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Anziani, presenza e risorsa da tutelare

Le iniziative e i progetti della Comunità di S. Egidio - Intervista ad Andrea Chiappori

Anziani, presenza e risorsa da tutelare

Abbiamo posto alcune domande ad Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di S. Egidio in Liguria, in merito alle iniziative a favore degli anziani, categoria particolarmente colpita dalla pandemia da coronavirus.

Gli anziani sono stati tra i più colpiti dalla pandemia oltre che per la salute fisica anche per la solitudine, la lontananza dagli affetti che ha influito sul loro benessere generale. In che modo la Comunità ha cercato di dare loro assistenza?
Va detto innanzitutto che in questi ultimi anni abbiamo assistito a una rivoluzione demografica che non ha corrisposto ad un adeguamento della cultura e della mentalità delle persone sul problema degli anziani e del loro crescente aumento. La pandemia ha evidenziato queste carenze e sappiamo tutti quanto gli anziani siano stati colpiti da questa emergenza sanitaria.
Come Comunità S. Egidio di fronte a questa situazione abbiamo messo in moto tantissime iniziative anche grazie al fatto che già da molti anni seguiamo tanti anziani a Genova e in Italia. Abbiamo posto l’attenzione agli anziani soli che vivono in periferia e abbiamo cercato di rompere quell’isolamento che è stata la causa di tante tragedie e anche ha accresciuto l’isolamento e la malattia.
Ci sono stati degli interventi o dei progetti che hanno sfruttato la tecnologia e la digitalizzazione; in che modo gli anziani hanno reagito?
Ovviamente gli anziani hanno una certa difficoltà a usare i mezzi tecnologici moderni, però attraverso telefonate e videochiamate siamo riusciti a mantenere i contatti con gli anziani, anche all’interno degli istituti, che sono stati, come sappiamo, quelli più colpiti dalla pandemia. E’ un campo su cui si sta camminando e crescendo. Io credo che la tecnologia debba aiutare la diffusione e la crescita della telemedicina, che potrebbe essere un cambio di passo nell’assistenza agli anziani. In Italia come in Europa abbiamo la possibilità di sviluppare questo campo di azione delle cure, ma purtroppo siamo un po’ indietro. Speriamo che quello che accadrà dopo la pandemia sia un passaggio in cui mettere in campo tutte queste nuove opportunità.
Certamente in un anno in cui è cresciuto in modo esponenziale l’utilizzo dei mezzi tecnologici gli anziani possono essere vittime di una sorta di ‘divario digitale’; come avete cercato di aiutarli?
Il divario digitale è ovvio che ci sia, abbiamo provato a sopperire a questa situazione attraverso una presenza, naturalmente nel rispetto di tutto le normative anticovid, e fornito agli anziani alcuni strumenti che potessero aiutarli a comunicare e un po’ imparare ad usarli, ma e un campo come dicevo in cui ancora bisogna lavorare molto.
Il confronto generazionale è un arricchimento per gli anziani, ma anche per i giovani; quanto fa bene ad entrambi questa esperienza? Potrebbe raccontarci qualche testimonianza al riguardo raccolte tra anziani e giovani?
Noi abbiamo fortissime testimonianze al riguardo che vanno ben oltre il periodo della pandemia; sono molti anni, direi quasi 25, che mettiamo in comunicazione questi due mondi apparentemente lontani tra loro. Abbiamo attività in centro, in periferia e anche negli istituti per anziani, quando si poteva. Si stabiliscono contatti veramente straordinari, legami insospettabili che creano vicinanza. Faccio un esempio di un ragazzino non italiano che ha frequentato in un istituto una signora molto anziana, quasi 90 anni; in occasione di un viaggio con la scuola ha voluto tornare con un regalo per la sua ‘amica anziana’.
E’ davvero un legame magico quello che si crea tra generazioni lontane.
Quali sono i progetti che vorrete realizzare ora che si inizia a vedere un po’ di luce sulla pandemia, per gestire il post e accompagnare le persone anziane a ritrovare gradualmente la loro vita?
Speriamo di potenziare un progetto che va avanti da qualche anno, ‘Viva gli anziani’, un monitoraggio attivo sulla popolazione anziana ultraottantenne genovese molto forte, progetto diffuso in tutta Italia.
Mira al contrasto dell’isolamento sociale e una presenza costante presso il domicilio degli anziani per scongiurare il ricovero nelle strutture, che abbiamo visto essere stata la causa di tante vite perse durante la pandemia. Altro aspetto è il potenziamento della cura di telemedicina, nei quartieri di periferia, ma anche nelle case degli anziani. E’ cresciuta un interessante collaborazione con l’istituto italiano di tecnologia, stiamo facendo delle sperimentazioni che speriamo possano giungere presto a dare risultati concreti.

Fonte: Il Cittadino
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