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Maria Maddalena

Un film di Garth Davis

Maria Maddalena

Maria Maddalena è una delle figure che nella storia degli studi biblici rimane tra quelle più enigmatiche, ma anche nel contempo pregata come santa dalla Chiesa Cattolica. L’identificazione con una prostituta è frutto di una serie di equivoci (una visione nata probabilmente da un equivoco nella lettura dei Vangeli di Luca e di Giovanni, ufficializzata da Gregorio Magno nel 591 e rimessa da decenni ufficialmente in discussione dalla Chiesa). La sua comparsa avviene nel Vangelo di Luca come “una delle donne che assistevano Gesù con i loro beni”. Si narra che fosse posseduta da sette demoni e che da Gesù fu liberata. Ciò potrebbe significare che era colpita da un male (morale o fisico). Maria di Magdala fu una fedele seguace di Gesù. Fu la prima la mattina di Pasqua a cui il Cristo risorto apparve e la chiamò per nome. Per questo Papa Francesco ha reso più solenne la sua memoria equiparando la sua festa alla stregua delle solennità che celebrano gli altri apostoli: “l’Apostola degli Apostoli”. E’ questo il profilo di donna nel film di Garth Davis. Una donna che entra in totale sintonia con Gesù e capisce in profondità il senso della sua predicazione.

Maria Maddalena non è un film religioso, si muove su dimensioni più spirituali e universali. L’adesione a Gesù, come l’adesione di ogni fedele, deve essere innanzitutto spirituale ed interiore. Il regno è vicino ed è così vicino che nasce nel cuore di Maria Maddalena.

Il film Maria Maddalena è un prodotto culturale che pone delle questioni vere e ha tutto il diritto e l’onestà intellettuale di porle.

Il film ha certamente i suoi difetti, perché prende quota lentamente, rischia di essere troppo didascalico e, in alcuni momenti, anche un po’ oleografico. Ha però il grande merito di rendere finalmente giustizia a questa donna a cui l’annuncio della fede nel Messia risorto deve tanto, se non tutto. Infatti, la riabilitazione di Maria di Magdala, finalmente non più presentata come la peccatrice pentita voluta da Gregorio Magno (591), è stata resa possibile da un secolo di esegesi femminista che ha riaperto i faldoni ritenuti ormai definitivamente chiusi e depositati nell’archivio della memoria e obbligato a mettere in discussione l’immaginario occidentale, dominato da opere letterarie e artistiche spesso anche straordinarie ma, altrettanto spesso, del tutto lontane dai testi evangelici.

Da segnalare le musiche estranianti ed affascinanti curate dal talentuoso compositore islandese Jòhann Jòhannsson, scomparso prematuramente lo scorso 9 febbraio a Berlino.

Fonte: Comunicati stampa
Maria Maddalena
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