gesù. San Luca, attento osservatore della Madre di Dio, eco fedele dei suoi sentimenti più intimi, rispetto all'evangelista Marco aggiunge i primi due capitoli del suo Vangelo, chiamati 'Vangeli dell'infanzia'. Anche se è chiaro a tutti che non sono pagine che si presentano come un racconto storico, basato su documenti che possano dare a noi moderni una certezza storiografica, è altrettanto chiaro che la storia è scritta anche dai semplici e dagli umili. I poveri come Maria non hanno certo un archivio dati come gli uffici pubblici, come la corte del re Erode ad esempio, ma hanno una memoria fedele e amorosa dei fatti che hanno sconvolto e trasformato la loro vita privata, e in questo caso il destino di tutta l'umanità. San Luca ascolta attento, e accuratamente trascrive i ricordi di tutti quelli che ha potuto ascoltare, unendoli poi ad una profonda meditazione del testo sacro biblico, che aveva già annunciato e parlato di un Messia povero, semplice, re di pace che avrebbe veramente cambiato le sorti di Israele e del mondo intero. Maria è portatrice di una vita che viene da Dio, e possiamo immaginare con quale onore ed amore si reca dalla cugina Elisabetta in Giudea, sapendo di portare in sé la Vita. Noi oggi la paragoniamo all'Arca dell'Alleanza, lo scrigno di legno di acacia bordato d'oro che il sacerdote levita Aronne aveva fatto preparare nel deserto per trasportare le due tavole di pietra che recavano incise le Dieci Parole di Alleanza tra Dio e il popolo di Israele, un vaso con un po' di manna, l'alimento del deserto, e la verga fiorita di Aronne (Ebrei 9,4). Maria porta in sé il Pane vero, l'alimento per la nostra vita di deserto. Ella porta dentro di sé la Parola vera, quella significata dalle dieci parole di alleanza, il patto eterno di amicizia e di amore tra Dio e l'umanità. Maria porta dentro di sé il bastone della tribù di Levi, che era fiorito come segno di appartenenza speciale a Dio di una porzione di popolo esentata dal possesso della terra e da altri lavori per essere a disposizione totale del servizio cultuale a Dio (Numeri 17,8). Il Vangelo indica anche la modalità di questo viaggio: 'in fretta', indicando l'ardore del cuore di Maria, il desiderio che mette le ali ai piedi di comunicare a tutti quella Vita di cui è portatrice. Mentre le due donne gravide si salutano, accade qualcosa. Giovanni nell'utero di Elisabetta riconosce Gesù portato da Maria, e freme. Un fremito profetico di gioia, di riconoscimento, uno scossone per una vita che deve ancora venire alla luce. La madre poi spiegherà con parole quanto le è accaduto dentro, ma è un feto in formazione, il piccolo Giovanni, che precorre tutti, precede tutti indicando a sua madre Chi è colui che viene a Lei tramite Maria. Ciò che è vero di Gesù e di Giovanni, è vero per ogni essere vivente, e tutte le culture del mondo hanno da sempre riconosciuto nei figli un dono di Dio stesso. Molti genitori sensibili fanno esperienza di cosa voglia dire collaborare con Dio Creatore nel mettere al mondo una creatura. Alcune donne oggi fanno fatica a mettersi in sintonia con se stesse, e trattano il feto come trattano tutte le cose e le relazioni, a partire dal proprio gigantesco ego. In questo caso la madre non si mette in sintonia con un mistero di vita che le viene partecipato, ma dispone a suo piacimento, come un bambino che può accettare o distruggere in un attimo un dono prezioso, perché non ne capisce il valore. Come Maria invece, molte donne diventano portatrici di un mistero che le supera, ottengono da Dio la capacità di essere veicolo di vita, trasmettitrici di un'esistenza che viene da lontano la quale, volenti o nolenti, coscientemente oppure no, diverrà segno vivente di una nostalgia umana di assoluto, rimando ad una Vita che si esprime e si incarna nelle tante vite umane. Elisabetta si sente improvvisamente ripiena di Spirito Santo. Non è un'informazione casuale quella di san Luca. Lo Spirito, come il vento, è la potenza di Dio sempre presente quando c'è una fecondazione. Come il vento soffia e muovendosi sparge le infiorescenze e i semi, inseminando ed impollinando, così lo Spirito di Dio. Si muove, soffia, alita, parla, comunica vita, produce vita, trasmette vita e vitalità ad ogni essere umano che si lasci coinvolgere. Il bambino che Elisabetta darà alla luce, secondo le parole dell'angelo a Zaccaria 'ripieno di Spirito Santo fin dal grembo materno' (Lc 1,15), partecipa alla madre l'esperienza di questa comunione profonda e stabile con lo Spirito Santo di Dio, il quale comunica sempre alla nostra vita una visione nuova e vera delle cose. Elisabetta, ricolma di Spirito Santo, può gioire e vedere chiaramente ciò che Dio sta compiendo nella vita di sua cugina Maria. Nasce in questo momento un grido di gioia che giustamente verrà ripreso dalla liturgia della prima comunità cristiana. Maria viene proclamata da Elisabetta e da tutti i futuri credenti 'benedetta tra le donne' perché portatrice di un 'benedetto frutto del grembo'. Come già Giuditta, figura del minuscolo e debole popolo di Israele, che aveva sconfitto da sola le armate del terribile esercito avversario di Oloferne, Maria viene ricosciuta portatrice di una vita che sarà salvezza (Yehoshua - Gesù) di tutti. Benedetta, portatrice di benedizione per tutti come Abramo, e beata di quella beatitudine che Gesù proclamerà come nuova legge del credente. Beata 'perché ha creduto' a ciò che Dio le ha promesso. Ecco la grandezza di Maria, riconoscibile solo grazie alla chiarezza infusa dallo Spirito Santo. Solo Dio ci può consentire di vedere la sua salvezza all'opera in questo mondo, solo lo Spirito di Dio ci può aiutare a vedere la beatitudine e la benedizione che scaturiscono da Maria per tutti. Nel puro stile divino, che era già ben presente nell'antica alleanza, Dio dona il suo Spirito e con esso la luce per riconoscerlo all'opera in tante umili e semplici creature che, come Maria, non fanno niente di straordinario, o meglio fanno la cosa più straordinaria, difficile e semplice insieme: credere alle sue parole, alla sua venuta, alla sua presenza ed azione nel nostro vissuto umano. Anche noi, possiamo ripetere con Elisabetta le parole che esprimono stupore e adorazione per la venuta in mezzo a noi della Madre di Dio, venuta che porta con sé la presenza viva e luminosa del nostro Signore Gesù Cristo.

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