Annie, la felicità è contagiosa

La piccola Annie viene lasciata dai suoi genitori alle cure di Miss Hannigan, con la promessa che verranno a riprenderla. In realtà Annie viene abbandonata e la stessa Miss Hannigan, che accudisce altre bambine, è una donna dispotica e insensibile. Il tempo passa e un giorno, mentre corre per la strada e sta per essere investita da una macchina, Annie viene salvata da Will Stacks, un magnate della telefonia e aspirante sindaco. Stacks pensa di poter usare l’episodio per farsi pubblicità, in ogni caso, da quel giorno la vita di Annie cambierà. “Annie”, si è già capito, è una storia fatta soprattutto per i bambini, ma affonda le radici in un vecchio fumetto degli anni ’20 dal titolo "Little Orphan Annie"; la storia, trasmessa poi negli anni ‘30 alla radio, divenne famosissima, tanto che ne fecero un grande musical, finchè la piccola orfanella Annie arrivò nei cinema nel 1982, per la regia del grande John Huston. La fortuna del racconto proseguì poi negli anni ’90 in una produzione televisiva. Gluck ne fa oggi una grande favola ambientata ai giorni nostri, purtroppo perdendo parte dello smalto che aveva caratterizzato la vicenda della piccola orfanella. Infatti, nelle precedenti versioni, la vicenda faceva emergere in modo più evidente l’aspetto etico di tutta la storia: il contrasto tra ricchi e poveri, la possibilità, anche in un’epoca di grande crisi, di cambiare vita, di trovare dei valori positivi oltre a quelli dell’economia più spietata e cinica. “Annie” di Will Gluck risulta più piatto nella trasmissione di questi valori, per diventare soprattutto una favola ed è a tratti un po’ troppo zuccheroso, ma ha il pregio di essere coinvolgente e comunque brillante, con una giusta misura di musica e fantasia. Positivo comunque nei sentimenti, il film si rivela adatto ai bambini che potranno seguirlo con piacere.