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Verso il Giorno della Memoria: la storia del genovese don Andrea Campi

Detenuto nel campo di concentramento di Dachau, che fu il calvario di tanti sacerdoti

Verso il Giorno della Memoria: la storia del genovese don Andrea Campi

La ricorrenza del 27 gennaio che ricorda il giorno della liberazione, nel 1945, del lager di Auschwitz con l’arrivo delle truppe sovietiche, non va dimenticata.

In quel giorno trovarono la libertà i superstiti – pochissimi! - dell’olocausto ebraico e quanti si opposero al regime nazifascista che decine di milioni di lutti provocò con la seconda guerra mondiale.

La data della liberazione del campo di Auschwitz racchiude in sé anche la liberazione dei prigionieri di tanti altri campi di concentramento e tra questi il lager di Dachau.

Ricordiamo questo nome perché fu il calvario e il cimitero dei sacerdoti internati che in diversi modi si opposero ai regimi dittatoriali di allora in Europa.

A Dachau furono rinchiusi 2796 preti: 1808 polacchi, 333 tedeschi, 169 francesi, 159 cecoslovacchi, 101 austriaci, 64 olandesi, 46 belgi, 43 lituani, 29 italiani, 17 jugoslavi e altri dal Lussemburgo, Romania, Grecia, Inghilterra, Norvegia, Albania, Svizzera, Spagna, Ungheria, Danimarca. Con loro furono internati 141 tra pastori protestanti e preti ortodossi. 1.034 morirono in quel campo. Altri 183 religiosi italiani furono internati in altri Lager tra i quali, i genovesi Don Nicola Richini (Flossenburg) e don Andrea Gaggero (Mauthausen). Attraverso canali diplomatici la Santa Sede ottenne che i sacerdoti internati nei diversi lager fossero concentrati in quello di Dachau; tale richiesta fu esaudita solo in parte. Ne beneficiò il genovese Don Andrea Luigi Eugenio Campi, ivi trasferito da Mauthausen e del quale proponiamo un profilo, perché non cada nell’oblio. 

Andrea Luigi Eugenio Campi, figlio di Giovanni e Maria Moresco nacque a Genova l’8 agosto 1885; raggiunse i seguenti titoli di studio: Licenza ginnasiale, liceale, Magistero Normale, Diploma all’Insegnamento primario; fu ordinato sacerdote a Genova il 23 dicembre 1916; nella sua vita ebbe i seguenti incarichi pastorali: SS. Annunziata di Sturla dal 07/09/1918 al 02/10/1919, Rettore di San Gerolamo di Quarto dal 21/01/1924 all’ 08/12/1924, Cappellano Casa di Salute dal 01/01/1925 all’ottobre 1941, Cappellano Istituto Santa Caterina dal 01/12/1941 al novembre 1942, Cappellano Santa Zita dal dicembre 1942 al 1944, Cappellano del Cimiteri di Staglieno dal 01/11/1951 al 1959.

Nella sua vita fece parte delle seguenti forme associative ecclesiali: Adoratori del SS. Sacramento – Roma 1918; Maria regina dei Cuori e Mercedari – Anime Vittime dei SS. Cuori di Gesù e Maria Roma 1918 – Terz’Ordine Francescano 1907; Domenicano 1948. Oblati S. Patris Benedeti Dachau 1945. Operaio Evangelico dei Franzoniani. Congregazione fra Sacerdoti Sec. dei SS. Pietro e Paolo in Genova dal 20 febbraio 1935.

Il 25 maggio 1916 fu chiamato al servizio militare come Tenente Mitragliere Fiat del 65° Reggimento Fanteria – decorato con due Croci di Guerra – nel 1943 Cappellano Capo, Capitano della I Legione della Polizia Portuaria.

Il 19 ottobre 1944, dopo qualche tempo trascorso nel lager di Bolzano, dove incontrò don Nicola Richini, fu deportato a Mauthausen dove giunse il 21 novembre del 1944, con il numero di matricola 110217 e trasferito a Dachau il 1° dicembre del 1944 con il numero di matricola 134358. Il 29 aprile 1945 ritrovò la libertà e tornò “per vero miracolo in Patria”.

Della sua drammatica prigionia riportiamo la testimonianza da lui rilasciata a Genova l’11 luglio del 1945 e gentilmente concessaci dall’ Archivio dell’Istituto Storico della Resistenza in Liguria.

“La sera del 19 ottobre 1944, verso le ore 21, due marescialli delle SS suonarono al mio uscio di casa, ed avendo io indugiato ad aprire a motivo della catenella, mi sentii un colpo al viso, abbagliato da una luce rossa sprigionatasi da una lampada elettrica; la porta si spalancò e un forte pugno mi rompeva la protesi della dentatura della mascella sinistra.

Dopo la minaccia ‘perché avete  resistito alla polizia tedesca?’ io e mia sorella fummo a forza rapiti e portati in automobile dai suddetti marescialli nella famigerata Casa dello Studente dove ebbi a subire torture terribili e di ogni genere (che omettiamo di descrivere n.d.r.) e poi inviato al cellulare di Marassi  e di là al campo di concentramento di Mauthausen dove fui adibito ai lavori forzati nelle cave di granito per 12 ore al giorno sotto i criminali tedeschi, inumani, che sfogavano l’odio con vergate a dorso nudo con spietata ferocia, e finalmente in quello di Dachau da cui venni liberato dagli americani il 29 aprile 1945 e riportato dai medesimi in patria il 31 maggio 1945.

Prima della deportazione a Mauthausen mi avevano fatto firmare a viva forza i capi d’accusa: aver mancato di rispetto ad una autorità tedesca; aver intralciato ed impedito opere e azioni nazifasciste per cui fui vigilato e pedinato per più mesi e finalmente catturato in casa mia assieme a mia sorella, tradotto nella famigerata Casa dello Studente; aver favorito e consigliato (ed è vero!) giovani ex miei allievi a fuggire sui monti e non presentarsi al servizio militare di allora; aver detto: ‘la storia non ha mai registrato sanguinari più infami di Hitler e Mussolini; essere io cospiratore e spia al servizio del Cardinale di Genova”.

Don Andrea Campi, segnato dalla drammatica esperienza della deportazione, ritornato a Genova, riprese la sua attività sacerdotale con gli incarichi sopra segnalati. Morì a Nervi all’età di 78 anni. I suoi funerali furono celebrati nella chiesa di S. Maria Assunta.

Fonte: Il Cittadino
Verso il Giorno della Memoria: la storia del genovese don Andrea Campi
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