La parola
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Il Vangelo della Domenica, Marco 1,12-15

Gesù, tentato da Satana, è servito dagli Angeli

Secondo un'antica tradizione, nella prima domenica di Quaresima, il Vangelo ci propone un mistero singolare della vita di Cristo, le sue tentazioni nel deserto. In realtà, il racconto che ci consegna Marco, nella stessa collocazione di Matteo e di Luca, non descrive la prova del Tentatore, ma ci offre un'immagine significativa di Gesù, alla quale la Chiesa vuole guardare, all'inizio del tempo quaresimale.

Gesù, tentato da Satana, è servito dagli Angeli

Secondo un'antica tradizione, nella prima domenica di Quaresima, il Vangelo ci propone un mistero singolare della vita di Cristo, le sue tentazioni nel deserto. In realtà, il racconto che ci consegna Marco, nella stessa collocazione di Matteo e di Luca, non descrive la prova del Tentatore, ma ci offre un'immagine significativa di Gesù, alla quale la Chiesa vuole guardare, all'inizio del tempo quaresimale. Un primo aspetto che traspare è l'azione dello Spirito: lo Spirito che si è manifestato nell'ora del battesimo e che è disceso sul Messia, all'inizio della sua missione pubblica, ora sospinge, quasi violentemente, Cristo nel deserto, e immediatamente, la parola 'deserto' richiama una realtà fondamentale nel cammino d'Israele. Il deserto della lunga peregrinazione per giungere alla terra dei padri, il deserto, luogo di prova, di tentazione, talvolta di mormorazione e di ribellione verso Dio, e, nello stesso tempo, luogo dell'incontro, dove risuona la voce del Signore, dove si riceve il dono della Legge, dove Israele impara a conoscere e ad amare il suo Dio. In questa luce, diventa chiaro perché lo Spirito sospinge Gesù nel deserto, e perché la stessa urgenza di radicalità e di nettezza, viene suscitata nel cuore della Chiesa, nell'esistenza dell'uomo che segue Cristo. L'ambivalenza del deserto viene vissuta anche da Gesù, che nel silenzio e nella solitudine, affronta la tentazione di Satana, 'il padre della menzogna', e certamente sa ascoltare la voce del Padre, senza lasciarsi vincere dal Maligno; in tutto ciò, c'è come un'anticipazione del cammino dei discepoli, del cammino della Chiesa. In fondo, la stessa Quaresima, come tempo di un più intenso ascolto del Vangelo, segnato dalla preghiera, dal digiuno e dalle opere di carità fraterna, può essere visto come un grande tempo di ritiro, nel quale ogni credente è chiamato a scegliere l'essenziale, a ritrovare tempi personali di silenzio e di memoria, di preghiera e di ascolto, per riprendere, alle radici, la sua fede e la sua adesione amorosa a Cristo. Nella prova, anche la Chiesa incontra la tentazione, anche noi siamo tentati da Satana, senza quasi che ce ne accorgiamo, tentati sull'essenziale, perché questo tempo, tutto orientato alla Pasqua del Signore, passi invano, senza lasciare traccia nella vita. Come per Gesù, l'opera del Tentatore non è all'esterno, attraversa il cuore, la mente, cerca di indebolire la libertà, di far avvertire la pesantezza o l'inutilità di un nuovo inizio - 'tanto non cambia nulla, tanto sono sempre lo stesso' - nel percorso della conversione, nella tensione inesausta a riconoscere e ad amare Cristo. Guardare al mistero di Gesù, che per quaranta giorni, dimora nel deserto, tentato da Satana, è il modo più semplice per accettare l'inevitabile prova, che accompagna ogni serio tentativo di riprendere in mano la vita di fede e di mettersi dietro le orme di Cristo, nella grande compagnia della Chiesa: un richiamo realistico ed umile alla vigilanza, al combattimento spirituale, al carattere drammatico di un'esistenza mossa dallo Spirito, tesa ad immedesimarsi con il suo Signore. Ma la breve rievocazione di Marco mette davanti a noi una promessa di vittoria, già realizzata in Gesù: attraverso la lunga prova, è come se Cristo facesse rivivere in sé lo stato di vita del primo Adamo, anteriore alla catastrofe del peccato. Con un linguaggio che può suonare strano e che ha una forte valenza simbolica, l'evangelista scrive: 'Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano'. Dietro le immagini, qual è la realtà? È l'uomo Gesù che vive in una condizione 'paradisiaca', riconciliato con gli animali feroci o non addomesticati, e servito dagli angeli: come a dire, attraverso la prova, Cristo, nella sua totale fedeltà al Padre, conosce una capacità di nuovo rapporto con la realtà, con la natura e sperimenta la custodia e la protezione di Dio. Tutto ciò non è una bella favola, e non sono nemmeno puri simboli, ma è qualcosa di reale, che si fa visibile nella vita dei santi, dei grandi amici di Cristo: quanti di loro hanno testimoniato un modo intenso ed affascinante di guardare e trattare ciò con cui entravano in contatto, dalla natura alle creature umane, e intorno alla loro presenza sono nate forme di vita nuova, che nel tempo hanno trasformato la società, senza progetti preordinati, ma solo dalla passione con cui questi uomini cercavano Dio, vivevano il Vangelo (pensiamo ai monasteri, edificati spesso bonificando le terre, e divenuti centri di educazione, di cultura, di pensiero). Questa non è storia di ieri, ma anche di oggi, e la Quaresima ritorna, con il racconto di Gesù tentato e vittorioso, per riproporre a ogni discepolo la possibilità di questo percorso semplice ed esigente.Corrado Sanguineti

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