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Everest

Maggio 1996: partite dal campo base, due diverse spedizioni si trovano ad affrontare la scalata della montagna più alta del mondo. Gli scalatori, ognuno con la propria storia e aspirazioni alle spalle si troveranno ad affrontare una sfida impossibile, al limite dell’ossessione.

Everest

Maggio 1996: partite dal campo base, due diverse spedizioni si trovano ad affrontare la scalata della montagna più alta del mondo. Gli scalatori, ognuno con la propria storia e aspirazioni alle spalle si troveranno ad affrontare una sfida impossibile, al limite dell’ossessione.
Il regista islandese Baltasar Kormakur si è ispirato ad una storia vera, che aveva suscitato molto scalpore e poi raccontata dallo scrittore Jon Kracauer in “Aria sottile”: nel 1996 si affollavano al campo base una ventina di spedizioni verso la vetta dell’Everest. Per 65 mila dollari si poteva essere “accompagnati” ad oltre 8000 metri di altitudine! Kormakur racconta la spedizione di due di queste organizzazioni: l’Adventure Consultants e la Mountains Madness, entrambe neozelandesi. La prima era guidata da Rob Hall, un esperto scalatore, mentre la seconda era guidata da un alpinista spericolato. In ogni caso le due compagnie erano considerate tra le più importanti nel settore dell’alpinismo commerciale. Il film, presentato in apertura dell’ultimo Festival di Venezia, ha suscitato consensi e critiche: da una parte si è considerato scontato e retorico il tema dell’amicizia, della psicologia dei personaggi, di tutto ciò che insomma possiamo trovare in una pellicola sulla montagna. In parte questo è vero, ma forse ciò che preme di più al regista e che emerge prepotentemente nel film, è il contrasto tra l’alpinismo per vera passione, che non ha mai smesso di animare gli scalatori, e l’atteggiamento del “turista” della montagna, il quale con arroganza rischia la vita di sé e degli altri. Anche la denuncia di tutto ciò che l’uomo produce a discapito della natura, al di là degli stereotipi, non manca di verità. Insomma, quello che vuol mostrare Kormakur forse è la necessità di un atteggiamento più umile, da parte dell’uomo, nei confronti della montagna. Per il resto, allo spettatore non mancherà la tensione e la visione spettacolare dei paesaggi. Il film è stato girato, oltre che a Roma e nel Regno Unito, anche in Nepal e in Val Senales.
 

Allegato: lettera_arcivescovo.pdf (232,73 kB)
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