La parola
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Il Vangelo della Domenica, Gv 6,37-40

Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue

Nella festa del Corpo e Sangue del Signore, ci viene proposto il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia, secondo Marco, che unisce due caratteristiche proprie della tradizione evangelica: da una parte c'è l'intento della memoria, del richiamo all'evento che fonda il gesto eucaristico nell'esistenza dei discepoli, contemporaneamente c'è un chiaro sfondo liturgico, a dimostrazione che i nostri vangeli sono nati dalla vita reale delle prime comunità.

Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue

Nella festa del Corpo e Sangue del Signore, ci viene proposto il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia, secondo Marco, che unisce due caratteristiche proprie della tradizione evangelica: da una parte c'è l'intento della memoria, del richiamo all'evento che fonda il gesto eucaristico nell'esistenza dei discepoli, contemporaneamente c'è un chiaro sfondo liturgico, a dimostrazione che i nostri vangeli sono nati dalla vita reale delle prime comunità. Non è mai infatti esistita una comunità cristiana che non abbia celebrato la frazione del pane, memoriale vivo della Pasqua di Cristo e segno efficace della presenza del Risorto tra i suoi. Tutto questo per fedeltà ai gesti e alle parole di Gesù nell'ultima cena con i suoi discepoli: la Chiesa delle origini ha custodito con amore e con cura la memoria dell'atto di Cristo e delle sue sorprendenti parole sul pane e sul vino, e ha celebrato da subito la cena del Signore. Essa non ha voluto riprodurre materialmente tutti i momenti e i particolari della cena pasquale, ma ha dato forma liturgica a tre gesti essenziali, che racchiudono la verità stessa del sacramento eucaristico: il rendimento di grazie sul pane azzimo e sul calice del vino, e la duplice formula sul pane, identificato con il corpo del Signore e sul vino, condiviso come 'sangue dell'alleanza'. Siamo così ricondotti all'origine dell'Eucaristia, memoriale perenne del sacrificio pasquale di Cristo e sua viva presenza, come cibo e bevanda per i credenti di ogni tempo, e proprio ponendo attenzione agli elementi che l'evangelista mette in rilievo, possiamo entrare nel cuore del mistero e del dono. Innanzitutto il contesto, più volte richiamato, è quello della cena pasquale, una cena che ha valore rituale, che già nella fede d'Israele non è una semplice rievocazione, ma una ripresentazione simbolica e reale della Pasqua di liberazione e dell'intervento salvifico di Dio: dunque anche la cena del Signore con i suoi va molto al di là di un convito fraterno, amicale, e si carica di una forza per la quale gli eventi anticipati nelle parole e nei gesti di Gesù - il suo corpo dato e il suo sangue versato sulla croce - sono resi presenti e consegnati per sempre alla memoria della Chiesa. Ogni volta che celebriamo l'Eucaristia, ripetendo i tratti essenziali della cena, siamo resi contemporanei dell'offerta di Cristo, consumata fino alla fine e la sua Pasqua diventa la nostra Pasqua. Inoltre Gesù, prima di pronunciare le parole istitutive del sacramento, ha benedetto e ha reso grazie al Padre, conferendo al gesto eucaristico una tonalità di lode e di ringraziamento (senso proprio del termine greco 'eucaristia'); così noi ripresentando la cena nella forma celebrativa, siamo chiamati ad entrare in questo movimento di lode a Dio, e a partecipare dell'affidamento profondo con cui Gesù ha percorso l'ora della passione, certo che il Padre non lo avrebbe abbandonato nelle tenebre della morte, come non avrebbe abbandonato i suoi fedeli nelle prove della vita. Al centro della narrazione vi sono i gesti e le parole che accompagnano il dono del pane e del vino: un pane spezzato e donato ai discepoli, un calice condiviso a cui tutti possono bere. Già in questi segni si annuncia la realtà di una vita offerta, 'spezzata', per i suoi, e di un amore che si diffonde e crea comunione intorno a sé, ma ancora di più stupisce la realtà indicata dalle parole del Signore: 'Prendete, questo è il mio corpo. … Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti'. Il pane è trasformato nel corpo di Cristo, cioè nella sua persona viva che si dona e assume la morte ingiusta che subirà come consegna amorosa e obbediente di sé al Padre; il vino è trasformato nel sangue di Gesù, ed è Lui stesso l'alleanza indistruttibile tra Dio e noi, un sangue versato per molti, che indica la morte violenta che Cristo vivrà, come il servo che porta il peccato del suo popolo. C'è una ricchezza inesauribile in queste parole, rilette e comprese dalla prima comunità nella luce della morte e risurrezione del Signore: qui siamo posti di fronte alla realtà di un sacrificio, reso attuale e operante nel cammino della Chiesa, e di una presenza reale di Gesù, nei segni così significativi ed eloquenti del pane spezzato e del vino versato, qui possiamo ritrovare lo stupore della fede di fronte ad un dono così grande e familiare.Corrado Sanguineti

Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue
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