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Aldo Gastaldi “Cristiano, partigiano, italiano” protagonista dell’incontro di Cattedrale Aperta

Intervista al nipote omonimo del Partigiano "Bisagno"

Aldo Gastaldi “Cristiano, partigiano, italiano” protagonista dell’incontro di Cattedrale Aperta

Mercoledì 29 gennaio è in programma il secondo incontro di Cattedrale Aperta che ha quale titolo:
“Aldo Gastaldi ‘Bisagno’. Cristiano - Partigiano - Italiano”.
Questo secondo incontro avrà uno svolgimento differente rispetto alla consueta impostazione: nel corso della serata verrà infatti proiettato il film documentario di Marco Gandolfo che ripercorre la vita di Aldo Gastaldi, genovese, primo partigiano d’Italia, sullo sfondo delle complesse vicende della Liberazione e della storia italiana dopo l’8 settembre 1943.
Al termine della proiezione, ci sarà un momento di dibattito sulla figura esemplare di Aldo Gastaldi che vedrà come relatori proprio Marco Gandolfo e Aldo Gastaldi, nipote omonimo del partigiano “Bisagno”.
In vista di questo appuntamento, che cade proprio a pochi giorni dall’avvio in Diocesi della causa di beatificazione di Aldo Gastaldi, abbiamo incontrato il nipote, al quale abbiamo posto alcune domande per meglio conoscere la figura di suo zio e le vicende legate alla sua storia.
Come descrive la figura di Aldo Gastaldi?
Per questioni anagrafiche non ho avuto ovviamente modo di conoscere personalmente Aldo. Ho ascoltato sin da bambino i racconti dei suoi uomini, e ho avuto modo di respirare un ricordo sempre vivo, qualcosa che in famiglia definirei una vera e propria presenza. Penso che il Prof. Lio Rubini (suo docente di materie umanistiche), descriva con eccezionale capacità di sintesi la sua personalità: “Egli era di una castità capace di essere tremenda. La sua energia era di un uomo fatto, virile e grave.
Ma lo sguardo, specchio del suo temperamento, conservava sempre uno scintillamento di giovinetto. Viveva raccolto in se stesso, in un ardore intrepido e tenace. Possedeva in sommo grado una virtù rara in Italia, l’onestà. Era onesto come un abete è dritto sulla vetta. Anche le sue ore di malinconia contenevano la potenza del credente”.
Dino Lunetti, suo cugino e suo uomo in montagna, lo ricorda come un uomo che ha amato tutti, un giusto.
Quando con Marco Gandolfo abbiamo raccolto le tante testimonianze di chi lo ha incontrato e gli fu vicino, abbiamo avuto modo di toccare con mano ciò che Aldo ha lasciato per una intera vita nel cuore di uomini che avevano in quel momento più di novant’anni. E’ stato commovente, lo ricordavano tutti come un padre. Aldo è morto all’età di 23 anni.

“Bisagno” seppe essere fedele a se stesso e ai suoi valori anche negli anni bui della guerra. In che modo Aldo Gastaldi parla oggi alle nuove generazioni?
Aldo seppe essere fedele a Cristo. La sua vita è un cammino che diventa speciale nelle piccole scelte di ogni giorno, dove la mano di Dio si fa presente, a poco a poco. È la risposta a questa presenza che sono convinto dia quel frutto, quella bellezza, quella libertà che noi respiriamo nel suo vissuto, in ciò che ci ha lasciato.
La sua fede fu semplice e genuina, fu la fede di un giovane, che sin dalla più tenera età aveva ascoltato e scelto Cristo, che lui stesso definì in una sua lettera alla famiglia “la sua unica Guida”. Aldo non era solito fare alcun proselitismo, anzi; è nel silenzio e nel nascondimento di un impegno quotidiano nelle diverse fasi del suo stato di vita, che è cresciuta il lui quella Presenza, che lo ha guidato sempre, anche nei momenti più duri, drammatici e bui, della sua breve esistenza terrena.
Io sono convinto Aldo parli oggi alle nuove generazioni con un linguaggio semplice che va dritto al cuore, così come dritto e alto puntava il suo sguardo. E’ il linguaggio chi di ha messo Dio al primo posto nella vita. E’ l’evidenza del frutto buono, non buono per suo merito, ma buono, perché buono è l’albero da cui è stato colto.
Oggi forse più di ieri, il mondo, come asseriva il Cardinale Giacomo Biffi, propone favole e miti che saziano ma rendono disperati. Purtroppo questo investe in particolar modo i giovani, vittime di tremendi inganni, che urlano, in nome di una falsa libertà. I giovani sono assaliti da questo dilagante e solo apparente amore per l’umanità, da chiacchere relative a libertà, amore ed uguaglianza, frutto di ideologie che alterano, cammuffano, e puntano colpevolmente ad escludere Dio dalle loro vite rendendole sterili e vuote. Lo sguardo alto e dolcemente irremovibile di Aldo sono convinto sia una chiave per il loro cuore, sazio e spesso purtroppo disperato.

Dalle lettere inviate alla famiglia negli anni della guerra emergono molti aspetti della personalità di Aldo Gastaldi. C’è qualche brano di queste missive che le sta particolarmente a cuore?
L’epistolario di Aldo è considerato da me a dalla mia famiglia un patrimonio di spiritualità e bellezza. In queste missive Aldo apre il cuore a chi di lui conosce tutto, sua madre in particolar modo.
Ricordo tra le tante lo stralcio di una lettera inviata a 19 anni alla famiglia, dalla caserma di Casale Monferrato, ove si trovava come soldato semplice: “Sono riuscito a comprendere che la mia vita non devo viverla solo per me, ma è come quella di un albero che per diversi anni ha strappato fatiche al giardiniere. Ora che è il momento del frutto, non è sua facoltà, ma suo dovere fruttare. Scusatemi se non l’ho compreso prima”. Questo passaggio è un pugno nello stomaco al velenoso modo di pensare che oggi dilaga: rimaniamo parcheggiati, fermi ad aspettare qualcosa dalla vita, che intanto passa e se ne va: Aldo si trova per la prima volta lontano da casa, intuisce l’importanza di fare bene il suo dovere, di fare al meglio quello che in quel momento è il compito che gli è stato affidato.

In che modo la famiglia Gastaldi porta avanti la memoria di “Bisagno”?
La mia famiglia custodisce la storia di Aldo non gelosamente, ma con doverosa prudenza e attenzione. “Bisagno” è infatti un elemento di forte contraddizione nella recente storiografia. La mia famiglia, mio padre in particolare, ha custodito con grande cura fino ad oggi questa storia e a Dio piacendo continueremo a farlo, facendone dono intatto a coloro che vorranno accoglierla, nella sua interezza e verità.

Come avete accolto la notizia dell’avvio della causa di Beatificazione?
Con grandissima gioia; la gioia di poter condividere una storia che fa bene, a tutti; un tesoro che non potevamo tenere per noi, per un solo fine: la gloria di Dio, il bene delle anime, della nostra città e del nostro Paese.

Allegato: Cattedrale_Aperta_Bisagno.pdf (673,82 kB)
Fonte: Il Cittadino
Aldo Gastaldi “Cristiano, partigiano, italiano” protagonista dell’incontro di Cattedrale Aperta
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