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A quando un’Europa che sia casa comune per tutti i suoi Paesi?

Manca ancora un accordo sul tetto al prezzo del gas

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha deciso di creare un maxi fondo da 200 miliardi di euro, senza alcun preventivo accordo con gli altri partner europei, per sostenere i costi che le famiglie e le imprese tedesche dovranno affrontare per gli oneri delle materie energetiche.
L'esecutivo tedesco aveva fissato questa data per il "gasumlage" e cioè il "prelievo sul gas" che avrebbe scaricato sulle aziende e i consumatori tutti gli extra costi legati alla fornitura del gas. Il timore che il paese potesse sprofondare in una gravissima crisi economica nel 2023 con l'inflazione che supererà il 10% ha portato la Germania a decidere di agire rapidamente anche se in netto contrasto con gli altri partner.

L'ultimo vertice dei ministri dell'energia non ha raggiunto alcun risultato e rinviato, ancora una volta, ogni decisione al prossimo incontro a Praga. E’ chiaro che non sarà possibile trovare un'intesa per un percorso comune dopo che il paese più forte dell'area Euro ha creato il suo Fondo di Perequazione economica per finanziare la riduzione domestica delle bollette elettriche e del gas fissando un tetto al prezzo dell'energia. L'irritazione dei partner Ue si scontra con la legge del più forte che ancora una volta ha confermato che la strada da percorrere perché Bruxelles possa diventare una casa comune per tutti è ancora lunghissima ed i rischi lungo il percorso sono altissimi.

Lo spread, il differenziale di rendimento tra il Btp a dieci anni ed il Bund tedesco, è tornato a salire fino a 250 punti base, con un incremento di oltre 150 punti rispetto al mese di settembre di un anno fa, creando un grande problema per chiunque voglia chiedere un prestito in Italia rispetto alla Germania e per l'enorme fardello che lo Stato dovrà affrontare per l'aumento del costo degli interessi passivi al servizio del nostro immenso debito pubblico. Le parole della presidente della Bce Christine Lagarde che ha prospettato un 2023 "difficile" hanno creato nuove tensioni sui mercati nel momento in cui ha ricordato che lo "scudo anti spread", approvato a luglio, "non è inteso per un paese specifico nè è chiamato a coprire gli errori dei governi" e che per poterne beneficiare è necessario che vengano rispettate quattro condizioni ossia "il rispetto del quadro fiscale dell'Ue, l'assenza di gravi disequilibri economici, la sostenibilità fiscale e politiche macroeconomiche solide e sostenibili".
L'Istat ha certificato un aumento dell'inflazione dell'8,9% nel mese di settembre rispetto all'8,4% di agosto ad un livello che non si vedeva dal 1985, mentre considerando il cosiddetto "carrello della spesa" l'aumento raggiunge l'11,1% ,come non accadeva dal 1983, e ha confermato che "la nuova accelerazione dell'inflazione arriva soprattutto dai beni alimentari, sia lavorati che non lavorati". L'Istituto di ricerca conferma anche un aumento del 16,7% per i prezzi dei vegetali freschi mentre l'ultimo Rapporto Coop indica che il 25% degli italiani è stato costretto a rinunciare ai prodotti "gourmet" che prima incidevano sulla spesa totale per oltre il 33%. Nel mese di agosto sono stati persi altri 117mila posti di lavori, 95.000 dei quali a tempo indeterminato, ed è cresciuto ancora una volta il numero degli "inattivi”, più 91mila unità rispetto a luglio.
Il nuovo esecutivo deve trovare la forza, sostenuto da tutto il Parlamento, di pretendere che l'Europa decida di essere una casa comune per tutti i suoi partner e trovare una soluzione al problema dei paesi afflitti da un debito pubblico molto più alto di altri: non può essere una soluzione il dover subire le decisioni dei più forti che di fatto privilegiano i loro interessi interni, aggirando e interpretando in loro favore le leggi ed i trattati, a discapito dei paesi più deboli che viceversa devono rispettare scrupolosamente quelle stesse regole non avendo la forza di far valere i loro diritti.

Fonte: Il Cittadino
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