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In Italia una rete di 178 empori solidali contro le povertà

Il primo emporio è nato a Genova nel 1997. Ad oggi sono state oltre 99.000 le famiglie e 325mila le persone che hanno usufruito del servizio

In Italia una rete di 178 empori solidali contro le povertà

Una rete di 178 “negozi” attivi in 19 regioni italiane e almeno 20 pronti ad aprire entro il 2019. Lo scorso anno sono state aiutate 105.000 persone e 30.000 famiglie. Dal 1997 ad oggi sono state oltre 99.000 le famiglie e 325mila le persone che hanno usufruito del servizio, di cui il 44% straniere. Il 27,4% (di cui un quinto neonati) ha meno di 15 anni. Si tratta degli empori solidali, spazi che assomigliano a supermercati dove le famiglie che vivono situazioni temporanee di povertà possono fare la spesa gratis, grazie ad una tessera a punti da scalare, elettronica o manuale. L’accesso agli empori avviene in base alla verifica delle condizioni di difficoltà, con colloqui individuali e presentazione della documentazione (soglia Isee e Irpef). La prima mappatura di questa forma avanzata di assistenza viene presentata oggi a Roma, ed è contenuta nel 1° rapporto di Caritas italiana e CSVnet, l’associazione dei centri di servizio per il volontariato.

Gli empori solidali sono cresciuti in maniera vertiginosa nell’ultimo triennio: il 57%  (102) ha aperto tra il 2016 e il 2018, una quota che sale al 72% se si considera anche l’anno precedente.
Il primo è nato nel 1997 a Genova, mentre è dal 2008, con le aperture degli empori Caritas a Roma, Prato e Pescara, che il modello ha cominciato ad affermarsi.
Nella quasi totalità dei casi sono gestiti da organizzazioni non profit, spesso in rete fra loro: per il 52% sono associazioni (in maggioranza di volontariato), per il 10% cooperative sociali, per il 35% enti ecclesiastici diocesani o parrocchie, per il 3% enti pubblici. Il ruolo di questi ultimi, quasi sempre Comuni (300 quelli coinvolti), è riconosciuto da quasi tutti gli empori. Le Caritas diocesane hanno un ruolo in 137 empori (in 65 casi come promotrici dirette); i Csv in 79 empori, con supporti al funzionamento.
Gli empori sono aperti per 1.860 ore alla settimana per un totale di oltre 100 mila ore all’anno. La maggioranza apre 2 o 3 giorni alla settimana (non consecutivi); privilegiati i giorni infrasettimanali, mentre 37 anche il sabato.
Sono più di 1.200 (soprattutto supermercati e piccola distribuzione alimentare) le imprese che collaborano direttamente con gli empori e mettono a disposizione i beni sugli scaffali, spesso derivanti da raccolte di beni negli esercizi privati da parte di organizzazioni non profit del territorio, in particolare il Banco Alimentare. Accanto agli alimenti non deteriorabili, già presenti nei “pacchi” distribuiti sul territorio, gli empori hanno la capacità di gestire alimenti freschi e ortofrutta (in 124 servizi), alimenti cotti (in 30) e surgelati. Ma anche prodotti per l’igiene e la cura della persona e della casa (in 146 empori), indumenti (in 50), fino ai prodotti farmaceutici, ai piccoli arredi e agli alimenti per gli animali. Molto presenti i prodotti per bambini e ragazzi: giocattoli (disponibili in 62 realtà), articoli per la scuola e prodotti di cancelleria (in 92) e soprattutto alimenti per neonati (in 150).
Sono stati 5.200 (32 in media) i volontari dichiarati nell’attività di questi anni e 3.700 (21) quelli attivi al momento della rilevazione. Si occupano dell’approvvigionamento, della distribuzione, dell’amministrazione, del coordinamento.
In un terzo degli empori sono presenti anche volontari stranieri, con una media di 4 per servizio.
Gli operatori retribuiti sono in totale 178 in 83 empori: 54 di questi ha solo personale part-time; le persone a tempo pieno sono 49 distribuite nei restanti 29 empori, mentre sono 44 i giovani in servizio civile.

Fonte: Il Cittadino
In Italia una rete di 178 empori solidali contro le povertà
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