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Al cinema - Nomad. In cammino con Bruce Chatwin

Regia di Werner Herzog

Al cinema - Nomad. In cammino con Bruce Chatwin

Durata: 85 minuti.

Prima di morire lo scrittore Bruce Chatwin regalò al suo amico Werner Herzog lo zaino che lo aveva accompagnato in tutti i suoi viaggi. Il regista in "Nomad", con il famoso zaino in spalla, parte per ripercorrere i luoghi di cui il suo amico aveva scritto nei libri, che sono diventati pietre miliari nella letteratura di viaggio del Novecento. "Nomad" è un documentario di Werner Herzog, cineasta che aveva fatto parte del movimento Nuovo Cinema Tedesco che, tra gli anni '60 e '80, aveva visto nomi, tra gli altri, come Rainer W. Fassbinder, Magarethe Von Trotta, Wim Wenders. I cinefili ricorderanno di Herzog opere come "L'enigma di Kaspar Hauser" o "Fitzcarraldo". Bruce Chatwin (nato in Inghilterra nel 1958 e morto a Nizza nel 1989 di AIDS) è stato l'autore di grandi libri di viaggi, tra i più famosi "Patagonia", "Le vie dei canti" sugli aborigeni australiani, o "Il vicerè di Oidah" sul viaggio degli schiavi dall'Africa al Brasile dove questi venivano venduti.

Il film si apre con l'immagine di turisti alla Cueva del Milodon, nella Patagonia cilena, intenti a fotografare un bradipo gigante del pleistocene, mentre si sentono le parole che danno inizio al libro di Chatwin "Patagonia".

Da lì per quasi un'ora e mezzo si parte sulle tracce dell'amico (conosciuto in Australia nel 1983 e con cui Herzog aveva già realizzato "Cobra verde"), tra immagini che vanno appunto dalla Patagonia, all'Australia, all'Europa del Galles o alla Grotta di Chauvet, mettendo in mostra ambienti, paesaggi, interviste alla stessa moglie di Chatwin, Elizabeth o al suo biografo Nicolas Shakespeare. Herzog mette in scena un film a metà tra racconto e immagini il cui unico filo conduttore è la poetica del viaggiare, anzi del camminare soprattutto.

Lo stesso Herzog non è nuovo a fare lunghi viaggi, come quando, in una sorta di "voto", aveva camminato da Monaco a Parigi per la sua amica Lotte Eisner che si trovava gravemente ammalata nella capitale francese. Soprattutto, il film si basa su ciò che accomunava il regista e lo scrittore, la convinzione che l'uomo sia essenzialmente un viaggiatore e, rispecchiando "Anatomia dell'irrequietezza" di Chatwin, che l'essere umano sia portato naturalmente per esplorare, essere in movimento, portato per gli spazi aperti. L'opera si dimostra interessante sia per la grandezza e la bellezza delle immagini e capace di suscitare riflessioni e dibattiti, soprattutto sull'uomo e il creato.

Fonte: Il Cittadino

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