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Connessioni internazionali

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Connessioni internazionali

Forse la crisi internazionale sulla Siria non sarà il fattore determinante nel faticoso processo per la nascita di un nuovo governo in Italia. Ma è anche vero che la sua irruzione sulla scena politica nazionale ha messo in luce due snodi problematici cruciali. Il primo, più interno ai rapporti tra le forze politiche, riguarda il posizionamento dei diversi soggetti rispetto all'azione militare di Usa, Gb e Francia. La Lega si è ritrovata isolata nel condannare esplicitamente e totalmente l'intervento. Gli altri due partiti che, sia pure con storie e modalità diverse, hanno pubblicamente rapporti ravvicinati con Putin – il M5S e Forza Italia – si sono attestati su posizioni sostanzialmente non dissimili da quella del governo Gentiloni. Al primo banco di prova concreto in politica estera, insomma, la potenziale maggioranza centrodestra-M5S si è rivelata vistosamente divisa, anche più di quanto i punti di partenza dei singoli partiti avrebbero autorizzato a immaginare, dati i comuni buoni rapporti con il leader russo. E questa divisione non è un buon viatico nel percorso di formazione di un nuovo governo.
Il secondo snodo, naturalmente collegato al primo ma leggibile in una prospettiva più ampia, attiene a quella che si potrebbe definire l'illusione sovranista. Di fronte ai danni provocati da una globalizzazione selvaggia, che ha provocato una crescita delle disuguaglianze e delle insicurezze così drammatica da oscurare i benefici che pure sono implicati in quel processo, è scattato in molti Paesi, soprattutto negli Usa e in Europa, un riflesso difensivo. La tentazione di rinchiudersi nei propri confini, magari protetti da muri virtuali o materiali, come se questo potesse mettere al riparo dall'influenza nefasta delle dinamiche globali. Ma il fare da soli non porta da nessuna parte. Di più, è impossibile. Le connessioni internazionali non possono essere eluse, nel bene come nel male. Si può infatti pensare tutto il bene o tutto il male possibile dei raid sulla Siria, ma sta di fatto che proprio l'idolo dei “sovranisti”, il presidente americano Trump, dopo aver sventolato in campagna elettorale la bandiera del non interventismo perché gli Usa dovevano pensare agli americani e non al resto del mondo, si è ritrovato a comportarsi come i suoi predecessori.
Ecco perché la crisi sulla Siria, sperando innanzitutto che la comunità internazionale ritrovi la strada della diplomazia e del dialogo per riportare in quella terra martoriata un po' di umanità, dovrebbe almeno indurre nel dibattito politico di casa nostra un sussulto di responsabilità e di realismo. A giugno è in programma un Consiglio europeo che sarà decisivo per il futuro della Ue e anche nostro, ma qui non ne parla ancora nessuno, come se non ci riguardasse. Siamo fermi agli slogan della campagna elettorale. E certe volte sembra che le imminenti elezioni in Molise e in Friuli-Venezia Giulia siano diventati i tempi supplementari del 4 marzo.

Fonte: Sir
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