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Dialoghi con Dio

Dialoghi con Dio

Se da più parti si sollevano ogni tanto delle voci a favore dell'ateismo contro "l'irrazionalità" della religione e della fede, c'è da dire che però la dimensione religiosa continua ad essere un argomento quanto mai attuale e lo dimostra anche la 71ma Mostra del Cinema di Venezia, al via in questi giorni. Infatti, tra i film vagliati dal direttore Alberto Barbera, ci sarà (il 30 di agosto in Sala Grande e ripetuto il 6 settembre in Sala Darsena) "Word with Gods" ("Dialoghi con Dio"). Si tratta di un'opera corale a cui hanno collaborato nove registi, in base ad un progetto del regista messicano Guillermo Arriaga.
Lo stesso Arriaga racconta di essere stato contattato per questa idea, da due giovani "coraggiosi" produttori indipendenti, Alex Garcia e Lucas Akoskin. Tra i nove registi vi sono alcuni grandi nomi già ben conosciuti dal pubblico, altri meno conosciuti, ma tutti con una certa propensione ad occuparsi della sfera del sacro. Gli autori provengono da ambienti, religioni, culture e posizioni differenti: Warwick Thornton apre il primo dei nove segmenti con il corto intitolato "Veri Dèi" e ambientato nel deserto australiano, basato sulla tradizione animista e dunque sull'esperienza aborigena alla quale appartiene lo stesso regista.
Héctor Babenco, "L'uomo che rubò un'anatra", ambientato nelle periferie di San Paolo; l'indiana Mira Nair, già conosciuta dal grande pubblico, firma l'episodio "La stanza di Dio"; "Sofferenze" è invece un altro corto del giapponese Hideo Nakata; a lui fa seguito l'israeliano Amos Gitai (già famoso per "Kippur" e "Kadosh") con "Il libro di Amos" (il regista è presente al festival anche con un suo lungometraggio). Alex de la Iglesias (presente anche lui con un'altra opera al la Mostra) contribuisce con "La confessione"; il serbo Emir Kusturica presenta la giornata di un prete ortodosso con "La nostra vita"; sconcertante sarà la visione offerta da "A volte alza lo sguardo", l'episodio diretto da Bahman Ghobadi. Si chiude con il film di Guillermo Arriaga con "Sangue di Dio", dialogo tra un padre, ingegnere minerario, con il figlio a proposito di una visione che quest'ultimo sostiene di aver avuto. Sebbene lo stesso Guillermo firmi l'episodio sulla posizione dell'ateismo, egli stesso spiega le intenzioni del progetto, cioè quello di riconoscere l'importanza che le religioni, le diverse fedi hanno avuto e hanno tuttora nella vita dei popoli. Nel progetto le diverse religioni o credenze (cattolica, ortodossa, buddista, islamica, ebraica, aborigena) dovevano essere presentate da autori che sono cresciuti in quelle diverse fedi, indipendentemente dall'essere credenti o meno e alla base doveva comunque esserci, insieme all'aspetto critico, anche il rispetto.
Il film, della durata di 129 minuti, segue una "scaletta scelta dallo scrittore Premio Nobel nel 2010, Mario Vargas Llosa.
Non ci rimane che aspettarne la distribuzione.
 

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