Comunità diocesana
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Vivere la Quaresima

Tempo liturgico che offre l’occasione per riflettere e rafforzare il rapporto con Dio

Vivere la Quaresima

C’è una bellezza intrinseca nel vedere due persone che si amano: la vita è abbastanza difficile con i suoi carichi e l’opportunità di poter condividere il peso è uno dei doni più grandi che il Signore ci ha dato a partire da quel “non è bene che l’uomo sia solo” (Gen 2, 18) per cui l’umanità è stata creata in forma di due elementi complementari. Nel disegno di Dio c’è la comunione delle creature insieme al loro creatore, ma la disubbidienza sotto l’albero piantato in Eden ha portato come prima conseguenza la grande difficoltà a vivere questa unione. Capita spesso di ascoltare innamorati, fidanzati, coppie, che vivono un momento di difficoltà: facilmente sono legate all’aver scoperto qualcosa di sé o dell’altro che sembra impedire la continuazione del rapporto e quando la misura è colma emerge necessità di affrontarle. Nelle coppie si usa sovente l’espressione “pausa di riflessione” come strumento per cercare in autonomia le cause e la soluzione dei problemi: è un’affermazione infelice perché aumenta dubbi e insicurezze, e pone anche l’accento sul fatto che, forse, fino a quel momento nella relazione si sia vissuti senza mettere i sentimenti al vaglio della ragione.

Nella relazione tra l’uomo e il Signore è auspicabile che il primo si accorga delle difficoltà (certamente il Signore se ne è già accorto, ma non è Lui la causa!), ma c’è da sperare che il metodo per affrontarle non sia quello della pausa di riflessione.

Il tempo di Quaresima non è il momento esclusivo dell’anno liturgico in cui l’uomo pensa alla sua relazione con Dio, a come la sta portando avanti. Se così fosse bisognerebbe che si chiedesse innanzitutto come la vive nel resto del tempo, ma questo vale anche per il cristiano che si ricorda di esserlo solo alla Domenica, o solo a Natale o peggio ancora alla Domenica delle Palme.

La Quaresima non è prendere una pausa dalla relazione con Dio, ma l’occasione proposta dalla sapienza millenaria della Chiesa di trovare un po’ più di spazio nella nostra riflessione quotidiana (che deve esserci comunque) per riprendere i doni che il Signore mi ha fatto e come io mi sono comportato di conseguenza. L’itinerario proposto nelle cinque settimane di questo tempo permettono di scoprire la nostra umanità (I domenica: dalla creazione, il progetto originario di Dio, alle tentazioni a Gesù, la risposta di Dio al maligno che si oppone al suo disegno), scoprire la promessa di Dio (II domenica: la nuova terra per Abramo e la trasfigurazione, anticipo della risurrezione dove il Signore ci vuole portare), scoprire che il Signore non ci abbandona nelle nostre necessità (III domenica: l’acqua nel cammino dell’Esodo, l’acqua che Gesù propone alla Samaritana affinchè non patisca più la sete), scoprire che il Signore guarda con i suoi occhi (IV domenica: la scelta del re Davide, la guarigione del cieco nato), scoprire che il Signore ci tira fuori dalle nostre tombe (V domenica: la risurrezione della carne in Ezechiele, la risurrezione di Lazzaro).

Ognuno può affrontare questo periodo come meglio crede, ma bisogna partire col piede giusto: la retta intenzione che il rapporto con Dio non è come con qualsiasi altra persona (anche se Lui ha fatto di tutto per accorciare le distanze e renderci più facile abbracciarLo), la consapevolezza che questo percorso non lo si fa da soli, ma insieme a Lui e insieme ai fratelli.

Quaranta giorni sembrano molti e possono apparire come un tempo dedicato al pentimento, allo sguardo chino sulle nostre umane imperfezioni: il Signore, che è la parte stabile del rapporto d’Amore ci chiede di guardarLo negli occhi, parlargli dei problemi, piangere per la sofferenza, e di sorridere per la soluzione che Lui propone. E sarà Pasqua di Resurrezione in men che non si dica.

Fonte: Il Cittadino
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