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Decreto sicurezza bis: in gioco i diritti fondamentali della persona

Lo sostiene Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale

Decreto sicurezza bis: in gioco i diritti fondamentali della persona

“Si sta demolendo la Costituzione un pezzo dopo l’altro”: non usa mezzi termini Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, nel commentare l’approvazione definitiva del Decreto sicurezza bis, diventato legge dopo il voto di fiducia al Senato. 18 articoli centrati principalmente sul soccorso in mare e la gestione dell’ordine pubblico, in particolare durante le manifestazioni sportive. Secondo Flick “sono in gioco i diritti fondamentali della persona. Mettere in piedi un marchingegno complicatissimo per scoraggiare, impedire, intimorire chi pratica il salvataggio in mare è, a mio avviso, contrario alle Convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia e agli obblighi di solidarietà previsti dalla nostra Costituzione”. Il professore è anche preoccupato del rischio che “si venga a creare una cultura di riprovazione del dissenso da fermare con qualsiasi strumento e mezzo. Così come la presunta aggressione ai confini nazionali”.
Mi preoccupa – ha detto Flick - che si stia demolendo la Costituzione un pezzo dopo l’altro. Perché il decreto sicurezza bis disattende clamorosamente il rapporto con l’articolo 10 della Costituzione.
Le convenzioni internazionali dicono che i migranti hanno diritto di asilo nel caso di fuga da guerra e persecuzione. La nostra Costituzione prevede il diritto di asilo anche se nel Paese di provenienza non vedono rispettate le libertà democratiche. L'obbligo di salvataggio in mare è un principio fondamentale di solidarietà delle Convenzioni internazionali, del nostro sistema costituzionale e penale. Per di più la Costituzione è stata scritta in un periodo nel quale l’Italia era ancora un Paese di emigranti e sapeva bene cosa voleva dire dover fuggire a tutto ciò che impedisce l’esercizio delle proprie libertà, compreso il diritto ad una vita migliore. Il secondo problema è che si continua a considerare la migrazione soltanto un problema di sicurezza pubblica. Inoltre mi pare inconcepibile e incomprensibile limitarsi a ragionamenti tecnici e acrobazie giuridiche per evitare la crisi di governo, omettendo di discutere il contenuto del provvedimento. Mi sembra giusto che il Presidente della Repubblica prenda una decisione di moral suasion, come ha già fatto la prima volta; anche se devo amaramente constatare che, se si ripete il bis, il primo ammonimento non ha funzionato. Il Presidente della Repubblica non ha il potere di bloccare una legge ma può soltanto ammonire e chiedere che venga riesaminata. In questo caso
perché vengono meno principi del diritto e dell’etica internazionale, del modo di convivere e il principio del salvataggio in mare.
La legge è strutturata in modo tale da sembrar fatta su misura - sia nelle condotte, sia nelle sanzioni - per impedire e scoraggiare il salvataggio in mare. E non cambia nulla il fatto che queste ultime siano state etichettate come sanzioni amministrative e non penali. Ieri si era parlato di una marcia indietro (o di una rivalsa) da Carola (Rackete) ad Oriana (Fallaci). Oggi si conclude con una lode e un ringraziamento alla Vergine Maria che benedice la chiusura dei porti.
Ringraziare la Vergine Maria perché darebbe una mano a trasformare il Mediterraneo in un cimitero che prenda il posto della spianata di Auschwitz è qualcosa di sconcertante.
La difficoltà e l’ostacolo posto alla solidarietà, che porta come conseguenza la possibilità di una sanzione penale – ha continuato -  è a mio avviso
inaccettabile sul piano costituzionale.
“Questa è una società - ha concluso -  nella quale, in un modo o nell'altro, ciascuno con il suo piccolo o grande sassolino ha contribuito a creare dei
 muri di incomunicabilità invece di cercare dei ponti di comunicazione.
Oppure ha strumentalizzato le paure delle persone. Questo è contrario allo spirito della Costituzione di solidarietà, integrazione, condivisione, compartecipazione. E ad una esigenza generale, di fronte ad una globalizzazione con le sue logiche spietate del profitto, che rischia di trasformarci non più in adoratori del vitello d’oro, come gli ebrei che andavano nella terra promessa, ma dell’algoritmo d’oro”.

Fonte: Il Cittadino
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