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Al cinema - One second

Regia di Zhang Yimou

Interpreti principali: Zhang Yi (l'evaso), Wei Fan (Signor Cinema), Liu Haocun (Orfana Liu). Durata 105 minuti.

Un uomo sta percorrendo le dune spazzate dal vento nel deserto di sabbia nella regione del Gansu: scopriremo presto che sta cercando di raggiungere il distretto dove verrà proiettato, insieme al film, anche la bobina del cinegiornale n° 22. In quella pellicola compare per un secondo l'immagine di sua figlia quattordicenne che non vede da sei anni. Ma anche una ragazza, Orfana Liu, vuole impossessarsi della pellicola. Tra i due, tra una ruberia e l'altra, si creerà un legame.
"One second", ambientato in un remoto distretto della Cina nel 1964, in piena Rivoluzione Culturale, era già stato soppresso nel 2019 dal Festival di Berlino per "motivi tecnici"; è approdato finalmente al Festival di Roma di quest'anno molto probabilmente con qualche taglio, ma si tratta di un bellissimo film di Zhang Yimou. Il regista, nato in Cina nel '50, autore di film come "Lanterne Rosse" e lo spettacolare "La foresta dei pugnali volanti" che gli conferisce una consacrazione internazionale, con "One second" torna a raccontare la Cina rurale come in "Non uno di meno".

Qui lo fa ambientando la storia durante la Rivoluzione culturale, e come protagonista vi è un uomo che evade dai campi di lavoro rieducativi per poter guardare la propria figlia, anche solo per un secondo, in un cinegiornale che inneggia alle politiche maoiste. Anche la ragazza, Orfana Liu è un'emarginata, tanto che lei e il suo fratellino, in quanto orfani, perdono il nome del genitore e un nuovo nome viene dato loro dalla polizia.

Il film ha i toni del cinema neorealista, che fa pensare sia a "Ladri di biciclette" per le disavventure dei protagonisti; sia al "Nuovo cinema Paradiso" per l'amore dichiarato verso la Settima Arte: per poche ore l'intero villaggio, che assiste alla proiezione in un pretenzioso quanto scalcinato cinematografo, sogna davanti alle immagini in movimento; lo stesso "signor cinema", il proiezionista, ha l'ambizione di diventare il più grande proiezionista del nuovo partito. Tra momenti drammatici ed altri divertenti, come quando tutti partecipano al "restauro" della pellicola, "One second" è nello stesso tempo una dichiarazione di amore per il cinema e una denuncia verso un regime che aveva l'ambizione di annullare ogni sentimento che non fosse quello verso la nazione. Lo stesso regista era incorso in censure e multe pesantissime quando si seppe che aveva avuto tre figli, andando contro la legge cinese dell'unico figlio.
"One second" è un'opera di grande spessore etico e morale dunque, in cui emergono l'amore di un padre per la propria figlia, ed infine la comprensione e la speranza.

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