The tree of file

Regia: Terrence Malick
Attraverso questi due concetti si svolge la narrazione di "The tree of life - L'albero della vita". Tramite la scelta tra questi due modi di intendere l'intera esistenza e il suo mistero si svolge il racconto del film: la storia di una famiglia del Midwest negli anni Cinquanta: un padre duro e rigoroso, una madre dolcissima e tre bambini, dei quali uno muore in circostanze drammatiche e misteriose. Il racconto dell'infanzia è filtrato dagli occhi del primogenito Jack, ormai adulto, a partire dalla sua nascita. Nascita preceduta da immagini che portano lo spettatore ad una visione dei primordi della vita sulla terra.
Film originalissimo, delicato e profondo nello stesso tempo, quello di Terrence Malik, regista nato nell'Illinois nel '43, laureato in Filosofia ad Harvard e cosiderato da molti "l'erede" di Stanley Kubrik. Ma se un confronto proprio si deve, sarebbe meglio farlo con il cinema di Tarkovskij: con il regista russo Malik sembra condividere l'interesse per il mistero e il senso della vita, l'esistenza di Dio e, non ultimi, temi biblici non da poco. Su tutti, infatti, emerge l'interrogativo di Giobbe, con cui si apre il film stesso, il tema della colpa, del perdono e dunque della grazia. Per tutto il film infatti ricorrono le domande più importanti che possa porsi un uomo: Dio mi vede? Mi ama? E io chi sono per lui? Domande poste in modo intelligente, mai con sfrontatezza o banalità, anzi piuttosto in modo doloroso, come le domande che nascono appunto da un'esperienza come quella di Giobbe di fronte alla perdita dei beni affettivi e materiali. Si tratta dunque di un film coraggioso, realistico e nello stesso tempo profondamente poetico (ultimamente si direbbe che solo gli americani sappiano fare film sulla vita e sulla morte, sulla spiritualità, senza negare la necessità di porsi domande fondamentali). "The tree of life" dura più di due ore, eppure non si pensa per un attimo a guardare l'orologio. Palma d'Oro ampiamente meritata.