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Rinascere dall’Alto: ripresa delle attività con la lettera dell'Arcivescovo alla Chiesa genovese

Un nuovo anno pastorale senza “preoccupazioni per l’immagine, mondanità spirituale, competizione, rigidità nelle proprie opinioni, protagonismo, fini non evangelici”

Rinascere dall’Alto: ripresa delle attività con la lettera dell'Arcivescovo alla Chiesa genovese

Riprendiamo il cammino dopo la pausa agostana e ripartiamo richiamando su questo numero il contenuto della Lettera che Mons. Marco Tasca ha inviato alla Chiesa che è in Genova in vista del nuovo anno pastorale.
La lettera porta il titolo “Rinascere dall’Alto” ed è stata pubblicata integralmente in prima pagina sul numero del 2 agosto de Il Cittadino.
È la prima Lettera di Mons. Tasca come Arcivescovo di Genova ed indica contenuto e stile per il cammino da percorrere in questo nuovo tratto di strada: “Cammineremo insieme, prendendoci cura gli uni degli altri, manifestando con la vita prima ancora che con le parole il nostro essere comunità di fratelli e sorelle in Cristo”.
La Lettera indica innanzitutto cosa vuol dire rinascere dall’Alto: “non è la ricerca assoluta di perfezione, ma disponibilità all’incontro che cambia l’esistenza, quella personale e quella ecclesiale”.
La comunità dei fratelli, di cui parla la Lettera, è la Chiesa che “esiste per celebrare, annunciare, servire e testimoniare l’iniziativa di Dio nel suo Figlio”. “Pertanto, siamo tutti chiamati – parrocchie, comunità religiose, aggregazioni – a rinnovare lo slancio missionario”.
L’anno pastorale che si va ad iniziare sarà un cammino da percorrere evitando “preoccupazioni per l’immagine, mondanità spirituale, competizione, rigidità nelle proprie opinioni, protagonismo, fini non evangelici”.
“La salvezza non è opera delle nostre iniziative, ma avviene attraverso l’incontro con Cristo Risorto.
Soltanto Dio sarà il Centro della vita ecclesiale. “Vi chiedo di non fare cose nuove, ma di vivere il Centro dell’esperienza cristiana”.
L’ Arcivescovo richiama quindi l’attenzione alle azioni che fondano la vita ecclesiale e che saranno indispensabili per una buona vita cristiana: la liturgia, la testimonianza, il servizio e la comunione.
La liturgia
“Tutta l’azione sacramentale annuncia il mistero pasquale, mistero di morte e risurrezione, perdono del peccato e dono della vita, celebrazione del Risorto che rimane sempre con noi”. Occorre pertanto “vigilare affinché le nostre celebrazioni siano trasparenza del mistero e della fede, escludendo quelle iniziative che, anziché annunciare il Protagonista, richiamano l’attenzione sul ministro o sull’assemblea”.
La testimonianza
L’azione trinitaria di Dio è il “sostegno e l’anima della predicazione, della catechesi, dell’insegnamento. La testimonianza prosegue, poi, con la presenza cristiana nei vari ambienti di vita dove si trova l’uomo ‒ la casa, la scuola, l’università, i luoghi di lavoro, gli spazi del tempo libero, il mondo della salute”.
“Soprattutto la parrocchia - afferma Mons. Tasca - è chiamata a trovare nuove modalità di vicinanza e di prossimità e a trasformare strutture, appuntamenti, orari secondo la logica della missione”.
Il servizio
Il servizio “rende presente Cristo, che sta in mezzo a noi come colui che serve. Il servizio nella carità ha la sua origine nel dono che il Figlio fa di sé stesso, ora e nell’eternità, quando farà sedere a tavola i suoi e passerà a servirli. La carità cristiana ha un suo volto proprio che deve essere riconoscibile: non riduce la persona a bisogni e non afferma sé stessa attraverso le organizzazioni umane”.
La comunione
Liturgia, testimonianza, servizio sono come arricchite dalla comunione che genera la Chiesa e la fa crescere.
“Rinnovo le mie prime parole: chiedo a Dio – e vi invito a chiedere con me e per me – che la mia missione tra voi sia caratterizzata dalla costante ricerca della comunione, del dialogo, della relazione fraterna”.
La pandemia
La lettera dell’Arcivescovo si conclude con una riflessione sul momento che il mondo sta vivendo a motivo della pandemia.
La pandemia “ha smascherato la nostra vulnerabilità, le nostre false sicurezze; ha sconvolto le nostre agende, i nostri programmi, le nostre priorità. Ma costituisce anche un’occasione, un invito, per tornare a Cristo ‒ al Centro ‒ e, di conseguenza, per costruire relazioni tanto più umane, quanto più vissute in comunione con Dio e con i fratelli”.

* Direttore Il Cittadino

Fonte: Il Cittadino
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