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Vangeli della Quaresima nell’arte - I e II domenica di Quaresima

Il racconto del digiuno e della trasfigurazione 

Vangeli della Quaresima nell’arte - I e II domenica di Quaresima

Tra le pratiche ascetiche della Quaresima vi è il digiuno, e non a caso il vangelo della prima domenica di questo tempo ricorda il digiuno di Cristo dopo il Suo battesimo. “In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"».
Il racconto delle tentazioni di Gesù avviene circa quaranta giorni dopo il Battesimo di Gesù ed è contenuto nei tre Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca). Il contrasto fra la debolezza della carne e la forza dello spirito è un tema ricorrente nel Vangelo: in questo caso, il drammatico dualismo fra il Bene e il Male riguarda direttamente Gesù.
Per cogliere nelle opere d’arte il riferimento alla triplice tentazione di Gesù bisogna fare attenzione ai dettagli: per esempio, il piede biforcuto del personaggio con cui si intrattiene Gesù, che dal XV secolo in avanti tende a perdere le caratteristiche di mostruosità dei secoli precedenti. Si possono identificare momenti diversi. Prima di tutto, il digiuno e la solitudine di Gesù nel deserto, in compagnia solo degli animali. Poi nell’ordine, le tre tentazioni proposte dal demonio. La prima (e anche la più raffigurata) è quella di tramutare i sassi in pagnotte per vincere la fame accumulata in quaranta giorni di digiuno. La seconda quella di buttarsi dalla guglia del Tempio e chiamare gli angeli in soccorso. Nella terza, il diavolo offre a Gesù le ricchezze della terra in cambio di un atto di adorazione. A quel punto Gesù caccia via Satana, e poco dopo viene confortato dagli angeli.

Il dipinto di Moretto da Brescia rappresenta un momento che difficilmente trova immagini che lo illustrino. Vi è infatti raffigurato “Cristo nel deserto” (1540): Gesù è solo, in atteggiamento meditativo con la classica posizione che lo vede con la mano sulla guancia. Lo circondano gli animali, tra questi il cervo, che riassume in sé numerosi significati legati alla situazione di Cristo: secondo i Salmi, l’anima cerca Dio come i cervi la fonte. Inoltre nei bestiari medioevali si ritiene che il cervo abbia la facoltà di resistere al veleno dei serpenti, bevendo molta acqua di sorgente: così i cristiani possono resistere alla insidie del peccato ricorrendo a Cristo.

Il dipinto di Juan de Flandes, - “Tentazione di Cristo” (1496-1499) - rappresenta la prima tentazione che ascoltiamo nel Vangelo, quella in cui il diavolo mostra a Gesù affamato un sasso, proponendogli di trasformarlo in pagnotta. Il demonio è vestito con una sorta di saio monastico, ma lo si può riconoscere per la barba a punta e le piccole corna sul capo.
Nella predella della “Maestà” (1308-1311) di Duccio da Buoninsegna invece viene rappresentato Gesù nell’atto di allontanare Satana, il quale non prende sembianze umane, ma in questo caso viene mostrato nella sua essenza ultraterrena, attraverso le ali e le sue caratteristiche di angelo ribelle.

Per antica tradizione, già nelle seconda domenica di Quaresima la Chiesa sposta l’attenzione dei fedeli verso la Pasqua, proclamando il Vangelo della Trasfigurazione del Salvatore. L’evento quest’anno è raccontato nel Vangelo di Matteo (Mt 17, 1-9). La Trasfigurazione segna il punto culminante della vita pubblica di Gesù. Accompagnato da Pietro, Giovanni e Giacomo (gli stessi Apostoli che cadranno nel sonno al momento della cattura di Cristo), Gesù sale su un monte e cambia aspetto: il volto splende come il sole, mentre la veste appare bianca come la neve. Compaiono Mosè ed Elia, e s’intrattengono con Gesù. Pietro allora esclama «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Ma in quel momento una nuvola avvolge tutti, e dal cielo risuona la stessa frase già udita al momento del Battesimo: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». Gli Apostoli cadono a terra per lo spavento.
Troviamo un’eccellente rappresentazione di questo momento che ci riporta alla Pasqua e alla vera “manifestazione” di Cristo nella “Trasfigurazione” dipinta da Raffaello Sanzio nel 1520 ca. (Pinacoteca Vaticana). Qui il grande artista rappresenta nella parte alta Cristo in atto di trasfigurarsi tra Mosè, posto sulla sua sinistra, mentre si libra in aria reggendo le tavole della Legge e sulla destra Elia che tiene in mano i libri delle profezie.
Al di sotto, sulla vetta all’“alto monte” riconosciuto dalla tradizione come il monte Tabor ci sono i tre Apostoli: Giacomo, Pietro e Giovanni. Pietro è l’unico a guardare la scena e negli Atti degli Apostoli (scritti da Luca) è appunto Pietro a descriverla in prima persona ai fedeli. Nella parte inferiore del dipinto, Raffaello inserisce il gruppo dei nove Apostoli mentre cerca di guarire il ragazzo ossesso, proprio l’episodio che nei Vangeli segue quello della Trasfigurazione; la guarigione verrà compiuta da Gesù.

Fonte: Il Cittadino
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