Genova e Liguria
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L'Assessore Piciocchi al Corso di Formazione Politica della Diocesi: "A servizio della città"

L'Assessore al Bilancio del Comune ha tenuto una lezione sulla vocazione politica

L'Assessore Piciocchi al Corso di Formazione Politica della Diocesi: "A servizio della città"

Che una persona impegnata come l'Avvocato Pietro Piciocchi, classe ‘77, padre di sei figli dai quattro ai sedici anni, titolare di uno studio professionale avviatissimo, Professore a contratto di Diritto Pubblico in Bocconi e Assessore al bilancio e patrimonio del Comune di Genova con un gran numero di onerose deleghe - eletto nella lista civica Vince Genova a sostegno del Sindaco Bucci - decida di donare un sabato mattina per raccontare la sua esperienza a un gruppo ristretto di persone é un fatto peculiare, che poi arrivi all’appuntamento puntualissimo e con un grande entusiasmo é un evento degno di nota.

Si possono dire molte cose dalla coinvolgente chiacchierata a cuore aperto che ha sorpreso gli alunni del corso di Formazione Politica della Diocesi di Genova riunitisi in Seminario il 6 aprile scorso, ma ciò che più ha colpito é stata la prossemica in totale armonia con la portata del contenuto del suo messaggio, poiché l’Assessore per un’ora e mezza ha travolto gli astanti con un flusso energetico pazzesco senza soluzione di continuità.

L'impressione é quella che viva la Politica come vocazione, con grandissimo senso di responsabilità.

L’Assessore Piciocchi rappresenta molto bene quello che dovrebbe fare un politico, ovvero agisce col cuore, ma passando tutto al setaccio dell’esperienza dell’uomo che conosce Legge e la Morale. C’é da dire che dal 14 agosto 2018 il suo mandato é stato reso particolarmente difficile a causa del crollo del ponte Morandi, poiché ha dovuto occuparsi di gestire e assegnare gli alloggi agli sfollati di via Porro, con tutto ciò che consegue dopo un disastro che ha portato macerie, morte e desolazione nelle vite di tantissime persone, anche di riflesso.

Lui però non si é mai scoraggiato in questi mesi difficili, ha creato legami forti con gli sfollati; é noto che spesso andasse a consumare i suoi pasti nel tendone adibito a mensa tra i volontari e i cittadini rimasti senza tetto dopo il disastro.

Ha iniziato la sua lectio citando Max Weber, considerato uno dei padri fondatori dello studio moderno della sociologia e della pubblica amministrazione, teorizzatore dei tre cardini su cui si debba fondare la politica: passione, lungimiranza e senso di responsabilità; ha proseguito citando San Tommaso Moro, dichiarato patrono dei governanti e dei politici cattolici nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II: “L'uomo non si può separare da Dio, né la Politica dalla morale” e tutto ciò può andare a braccetto con un discreto senso dell’umorismo, poiché aiuta a non prendersi mai troppo sul serio, a darsi troppe arie, cercando la santità nell’azione quotidiana della professione.

Ha poi ricordato come sia dovere di un cattolico fare Politica citando il discorso del Santo Padre Francesco nella sua ultima visita a Bari e quanto essa a livello locale o più ampio sia una delle più alte forme di carità poiché cerca il bene comune, ripercorrendo un ragionamento di Paolo VI, per poi richiamare la memoria di De Gasperi e pure di Shumann che ha causa di beatificazione in corso ed era convinto che si potesse diventare santo proprio facendo politica.

Insomma richiamando il senso “martiriale” dell’incarico che ricopre ha testimoniato quanto sia importante agire con coerenza, abnegazione e impegno la grande responsabilità che soprattutto un cattolico deve sempre avere presente.

Degno di nota un passaggio di Mons. Romero del 6 agosto 1978 che ha letto: “La politica non é la mera arte di amministrare il potere, le risorse o le crisi. La politica non é mera ricerca di efficacia, strategia o azione organizzata. La politica é vocazione di servizio, diaconia laicale che promuove l’amicizia sociale per generare il bene comune. Solo in questo modo la politica contribuisce a far sì che il popolo diventi protagonista della sua storia, e così si evita che le cosiddette ‘classi dirigenti’ credano di essere loro a poter risolvere tutto. É il famoso concetto liberale esasperato: tutto per il popolo, ma niente con il popolo. Fare politica non si può ridurre a tecniche e risorse umane e capacità di dialogo e persuasione; tutto ciò da solo non serve. Il politico sta in mezzo al suo popolo collabora con questo mezzo o altri affinché il popolo che é sovrano sia il protagonista della sua storia”.

Fonte: Il Cittadino
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