Chiesa e mondo
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Presepe, segno di fede

La visita del Papa a Greccio ricorda il valore di una tradizione

Presepe, segno di fede

In queste ultime settimane per le strade e nei negozi si vede un brulicare scintillante di luci e colori: anche se non si fosse consultato il calendario, e percependo il brusco crollo delle temperature, sarebbe evidente a chiunque che il Natale si sta avvicinando. I segni esteriori della preparazione a questo evento fanno percepire immediatamente che quello che celebreremo il 25 dicembre sarà un momento di gioia, fatto di scambi di auguri, di regali, di numerosi pranzi e cene abbondanti. E’ già da un po’ di anni che, però, dobbiamo porci la domanda “A quale natale ci stiamo preparando?”. Universalmente è riconosciuto che sia il Natale cristiano, il giorno che ricorda la nascita di Gesù, ma oltre alle questioni storiografiche sul giorno, mese e anno precisi di quell’evento, purtroppo non è neppure collettivamente accettato il significato di questa nascita. Strumentalizzando princìpi della sana laicità, molti sono arrivati a impoverire questa festa così importante della fede portandola ad essere una opportunità commerciale per vendere particolari prodotti, per poter usufruire di alcuni servizi, per potersi dare un’occasione per festeggiare insieme ad amici e parenti. Un po’ di anni fa una nota e divertente pubblicità ironizzava su un ragazzo che chiedeva ad una ragazza sconosciuta di chi fosse la festa alla quale si era imbucato, ignorando che fosse lei stessa la festeggiata e purtroppo è quello che vive una gran parte di persone oggigiorno, senza però la simpatica ironia dello spot. Forse il cristianesimo si è appropriato della celebrazione pagana del solstizio d’inverno, il “Sol invictus”, per portare la gente alla fede in Gesù facendolo riconoscere come il “sole invincibile”, la luce del mondo che disperde le tenebre, ma il contrappasso che sembra essersi verificato, non è però un ritorno alla fede pagana nelle divinità naturali, bensì la peggiore manifestazione della molteplicità degli ateismi.

Come spesso ricorda il nostro Arcivescovo quando manca Dio all’uomo rimane un vuoto incolmabile di senso che cerca di riempire con surrogati di felicità, ma niente come l’Eterno può soddisfare questo desiderio. Da dove ripartire per cambiare rotta? Catechesi, incontri, corsi, celebrazioni liturgiche? Tutte cose buone e necessarie, ma solo chi è realmente interessato desidererà approfondire e vivere queste proposte. Forse si può partire con un piccolo segno per dire che cos’è il vero Natale, quanto sia importante la nascita di Gesù, e quale catechesi migliore se non quella che viene dalla realizzazione del presepe? Proprio il 1 dicembre scorso, a Greccio dove S. Francesco d’Assisi realizzò il primo presepe della storia per concretizzare il suo amore verso il mistero dell’incarnazione, papa Francesco ha voluto donarci una sua lettera sulla bellezza di questa tradizione. Un testo profondo che mette su carta il ricchissimo il suo significato catechetico passando in rassegna gli elementi principali (la grotta, la sacra famiglia, il paesaggio, i pastori, i mendicanti) e citando, tra gli altri, anche il nostro Beato Jacopo da Varagine, arcivescovo di Genova, che diede un suo contributo alla diffusione del presepe. Il Santo Padre ci propone di realizzare questo segno concreto della nostra fede in tutti i posti possibili, case, luoghi di lavoro, scuole, ospedali, carceri, piazze: non è una risposta polemica ai tentativi ideologici che spesso vengono pubblicizzati per cui il presepe cristiano sembri essere un atto invadente e offensivo verso la laicità o la libertà di culto di altre fedi. Il presepe rappresenta bene anche l’accoglienza, tema di lavoro anche per molti non credenti, per il quale si usano spesso altre immagini anche poco decorose: nella delicatezza e nel calore della grotta di Betlemme si può riscoprire che il Signore ci accoglie e ci chiede di fare altrettanto con Lui e con i nostri fratelli, specie più poveri e deboli. Raccogliendo l’invito del Santo Padre sarà quindi molto bello vedere il moltiplicarsi delle “installazioni” dei presepi (recentemente e dopo molti anni di assenza ne è apparso uno in un noto ipermercato) con la loro straordinaria bellezza fatta di differenze e tecniche realizzative nell’unico profondo messaggio: Dio entra nella storia in punta di piedi e desidera essere accolto. C’è un ulteriore rappresentazione che in questi ultimi giorni è apparsa sulla rete: una meditazione in forma di film animato sul senso del Natale. Si può trovare facilmente digitando il titolo “Il Natale di Angela” e godendo della bellezza dell’anima di una bambina che, comprendendo sulla sua pelle il disagio della povertà e del freddo, decide di portare al caldo della sua casa, e quindi nella sua vita, il bambino Gesù. La provocazione è un po’ la stessa da oltre duemila anni: accogliendo il Signore, ci lasceremo scaldare il cuore dalla Sua presenza?

Fonte: Il Cittadino
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